L'ICONOCLASTA

FAQ: TUTTO SUL REFERENDUM SCOZZESE IN 4 DOMANDE E RISPOSTE

1. COME, QUANDO E PER COSA SI VOTA?

«Should Scotland be an independent country?», ovvero: «Siete d’accordo che la Scozia diventi un Paese indipendente?». Questa la domanda a cui sono oggi chiamati a rispondere, con un sì o no, circa 4,3 milioni di scozzesi. Le urne resteranno aperte fino alle 22 di questa sera (le 23 in Italia) mentre i risultati saranno resi noti nella mattinata di domani. Per la vittoria è sufficiente una maggioranza semplice. Ci si aspetta un’affluenza record: ben il 97 per cento degli aventi diritto (i residenti in Scozia che hanno compiuto 16 anni) si è registrato nelle liste elettorali, cosa che potrebbe ritardare le operazioni di spoglio nei 32 collegi scozzesi.

2. COSA COMPORTEREBBE UNA VITTORIA DEL SÌ?

Una risposta affermativa sancirebbe, dopo 307 anni, la fine del lungo matrimonio con gli inglesi. O meglio, dopo 309: in caso di vittoria degli indipendentisti, la proclamazione dell’indipendenza sarebbe fissata al 24 marzo 2016, anniversario della firma dell’Act of Union con l’Inghilterra avvenuta nel 1707. In questi 18 mesi, la nuova Scozia indipendente avrebbe il tempo di delineare il suo assetto costituzionale e di negoziare il rapporto con il Regno Unito econ le organizzazioni internazionali, prima tra tutte l’Unione europea. In caso di vittoria del sì, la Scozia sarebbe infatti fuori dall’Ue e per rientrare dovrebbe fare domanda di adesione (e l’esito non sarebbe così scontato: Stati membri come Belgio o Spagna, interessati da movimenti indipendentisti, potrebbero ostacolarla).

Già fissata anche l’eventuale data per le prime elezioni parlamentari della Scozia indipendente: il 5 maggio del 2016. La prima incognita di questo scenario riguarderebbe la valuta che la Scozia indipendente si troverebbe a utilizzare. Edimburgo vuole l’unione monetaria sotto la sterlina, Londra è invece contraria. L’adozione dell’euro sarebbe invece vincolata non solo a un nuovo ingresso della Scozia nell’Ue ma anche al rispetto di diversi criteri economici. Un’ultima opzione non priva di problemi sarebbe rappresentata dal conio di una nuova moneta.

La seconda incognita riguarda la monarchia: gli scozzesi rinuncerebbero alla regina come capo dello Stato? Sembrerebbe l’ipotesi più probabile. C’è poi la questione dei confini: possibili divergenze tra inglesi e scozzesi, soprattutto in materia d’immigrazione, porterebbero a una ridiscussione di confini e frontiere. Per entrare nel nuovo Paese potrebbe essere necessario l’uso del passaporto: tutto dipenderà dallo status che la Scozia indipendente avrà nell’ambito dell’Unione europea.

Anche dal punto di vista di Londra, una vittoria del sì comporterebbe diversi scenari. Molti esperti prevedono innanzitutto un crollo della sterlina e dei mercati nelle ore successive a un’eventuale indipendenza. La Bank of England sarebbe così obbligata a intervenire per salvaguardare l’economia. Occhi puntati anche sul premier inglese, che nel 2012 ha autorizzato il referendum. Cameron ha già escluso l’eventualità di dimissioni in caso di vittoria del sì, ma le pressioni sarebbero comunque fortissime. Problemi in vista anche per il Labour, che con la Scozia perderebbe un bacino elettorale importantissimo.

3. COSA COMPORTEREBBE UNA VITTORIA DEL NO?

Se la maggioranza degli scozzesi dovesse votare contro l’indipendenza, i leader dei tre maggiori partiti del Regno Unito – il premier conservatore David Cameron, il segretario del Labour Ed Miliband e il Liberal Nick Clegg – hanno tutti promesso nuovi e vasti poteri e più autonomia per la Scozia. Un voto per il no, ha riassunto il politico laburista Douglas Alexander, nato a Glasgow e contrario all’indipendenza, porterebbe «cambiamenti più veloci, più sicuri e migliori per la Scozia», mentre l’indipendenza comporterebbe «rischi, incertezze e costi».

4. COSA SI ASPETTANO I SONDAGGI?

Too close to call, troppo vicini per esprimere un giudizio. Con questa formula la stampa inglese riferisce i risultati degli ultimi sondaggi, che rivelano un risultato incerto, un testa a testa tra unionisti e indipendentisti: circa il 52 per cento ai primi e il 48 per cento ai secondi. Fondamentale sarà il voto degli indecisi, che gli ultimi calcoli danno tra il 6 e il 14 per cento.

Luna De Bartolo

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