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IL FINANCIAL TIMES: Il ritorno di Nicolas Sarkozy è accolto con entusiasmo, ma restano dei dubbi

Sarkozy ha deciso di candidarsi nuovamente alle presidenziali del 2017 in Francia. Hugh Carnegy del Financial Times ha seguito il suo primo comizio pubblico: un reportage che abbiamo tradotto in italiano per voi.

Era come se non fosse mai andato via.

«Sarko, presidente!», scandiva la folla mentre l’ex presidente di centrodestra si faceva largo tra una ressa di telecamere e supporter, cercando di raggiungere il palco per il suo primo raduno pubblico dopo essere stato sconfitto da François Hollande alle elezioni presidenziali del 2012.

«Mes chers amis! Se solo sapeste quanto sono felice di vedervi di nuovo», ha esordito uno smagliante Nicolas Sarkozy di fronte a migliaia di sostenitori che lo incoraggiavano, riversatisi giovedì sera in un complesso sportivo alla periferia di Lille per assistere al più atteso comeback dal 1958, dal ritorno di Charles de Gaulle dopo la sua dipartita.

Allora, la Francia era invischiata in una sanguinosa guerra coloniale in Algeria. Oggi sta cercando di tirarsi fuori da un profondo pantano economico, mentre la fiducia nella capacità del governo socialista di Hollande di guidare il Paese verso la ripresa diminuisce a ogni sondaggio d’opinione.

Secondo i seguaci di Sarkozy c’è un’unica soluzione.

«È lui il capo! È un leader naturale. Nella situazione in cui siamo, abbiamo bisogno della sua energia», spiega Loic Drouin, 24 anni, mentre fa la fila fuori dall’ingresso ore prima dell’arrivo di Sarkozy. Diverse centinaia di persone non sono nemmeno riuscite a entrare e hanno guardato il suo discorso su un megaschermo posto all’esterno.

«Sarkozy ha più forza, più determinazione degli altri», dice Claudine Schindler, direttrice di vendite, venuta al raduno con il marito. «In un mondo dove la comunicazione è così importante, lui è in grado di comunicare».

Tuttavia, il cammino che porta a una potenziale rielezione nella tornata elettorale del 2017 non è così semplice per Sarkozy. Costretto da una crisi nel suo partito, l’Ump, ad anticipare il suo ritorno rispetto a quanto pianificato, il suo primo obiettivo è vincere la presidenza del partito al congresso di fine novembre. Un epilogo considerato scontato. Ma dovrà poi fronteggiare l’opposizione interna nella sfida per diventare il candidato presidenziale dell’Ump, soprattutto da parte di Alain Juppé e François Fillon, entrambi ex primi ministri che hanno già dichiarato la loro intenzione di correre [per le primarie].

Presidente impopolare lui stesso durante il termine del suo mandato – sgradito per il suo stile di vita ostentato e la sua leadership frenetica, aggressiva – la maggioranza dei francesi, secondo i sondaggi di opinione, si oppone al possibile ritorno di Sarkozy all’Eliseo.

Tra i fattori che minano la sua popolarità c’è poi una serie di indagini giudiziarie nelle quali è implicato, nonostante lui neghi qualsiasi illecito. Si va da un procedimento per abuso d’ufficio, alle accuse di aver preso fondi per sostenere una sua campagna dall’ex dittatore libico Muammar Gheddafi, fino a una presunta copertura illegale da parte dell’Ump per spese eccessive durante la campagna del 2012.

«Avrebbe preferito aspettare fino alla fine del 2015 o l’inizio del 2016», rivela Jacques Seguela, vicepresidente del gruppo Havas advertising, l’uomo che ha introdotto Sarkozy a sua moglie, l’ex top model Carla Bruni. «La strada è lunga, ma è pronto a combattere con le unghie e con i denti».

Gli interrogativi che pendono sul ritorno di Sarkozy erano chiaramente percepibili a Lille, nonostante l’accoglienza entusiastica.

Nel suo discorso, è sembrato indeciso se mostrarsi come l’uomo di Stato navigato che cerca di porsi al di sopra delle «vecchie e anacronistiche divisioni» tra destra e sinistra, o fustigare Hollande e i socialisti («Ci aspettavamo il peggio. L’abbiamo avuto»).

Ha anche ripreso le argomentazioni di destra già sostenute nel 2012 – ad esempio su come frenare l’immigrazione – per fronteggiare l’ascesa dell’estrema destra del Fronte Nazionale e della sua leader, Marine Le Pen, che secondo i sondaggi rappresenta una minaccia sia per l’Ump sia per socialisti in vista del 2017. È «assurdo» stigmatizzare gli elettori del Fronte Nazionale, ha dichiarato. Per poi aggiungere: «Vanno rassicurati. Questa è la mia strategia per riconquistare chi ci ha lasciato». Un approccio che non rassicura gli elettori centristi.

Tra gli stessi supporter di Sarkozy c’è chi nutre dubbi sulla sua capacità di affrontare i problemi della Francia. André Viaud, un ingegnere che era al raduno, ha detto: «È un animale politico. Gli risulta difficile indossare le vesti dello statista. Non è un uomo nuovo, ma probabilmente Sarkozy è la scelta meno peggiore».

Monique Huguet, consulente del lavoro, ha aggiunto: «È molto indicativo che qui ci siano tutte queste persone. La gente vuole che le cose cambino. Ma lui non ha una bacchetta magica per risolvere i nostri problemi».

«Nicolas Sarkozy non è Charles de Gaulle. E se anche de Gaulle resuscitasse, non potrebbe fare miracoli».

(Traduzione di Luna De Bartolo)

VIA/ The Financial Times

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