L'ICONOCLASTA

Matteo “Il Matador” alla conquista dell’Europa. Ma non sarà facile.

28 maggio 2014 – «Ecco Matteo il Matador!»: così il Renzi vittorioso è stato accolto a Bruxelles da Angela Merkel.

Il trionfo del Partito Democratico alle elezioni di domenica regala all’Italia un posto da protagonista in un’Europa che naviga ancora in acque molto agitate, come ci ricorda l’allarme deflazione lanciato da Draghi, e che per risollevarsi avrebbe bisogno di una vera svolta radicale.

«Se vogliamo salvare l’Europa, dobbiamo cambiare l’Europa», ha detto Renzi. Non sarà semplice: visti i risultati elettorali (maggioranza popolare, socialisti rafforzati e una foltissima delegazione di euroscettici) sarà inevitabile una politica di compromesso.

Ma Renzi ha le sue carte da giocare, e ne è consapevole: «In Italia – ha ricordato ai leader riuniti a Bruxelles – il nostro partito ha avuto 11 milioni di voti, il numero di voti più alto, il nostro Paese è stato quello con il maggiore affluenza in tutta l’Ue. Abbiamo sconfitto il populismo». Ha poi aggiunto: «Con questa forza vi dico che, anche chi ha votato per noi, ha chiesto di cambiare l’Europa».

Concretamente, Renzi chiede che, «nel rispetto di tutti gli accordi presi e dei parametri, si valuti se le spese per le scuole, per le reti tecnologiche, per la ricerca siano fuori dal patto di stabilità».

Sarebbe un buon inizio ma secondo me ci vorrà molto di più, ci vorrà una rinegoziazione dei vincoli di Maastricht, totalmente inadatti in un contesto economico di stagnazione. E poi a casa ci vorrà un elettroshock, a cominciare dalle riforme di vasta portata per l’economia. Ci vorrà un Jobs Act che crei vera libertà nelle assunzioni e nei licenziamenti, una protezione progressiva per chi viene assunto ma con detassazioni per i primi due o tre anni e un periodo di prova più lungo. Poi la riforma del welfare e la creazione di un minimo vitale. La guerra contro i fannulloni della P.a. va lanciata sul serio. La riforma della giustizia civile va fatta per stabilire finalmente delle regole chiare per le imprese che vogliono investire. Ci vorranno degli sgravi fiscali per aumentare l’occupazione femminile. Ci vorrà una politica di liberalizzazione che prenda di mira le corporazioni, compresi notai, commercialisti, avvocati, farmacisti e tutti gli altri che sono protetti dai cartelli che inibiscono la libera concorrenza.

Per quel che riguarda le nomine a livello europeo, con 31 europarlamentari italiani nel gruppo S&D che fanno di Renzi l’eroe dei socialisti del passato (ora più socialdemocratici europei), il Bel Paese è in una posizione di grande forza.

Non solo il commissario sarà di peso (si parla di spedire D’Alema a Bruxelles al posto della Ashton agli Esteri o di mandare Letta al Commercio con l’estero, per parlare di due potenziali esili d’eccellenza). Anzi, Renzi potrebbe anche reclamare la presidenza dell’Europarlamento per l’attuale vicepresidente, Gianni Pittella.

Bisogna poi trovare l’intesa per la nuova presidenza della Commissione Ue. In pole c’è ovviamente Jean Claude Junker, candidato dei popolari. Ma le trattative si annunciano durissime, considerando che il parlamento deve votare la fiducia al nuovo esecutivo europeo e la composizione uscita dalle elezioni di domenica è molto frammentata.

Intanto, torniamo a casa, e a terra. Ora ci vorrà una trasformazione del Senato che va concordata e votata. Idem per quanto riguarda la legge elettorale. E anche un cambiamento del Titolo V, che potrebbe togliere tante competenze finanziarie alle Regioni, i veri spreconi del Paese. Non sarà facile, e secondo me Renzi avrà bisogno comunque dei voti di Forza Italia per certi passaggi. Difficile che la sinistra estrema e vecchia del Pd, composta di svariati gattopardi, accetterà finalmente la sua sconfitta. I vecchi gattopardi tendono a cercare di resistere il più a lungo possibile.

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