L'ICONOCLASTA

Immigrazione, Ue: «Ok al ricollocamento di 120mila rifugiati ma flessibilità sulle quote. Sì all’uso della forza contro gli scafisti». Controlli alle frontiere di diversi paesi Ue, Francia pronta a ristabilirli con l’Italia. Esercito ai confini di Austria e Ungheria

14 settembre 2015 – Si sta tenendo in queste ore a Bruxelles il Consiglio straordinario dei ministri Ue dell’Interno, convocato allo scopo di trovare una linea comunque per gestire l’emergenza di arrivi di rifugiati e migranti nel Vecchio Continente. E la Francia si prepara a ripristinare i controlli al confine con l’Italia. «Sono già state date disposizioni» per agire in tale senso «se si ripeterà una situazione identica a quella di alcune settimane fa». Così il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, dalla capitale belga dove si sta svolgendo il meeting europeo.

Nella bozza di conclusioni, il Consiglio si impegna a redistribuire altri 120mila profughi attualmente in Italia, Grecia e Ungheria, mentre, per quanto riguarda le quote proposte dalla Commissione, se pur verranno utilizzate come base al Consiglio Ue Affari interni dell’8 e 9 ottobre, saranno soggette a una certa «flessibilità» da parte degli stati membri. I ministri dovranno inoltre dare seguito a un precedente programma di ricollocamento di 40mila rifugiati che si trovano in Grecia e Italia.

I 28 hanno poi dato il via libera formale per l’avvio della fase 2 della missione navale EuNavFor Med che prevede l’uso della forza contro gli scafisti nel Mediterraneo («abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti» dei barconi ma solo in acque internazionali). La proposta è passata come “punto A” (senza discussione) nel Consiglio Affari Generali. Il piano entrerà in vigore entro i primi di ottobre.

Secondo indiscrezioni, i governi dei paesi membri stanno immaginando nuove regole per internare i «migranti irregolari» e la creazione di nuovi campi per rifugiati nei paesi d’ingresso oltre ad aiuti a lungo termine per finanziare e costruire campi profughi fuori dai confini dell’Ue. «Oggi faremo in modo che ci siano delle conclusioni che permettano all’Europa di rispettare e far rispettare le sue frontiere. Concretamente ciò significa la creazione di centri di registrazione in Grecia, Italia, Ungheria», ha anticipato il presidente francese François Hollande.

Domenica, al largo delle coste greche, nel mar Egeo, si è rovesciato l’ennesimo barcone carico di profughi: 34 morti tra cui 10 bambini e 4 neonati.

Intanto, la Germania riapre al traffico ferroviario con l’Austria dopo il blocco di domenica sera ma ripristina i controlli alle proprie frontiere (una «possibilità eccezionale esplicitamente prevista e regolata» dal codice delle frontiere del Trattato di Schengen «in caso di situazione di crisi», ha spiegato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker). «I controlli temporanei – ha spiegato il portavoce della Cancelliera Merkel Steffen Seibert – non sono la stessa cosa di una chiusura delle frontiere. I rifugiati continueranno a venire in Germania e speriamo che ciò avvenga con un processo ordinato. Nulla cambia nell’atteggiamento del governo, che continua a essere guidato dai principi dell’umanità e della sicurezza». Il vice cancelliere Sigmar Gabriel ha poi annunciato di aspettarsi l’arrivo di circa un milione di richiedenti asilo in Germania nel 2015; le precedenti stime si fermavano a 800mila. «Le circostanze che hanno portato le autorità tedesche a reintrodurre i controlli – ha spiegato l’Ue – sono da ritenere eccezionali, a causa dell’emergenza rappresentata dalla crisi dei rifugiati. Non invitiamo gli Stati membri a reintrodurre i controlli alle loro frontiere».

Ma la decisione tedesca di ristabilire i controlli è già stata emulata anche da Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. L’Austria ha inoltre inviato l’esercito al confine con l’Ungheria mentre quest’ultima, oltre ad avere a sua volta stanziato l’esercito al confine con la Serbia, a partire dalla mezzanotte di lunedì considererà un reato l’ingresso illegale nello stato magiaro, punibile con il carcere fino a tre anni. Anche la premier polacca, Ewa Kopacz, si è detta pronta a ripristinare i controlli alle frontiere se dovessero esserci le avvisaglie di «una qualsiasi minaccia».

E il premier britannico David Cameron si trova in Libano nel tentativo di difendersi dalle accuse di aver fatto molto poco in questa crisi (saranno 20mila i rifugiati extra accettati dal Regno Unito). Cameron ha spiegato che centinaia di migliaia di rifugiati siriani sono stati scoraggiati dal «mettere a repentaglio le proprie vite» nel tentativo di raggiungere l’Europa anche grazie agli aiuti britannici che ammontano a un milione di sterline. «Il nostro scopo rimane quello di supportare lo sviluppo di una Siria sicura, stabile e pacifica».

Luna De Bartolo

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