L'ICONOCLASTA

Grecia – Tsipras, Merkel e Hollande, incontro a Riga: «Nessun accordo senza l’assenso del Fmi. Serve ancora molto lavoro». Ma Schaeuble non esclude più un default di Atene

22 maggio 2015 – Al termine delle due ore e un quarto di faccia a faccia tra il leder greco, la cancelliera tedesca e il presidente francese, a margine dell’incontro dei ministri delle Finanze Ue di Riga, nessuno sorride. C’è ancora molto lavoro da fare, ha spiegato Angela Merkel, per arrivare a un’intesa sull’impasse greca. La cancelliera ha poi sottolineato come nessun accordo sia possibile senza l’assenso del Fondo monetario internazionale, che ha una linea più dura e inflessibile sulle riforme (innanzitutto pensioni e lavoro) rispetto all’Ue. Il colloquio di ieri sera – ha spiegato al termine dell’incontro – «è stato molto amichevole, ma è chiaro che la Grecia deve lavorare con le tre istituzioni. Francia e Germania hanno offerto il loro aiuto ma l’accordo finale deve essere trovato con le tre istituzioni e su questo abbiamo ancora bisogno di un lavoro molto intenso». «Nei prossimi tempi – hanno assicurato i portavoce tedesco e francese – resteranno a stretto contatto diretto».

Il Fmi, da parte sua, non intende autorizzare nuovi aiuti senza un accordo «comprensivo» che renda più sostenibile il debito greco e, riporta il Financial Times, senza rassicurazioni da parte dell’Europa che Atene sia in grado di ripagare i propri debiti per i prossimi 12 mesi, una richiesta che potrebbe portare a un terzo programma di aiuti per la Grecia.

Non ostenta ottimismo il direttore del Fmi Christine Lagarde, secondo la quale la situazione resta difficile e i progressi sono pochi. «Atene può cambiare programma ma servono misure equivalenti», ha concesso. Ma il bailout della Grecia, ha precisato, «è una questione di rispetto degli impegni presi con la comunità internazionale» e, il Fondo «non è al servizio dell’ideologia politica bensì della stabilità finanziaria e dello sviluppo economico».

Nel primo pomeriggio, il premier ellenico ha incontrato anche il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.

Dopo quattro mesi di stallo, la Grecia è ancora senza un accordo con i creditori internazionali, indispensabile per sbloccare l’ultima tranche da 7,2 miliardi di euro del secondo piano di salvataggio.

Secondo i dati diffusi dal ministero delle Finanze ellenico, alla Grecia resterebbero in cassa meno di 800 milioni. Per capire la gravità della situazione, basti pensare che Atene spende ogni mese 1,6 miliardi di euro solo per pagare i salari della pubblica amministrazione e le pensioni. Per colmare tutte le esigenze di cassa, il governo Tsipras ha bisogno ogni mese di 2,8 miliardi di euro. Ci sono poi i soldi presi in prestito da rimborsare: a partire dalla prima tranche del 5 giugno, il governo Tsipras dovrà rimborsare 1,5 miliardi di euro al Fmi nel mese di giugno. Senza un accordo con i creditori internazionali, il default di Atene appare inevitabile.

Intanto scoppia un nuovo caso Varoufakis: l’esuberante ministro delle Finanze greco ha confidato al Financial Times di aver registrato la riunione dell’Eurogruppo di Riga nella quale, secondo diverse indiscrezioni di stampa, alcuni suoi colleghi europei l’avevano apostrofato come “giocatore d’azzardo”, “perditempo” e “dilettante”. «Non sono stato insultato», ha dichiarato, precisando di aver registrato la riunione ma di non poterne diffondere i contenuti per motivi di privacy. Subito è arrivato il severo altolà del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: «Gli incontri dell’Eurogruppo sono confidenziali. Confidiamo che ogni partecipante rispetti questa riservatezza». Poco più tardi Varoufakis ha quindi rilasciato un comunicato nel quale chiarisce che «il mio rispetto per la confidenzialità delle discussioni con i miei partner, con le controparti e con le istituzioni, è esemplare e penso che tutti l’abbiamo capito».

La crisi della Grecia, ha informato il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble, sarà «molto probabilmente al centro del G7 finanziario di Dresda», in programma da mercoledì 27 maggio a venerdì 29 maggio. Tuttavia, anche a Riga i ministri delle Finanze non hanno mancato di discutere informalmente di Atene.

Tsipras spera in un appoggio politico da parte di Angela Merkel e François Hollande che possa far avanzare più velocemente le trattative con i creditori internazionali di Atene. Angela Merkel è allo stesso tempo alle prese con l’ala dura del suo partito. Secondo alcune indiscrezioni – riportate da Bloomberg, che cita anonimi funzionari della CDU – la cancelliera sarebbe impegnata in trattative segrete per convincere i parlamentari dissidenti (si parla di un terzo del totale) a votare un nuovo piano di aiuti per la Grecia.

Un Grexit – sarebbe questa l’argomentazione principale della Merkel – rischierebbe di provocare una forte instabilità geopolitica nella regione e infliggerebbe un duro colpo all’unità e all’influenza dell’Europa, cosa che la cancelliera vuole evitare a tutti i costi.

I negoziatori ellenici hanno presentato al Brussels Group delle bozze sulle tre principali questioni che interessano i creditori: pensioni, lavoro e Iva. Secondo la Bloomberg, l’ex Troika avrebbe aperto a un compromesso sul salario minimo – che Tsipras vorrebbe aumentare – ma non mollano di un millimetro sulla riforma delle pensioni, considerate intoccabili dal premier greco, come promesso in campagna elettorale.

Secondo l’Economist, il primo ministro ellenico Alexis Tsipras deve rimproverare solo sé stesso per l’impasse in cui è bloccata la Grecia. «Nei suoi primi cento giorni», scrive la rivista finanziaria britannica, «il governo greco ha fallito miseramente».

Senza un accordo nei prossimi 10 o 15 giorni, Atene sostiene di non essere in grado di rimborsare la tranche da 300 milioni di euro che deve restituire al Fmi il 5 giugno (la prima rata degli 1,5 miliardi che la Grecia dovrà versare al Fondo nel corso del mese). La minaccia è stata lanciata dal portavoce parlamentare di Syriza, Nikos Filis, nel corso di un intervento all’emittente privata greca Ant1: «Non ci sono fondi», ha dichiarato. «I negoziati si stanno facendo sempre più tesi. Questo è il momento della verità», ha insistito Filis, ribadendo la necessità di una ristrutturazione del debito greco. Una questione su cui il Fmi si mostra più aperto rispetto alle istituzioni Ue, che di ristrutturazione del debito non vogliono nemmeno sentirne parlare. Al contrario, il Fondo è inflessibile sulle riforme che Atene deve mettere in campo, mentre l’Ue sarebbe più incline a un compromesso, più disposta a far finta di nulla anche di fronte a riforme poco convincenti.

Che la Grecia sia agli sgoccioli e non abbia i soldi per rimborsare il Fmi è ormai sotto gli occhi di tutti: la tranche precedente, quella del 12 maggio, è stata pagata utilizzando le riserve elleniche d’emergenza depositate presso lo stesso Fondo. «Vi assicuro che se ci dovessimo trovare di fronte a un dilemma tra pagare un creditore che si rifiuta di firmare un accordo con noi e un pensionato – ha dichiarato alla televisione greca il ministro del Lavoro Panos Skourletis – pagheremmo il pensionato». «Spero che saremo in grado di pagare entrambi», ha poi aggiunto.

Una situazione molto precaria, tanto che mercoledì il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha dichiarato di non poter escludere un default di Atene: «Ci penserei due volte prima di ripetere la stessa cosa nelle circostanze attuali», ha spiegato rispondendo a una domanda del Wall Street Journal e del quotidiano finanziario francese Les Echos, che gli chiedevano conto di una dichiarazione del 2012, quando assicurò che la Grecia non sarebbe fallita.

Intanto, la Bce di Mario Draghi ha aumentato di 200 milioni di euro la liquidità d’emergenza alle banche (Ela) rinviando l’eventuale stretta sull’haircut, lo “sconto” sul valore dei bond greci. Si è trattato dell’incremento minore dalla metà di febbraio, quando la Bce ha iniziato a finanziare indirettamente le banche elleniche dopo avere tolto la deroga che permetteva a queste di finanziarsi dando in garanzia titoli di Stato ellenici nonostante il loro rating “junk”.

Nei giorni scorsi, il quotidiano ellenico To Vima aveva riportato che le trattative tra Atene e i creditori erano vicine a un punto di svolta grazie a un’intesa proposta dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. In cambio di alcune riforme (in particolare, adeguamento dell’Iva e revisione delle pratiche di contrattazione collettiva), Bruxelles avrebbe acconsentito all’erogazione di nuova liquidità e ridotto il target stabilito sull’avanzo primario. L’indiscrezione era poi stata smentita su twitter dalla portavoce della Commissione Ue, Annika Breidthardt: «Non sono in grado di confermare. Non sono a conoscenza di una proposta del genere. Si lavora a un accordo onnicomprensivo».

«Ora bisogna procedere velocemente, bisogna accelerare, un’intesa deve essere raggiunta nelle prossime settimane. Credo sia fattibile». Così il commissario europeo agli Affari economici e monetario Pierre Moscovici. Ma sulla deadline evocata da Atene, il 5 giugno, Moscovici ha preferito non dare tempistiche precise, dicendo tuttavia di essere consapevole delle «tensioni» riguardanti la mancanza di liquidità nelle casse greche.

«Sarà la volontà politica a determinare cosa accadrà», ha spiegato, aggiungendo che ci sono stati più progressi nelle ultime tre settimane che negli ultimi mesi, nonostante resti il nodo lavoro e pensioni.

Luna De Bartolo

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