L'ICONOCLASTA

Crollano le borse, panico ad Atene. Merkel pronta a dialogare con Tsipras: «Se fallisce l’euro fallisce l’Europa. Bisogna trovare un compromesso». Juncker chiede ai greci di votare sì al referendum: «Non suicidatevi per paura di morire. Un no sarebbe un no all’Europa»

29 giugno 2015 – La Grecia non pagherà martedì gli 1,6 miliardi di euro che deve al Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Lo riferisce un funzionario del governo di Atene sentito dal Wall Street Journal.

Allo stesso tempo, Alexis Tsipras è tornato nuovamente a chiedere un’estensione dell’attuale piano di salvataggio, che scade martedì, fino a dopo il referendum convocato per domenica 5 luglio sul piano proposto dall’ex troika. Lo riferisce il Financial Times, che pubblica una copia della lettera inviata dal premier greco al suo omologo lussemburghese, Xavier Bettel, il cui paese detiene in questo momento la presidenza semestrale dell’Ue. Una proroga che l’Eurogruppo ha rifiutato di concedere sabato.

Angela Merkel è intervenuta lunedì nel corso di un incontro con i vertici del suo partito, la Cdu: «Tocca alla Grecia – ha spiegato ai suoi – fare la prima mossa per sbloccare la situazione». «Se fallisce l’euro fallisce l’Europa». E ancora: «L’Europa deve essere in grado di trovare un compromesso di fronte ad ogni sfida». Il portavoce della cancelliera tedesca, Steffen Seibert, ha dichiarato che Merkel sarebbe pronta a dialogare nuovamente con il premier ellenico. Inoltre, Seibert ha sottolineato come «la decisione di un referendum è una decisione che spetta solo a un governo, e noi ovviamente ne rispetteremo l’esito». «Se dopo il referendum il governo greco chiedesse di trattare – ha aggiunto Merkel – non rifiuteremo le trattative».

Meno conciliante il presidente Jean-Claude Juncker, che in conferenza stampa a Bruxelles si è detto «rattristato dallo spettacolo che si è dato in Ue, la buona volontà è evaporata, egoismi e giochi tattici o populisti hanno avuto la meglio dopo tutti gli sforzi fatti, mi sento tradito perché non si prendono in considerazione gli sforzi personali e degli altri». Tuttavia, ha detto Juncker, «la prospettiva è che l’Eurozona resti a 19 e che altri paesi si aggiungeranno». Poi l’appello al popolo greco perché voti sì al referendum accettando l’offerta dell’ex troika: «Non dovreste suicidarvi perché avete paura della morte». E ancora: «Votare no vorrebbe dire che la Grecia dice no all’Europa». La porta – ha dichiarato Juncker dopo aver accusato il governo greco di aver mentito ai cittadini – resta aperta, ma la Commissione non ha formulato nessuna nuova proposta.

Sulla questione referendum è intervenuto anche il premier italiano Matteo Renzi. «The point is: greek referendum won’t be a derby EU Commission vs Tsipras – ha scritto su twitter – but euro vs dracma. This is the choice» («Il punto è: il referendum greco non sarà un derby tra la Commissione europea e Tsipras, ma un derby dell’euro contro la dracma. Questa è la scelta»).

Intanto, la decisione del governo greco di chiudere le banche e la Borsa da lunedì e per una settimana e imporre controlli sui capitali scatena il panico ad Atene e in Europa. L’indice Stoxx 600, che contiene i principali titoli quotati nel Vecchio continente, ha ceduto il 2,69%, che equivale a 287 miliardi di euro bruciati in una seduta. Piazza Affari, con un calo del 4,99% dell’indice Ftse All share, ha perso da sola quasi 30 miliardi di capitalizzazione.

Le banche elleniche resteranno chiuse fino a lunedì 6 luglio (il giorno dopo il referendum), mentre per i bancomat c’è un limite ai prelievi fissato a max 60 euro al giorno tranne che per gli stranieri o per chi è in possesso di carte di credito estere. Esclusi dalle limitazioni anche i greci che ritireranno le pensioni. Stop alle contrattazioni di Borsa fino a martedì 7 luglio. Aumento dei controlli di polizia soprattutto nei pressi delle banche, per evitare disordini, e negli aeroporti, nel timore che qualcuno tenti di espatriare con valigette colme di contante.

La decisione greca, secondo il commissario Ue ai Servizi finanziari, Jonathan Hill, «è a un primo esame, giustificata. Nelle attuali circostanze, la stabilità del sistema finanziario e bancario in Grecia costituisce una questione di rilevante interesse e ordine pubblico, che sembrerebbe giustificare l’imposizione di restrizioni temporanee sui movimenti di capitale». «Mantenere la stabilità finanziaria – ha commentato Hill – è la sfida principale e immediata per il Paese». Tuttavia, sottolinea il commissario, «mentre le misure restrittive imposte appaiono necessarie e proporzionate in questo momento, la libera circolazione dei capitali dovrà comunque essere ristabilita al più presto, nell’interesse dell’economia greca, della zona euro e del mercato unico dell’Unione europea nel suo insieme».

La mossa dell’esecutivo guidato da Alexis Tsipras arriva dopo che la Bce, domenica, ha rifiutato di aumentare la liquidità di emergenza (Ela), congelandola al livello fissato venerdì, 89 miliardi di euro. Una scelta obbligata: le banche elleniche – oggetto di una fuga di capitali che ha visto i cittadini greci ritirare solo nel fine settimana circa 1,3 milioni di euro – rischiavano concretamente il fallimento per carenza di liquidità.

L’iniziativa della Bce è stata presa a seguito della rottura delle trattative tra Atene e i suoi creditori internazionali, con la decisione di Alexis Tsipras – presa nella notte di venerdì dopo una riunione d’emergenza con i vertici del suo governo al da Bruxelles – di convocare un referendum domenica 5 luglio. La consultazione riguarda l’accettazione o il rifiuto del piano di riforme proposto da Bce, Fmi e Commissione Ue in cambio di 15,5 miliardi di euro fino a novembre

. Il parlamento ellenico ha approvato a maggioranza la richiesta di referendum formulata dal governo.

E il governo ellenico sta ovviamente facendo campagna a favore del no, del rifiuto di quello che è stato definito da Tsipras un «insulto» da parte dei creditori. «Il momento della verità per loro è venuto, il momento di quando vedranno che la Grecia non si arrenderà, che la Grecia non è un gioco cui si può mettere fine. Sono certo che il popolo greco sarà all’altezza delle storiche circostanze ed emetterà un forte no all’ultimatum», ha dichiarato il premier ellenico nel corso del dibattito in parlamento. E ancora: «Non abbiamo voluto accettare la morte lenta dell’economia greca. In ogni caso la nostra volontà per individuare una soluzione percorribile sarà sempre sul tavolo. La Grecia non è semplicemente un turista nella Ue, è un membro con la stessa dignità e gli stessi diritti degli altri».

Ma secondo due sondaggi pubblicati dalla stampa locale, la maggioranza dei greci potrebbe votare a favore del piano dell’ex troika. Tuttavia, entrambe le ricerche sono state effettuate prima della rottura delle trattative e la convocazione del referendum. Nel sondaggio della Alco per l’edizione domenicale di Proto Thema, il 57% degli intervistati ha detto di ritenere che la Grecia dovrebbe fare un accordo con i partner europei mentre il 29% ha detto di preferire una rottura. Dal sondaggio condotto dalla Kapa Research per il quotidiano To Vima è emerso che il 47,2% degli intervistati voterebbe a favore di un accordo, per quanto doloroso, con i creditori, contro il 33% che voterebbe no e il 18,4% di indecisi. Entrambi i sondaggi sono stati condotti a livello nazionale dal 24 al 26 giugno.

«I vertici dell’Unione Europea a Bruxelles non sono in grado di adottare iniziative politiche. I capi di governo dell’ Unione europea devono agire. E tra loro è la cancelliera Merkel, in quanto rappresentante del Paese più importante, ad avere in mano le chiavi per evitare una fine terribile di questa crisi. Spero che le usi», ha dichiarato al quotidiano tedesco Bild il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che spera in una decisione politica presa ai più alti livelli in grado di evitare il peggio.

«Se l’Europa – continua Varoufakis – permetterà che accada un simile disastro solo per umiliare il nostro governo e nonostante le caute, moderate, concilianti proposte venute da parte nostra, allora gli europei non potranno non porsi la domanda sollevata dal capo del governo italiano di fronte al clamoroso fallimento sulla questione dei profughi: “È questa l’ Europa che vogliamo?”».

Domenica pomeriggio il presidente degli Usa, Barak Obama, ha avuto un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel. I due leader, riferisce la Casa Bianca, hanno concordato che è «di cruciale importanza riprendere un cammino che consenta alla Grecia riforme e crescita all’interno dell’Eurozona». I team economici dei due capi di Stato resteranno in «stretto contatto» per «monitorare la situazione». Il segretario di Stato Jack Lew ha chiesto di considerare attentamente la ristrutturazione del debito greco, a patto che Atene prosegua sulla strada delle riforme.

Photo Credits: Petros Giannakouris/AP

Luna De Bartolo

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