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Il Tribunale di Arezzo: «Banca Etruria è insolvente». Possibile inchiesta per bancarotta fraudolenta. Il governo vara la riforma delle bcc

11 febbraio 2016 – La vecchia Banca Etruria è insolvente. Lo ha stabilito il collegio dei giudici del tribunale fallimentare di Arezzo al quale, lo scorso 28 dicembre, era stata sottoposta la richiesta da parte del commissario liquidatore Giuseppe Santoni. Una sentenza di 15 pagine nella quale è stato decretato il fallimento. I giudici hanno rigettato l’eccezione di costituzionalità sul decreto salvabanche presentata dagli avvocati di Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente dell’istituto commissariato nel febbraio dello scorso anno. «Stiamo valutando se fare ricorso alla corte di appello di Firenze», ha dichiarato l’avvocato Michele Desario.

Il prossimo passo è la trasmissione degli atti del tribunale fallimentare alla procura, che potrà ora valutare l’esistenza di eventuali reati penali connessi al fallimento. Appare molto probabile l’apertura immediata di un’indagine per bancarotta fraudolenta. Secondo la relazione del commissario liquidatore Santoni, il “buco” di Etruria ammonta in totale a 1,1 miliardi, con circa 305 milioni di euro di debito ancora a carico di quel che resta della vecchia banca dopo lo scorporo delle attività in bonis confluite nella nuova Etruria e le sofferenze finite nella bad bank comune con le altre tre banche in risoluzione: Banca Marche, CariFerrara e CariChieti.

Intanto, nella tarda serata di mercoledì il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge per la riforma delle banche di credito cooperativo, ormai obbligate ad aderire a un gruppo bancario cooperativo che abbia come capogruppo una società per azioni con un patrimonio non inferiore a 1 miliardo di euro. «Il modello delle Bcc rimane ma devono stare dentro un sistema che avrà maggiore forza e solidità» ha detto il premier al termine del Consiglio dei ministri. Saranno invece liberi di non aderire quegli istituti che dispongono di una soglia minima di patrimonio di 200 milioni di euro e che versino all’erario, come imposta straordinaria, il 20 per cento di queste riserve. Inoltre, dovranno operare una trasformazione in spa. Le Bcc che attualmente hanno riserve per 200 milioni, ha informato Padoan, «sono una decina più o meno. Non significa che tutte devono uscire, ma hanno la possibilità di farlo».

«Il pacchetto di misure – spiega la nota di Palazzo Chigi – si inserisce nell’ampio disegno di ristrutturazione del sistema bancario italiano con l’obiettivo di rafforzarlo, renderlo più resistente agli shock, mettere gli istituti nelle condizioni di finanziare adeguatamente l’economia reale e quindi favorire la crescita e l’occupazione».

«Il sistema italiano è solido, non è il più preoccupante del mondo, sono molto più preoccupato per banche di altri paesi anche più solidi dell’Italia anche perché una crisi del sistema bancario, ad esempio, in Germania ha certo effetti anche da noi», ha spiegato Matteo Renzi. «Nessuna misura è risolutiva – ha sottolineato il premier – ma sono ulteriori tasselli di consolidamento del mosaico del sistema bancario».

Non è stata prevista, invece, alcuna misura per gli indennizzi degli obbligazionisti di Carichieti, Carife, Banca Etruria e Banca Marche poiché il problema, ha assicurato Renzi, sarà risolto in pochi giorni con la firma di un Dpcm e un decreto ministeriale, entrambi già pronti. «Non c’è nessuno slittamento e nessun rinvio», ha chiarito il primo ministro. Per indennizzare i risparmiatori delle quattro banche, ha spiegato, «non c’è bisogno di un decreto perché nella legge di stabilità si prevede già un percorso. Bisogna aspettare il dpcm e il decreto ministeriale che avverranno nei prossimi giorni».

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