20 giugno 2014 – Nella puntata di ieri di Ammazziamo il Gattopardo – Il Gioco del Potere abbiamo conosciuto un po’ più da vicino Massimo D’Alema, simbolo per antonomasia del vecchio Pci, della minoranza Pd che non riesce e non vuole integrarsi nel nuovo corso renziano. Un esponente di quella minoranza composta dai vari Bersani, Fassina e ora Mineo, cioè quelli che non hanno ancora digerito le primarie dello scorso anno e le elezioni europee del 25 maggio, entrambi grandi successi targati Matteo Renzi. E oggi c’è Felice Casson, che spunta fuori con il suo «No, io non ci sto» sulla riforma del Senato. Ce ne saranno altri. La minoranza del Pd non è contenta, non ama Renzi.
La minoranza è diventata rumorosa e pretestuosa, e a questo punto sta facendo di tutto per bloccare le riforme. Una forza di conservazione con la mentalità gattopardesca. Ma le riforme vanno fatte presto, compreso il Jobs Act e ben altro. Non dimentichiamo che qui non c’è ripresa ma ci troviamo ancora di fronte a un paese steso, a terra, flagellato da stagnazione e disoccupazione a livelli record.
Se la minoranza del Pd non funziona per fare le riforme, allora Renzi fa benissimo a parlare con Berlusconi, Grillo, Salvini. Siamo pragmatici. Bisogna accelerare con le riforme. Si fanno con chi c’è. E se si faranno con l’appoggio alla maggioranza dei fuoriusciti di Sel, la minoranza Pd potrebbe perdere ancora altro peso.
Bisogna accelerare veramente con decisione, bisogna portare avanti la legge elettorale, la riforma del Senato, del Titolo V. Ma, soprattutto, è urgentissimo agire sull’economia: il mercato del lavoro va rivoluzionato, bisogna spingere con gli investimenti nel turismo, nelle infrastrutture, nelle nuove tecnologie. Bisogna operare una vera riforma della giustizia civile che faccia tornare gli investitori. E bisogna farlo ora. Non nel 2015. Ora.
Nei mondiali delle riforme siamo ai tempi supplementari. E finora l’Italia ha segnato zero goal. #riformesubito
