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Confindustria: «L’Italia è in stagnazione, serve un cambio di passo»

27 marzo 2019 – Un 2019 a crescita a zero, ma poteva andare peggio. Secondo un nuovo rapporto pubblicato mercoledì dal Centro Studi di Confindustria, l’Italia evita la recessione solo grazie all’export, unico motore dell’economia.

«Rispetto alle previsioni formulate ad ottobre 2018 – è scritto nel documento – la crescita per quest’anno è rivista nettamente al ribasso: tre quarti da minore domanda interna, un quarto da quella estera».

«Il governo – mette in chiaro il rapporto – ha ipotecato i conti pubblici e non ci sono opzioni indolori». Il «bivio» di fronte a cui il governo si troverà costretto a scegliere prevede un «rincaro dell’Iva» o l’innalzamento del «deficit pubblico al 3,5%». Per annullare il primo e fare la correzione richiesta sui conti «servirebbero 32 miliardi di euro senza risorse per la crescita». Così appare «inevitabile un aumento delle tasse». «L’Italia – afferma il capoeconomista di Confindustria, Andrea Montanino – deve evitare di andare oltre il 3% nel rapporto deficit-Pil: sarebbe un segnale molto negativo per i mercati. Il fatto che lo spread non si è richiuso significa che continuiamo ad essere un paese sotto osservazione. Verremmo puniti dai mercati».

Altro che anno «bellissimo», come dichiarato lo scorso febbraio da un troppo ottimista Giuseppe Conte.

Secondo Confindustria, a pesare sulla revisione al ribasso pesa «una manovra di bilancio poco orientata alla crescita», «l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono» sui titoli pubblici italiani, «il progressivo crollo della fiducia delle imprese» rilevato «da marzo, dalle elezioni in poi». E gli investimenti privati sono per la prima volta in calo (-2,5%, escluse costruzioni) dopo 4 anni di risalita.

Per quanto riguarda le due misure cardine del governo gialloverde, ovvero il Reddito di cittadinanza e Quota 100, avranno un impatto sulla crescita molto limitato, mentre importante è stato il loro ruolo nel creare caos tra gli investitori internazionali e portare all’innalzamento dello spread, con serie conseguenze per i nostri conti pubblici. Il reddito di cittadinanza e Quota 100, sostiene viale dell’Astronomia, «daranno un contributo, seppure esiguo, alla crescita economica» ma, «queste due misure, realizzate a deficit, hanno contribuito al rialzo dei tassi sovrani e al calo della fiducia, con un impatto negativo sulla crescita».

«Nel 2019 – avverte il report – la domanda interna risulterà praticamente ferma e una recessione potrà essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale».

Secondo le stime di Confindustria, dopo un anno di stagnazione, il paese osserverà nel 2020 un «esiguo» miglioramento, con una crescita del Pil dello 0,4%.

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