L'ICONOCLASTA

Grecia, il tempo sta scadendo. Tsipras vede Juncker e Dijsselbloem a Bruxelles, ma ancora non è stato trovato un accordo. Domani è in programma un nuovo incontro

4 giugno 2015 – Il premier greco Alexis Tsipras è volato ieri a Bruxelles dove ha incontrato a cena il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Un meeting nel corso del quale i tre leader hanno lavorato per tentare di raggiungere un accordo tra Atene e i suoi creditori internazionali entro venerdì, giorno in cui la Grecia dovrà restituire al Fondo monetario internazionale circa 300 milioni di euro (la prima di quattro rate da rimborsare a giugno, per un totale di 1,6 miliardi). Le casse elleniche sono vuote: senza un’intesa, il default di Atene sarebbe solo una questione di giorni.

Il lungo colloquio non ha portato a un accordo ma, lasciando la Commissione Ue a tarda ora, il presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha fatto sapere che quello di ieri «è stato un buon incontro, proseguiremo nei prossimi giorni». Tsipras, uscendo, si è dichiarato molto fiducioso: «Sono ottimista, siamo molto vicini ad un accordo, abbiamo una base su cui discutere e nei prossimi giorni faremo ulteriori progressi, un accordo è in vista». E ancora: «Tra tutte le parti c’è accordo per mettere fine all’austerità e alle misure del passato, nessuno – ha aggiunto il premier greco – vuole più fare gli stessi errori». Poi, Tsipras ha rassicurato i creditori: venerdì la Grecia pagherà quanto dovuto al Fmi. Domani è in programma un nuovo incontro a Bruxelles per tentare di raggiungere un accordo all’ultimo minuto.

Che il meeting di ieri non sarebbe stato risolutivo, l’aveva già anticipato la Commissione attraverso il portavoce del presidente Juncker: sarà solo «una prima discussione, non la finale».

Juncker, Dijsselbloem e Tsipras, aveva dichiarato alla vigilia il premier ellenico, avrebbero esaminato insieme il documento preparato da Atene e inviato a Bruxelles lunedì sera con una bozza di accordo da sottoporre ai creditori. «Discuteremo la proposta del governo greco – aveva spiegato Tsipras – Sono fiducioso che la leadership politica europea farà quel che bisogna fare e darà prova di realismo». Il compromesso indicato da Atene prevede l’obiettivo di un surplus primario di bilancio dello 0,8% per il 2015 e dell’1,5% per il 2016 e tre aliquote Iva al 6%, 11% e 23%.

Nessun commento, da parte del leader Syriza, a proposito del documento concordato lunedì sera a Berlino dai creditori internazionali, a seguito del vertice d’emergenza convocato nella capitale tedesca alla presenza della cancelliera Angela Merkel, del presidente francese François Hollande, del direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e dello stesso Juncker. Questa bozza prevede per Atene un surplus all’1% per il 2015, del 2% nel 2016, del 3% nel 2017 e del 3,5% nel 2018.

Secondo il Financial Times, l’insistenza del leader ellenico nel voler discutere la proposta preparata da Atene, senza menzionare nemmeno quella dei creditori, potrebbe indicare un ostinato rifiuto di quest’ultima. Se ormai le posizioni di entrambi si sono avvicinate di molto per quel che riguarda gli obiettivi di bilancio 2015, restano invece distanti per gli anni successivi. E Tsipras sembra intenzionato a non mollare la presa.

Il presidente della Bce Mario Draghi aveva ieri auspicato il raggiungimento di un accordo forte che permetta alla Grecia di restare nell’eurozona e di tornare a crescere. «Non posso dare dettagli in tempo reale» su come proceda il negoziato sulla Grecia, ha precisato Draghi. C’è «forte determinazione perché alla fine l’accordo si raggiunga» ma deve essere un «accordo forte». La Bce, ha aggiunto, «vuole che la Grecia resti nell’euro» ma «ci vuole un accordo forte che produca crescita, giustizia sociale ma anche sostenibilità di bilancio». «L’economia greca può ritornare a funzionare bene e con efficienza se si attuano le giuste politiche, e questo vale per tutti i Paesi», ha aggiunto Draghi.

Anche il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan si è espresso ieri sull’argomento, dichiarandosi convinto che un accordo tra la Grecia e i creditori «si sta avvicinando». Padoan ha poi precisato – rispondendo all’affermazione dell’Ocse secondo cui l’Italia sarebbe «vulnerabile» a un possibile nuovo «terremoto finanziario nell’area euro», in particolare legato alla Grecia – che per quel che riguarda il nostro paese «la vulnerabilità non c’è». «Il debito (pubblico) comincerà a scendere – ha spiegato – e la ricchezza finanziaria del settore privato è elevata, c’è un basso debito privato». La zona euro inoltre, ha detto ancora, «è molto più forte oggi di quanto fosse due anni fa», grazie alle riforme istituzionali e all’azione della Bce, che «non è solo il quantitative easing».

Luna De Bartolo

ULTIMI ARTICOLI