L'ICONOCLASTA

Una corsa al ribasso. Insulti, cattiverie e odio reciproco nel secondo dibattito Trump-Clinton

10 ottobre 2016 – Stavolta non si sono risparmiati: se nel primo dibattito i due candidati alle presidenziali di novembre si erano mostrati più cauti, questo secondo confronto ha visto andare in scena un gioco al massacro fatto di colpi bassi, accuse reciproche e tanto veleno.

Donald Trump non è spacciato, come in molti avevano sentenziato alla vigilia del dibattito, dopo le aspre polemiche provocate dal video del 2005 pubblicato dal Washington Post in cui il tycoon si esprime con frasi estremamente offensive nei confronti delle donne. «Una conversazione tra uomini, un chiacchiericcio da spogliatoio. Mi sono scusato e non ne sono fiero», si è difeso. Su questo punto, Trump aveva giocato d’anticipo, convocando una conferenza stampa prima del dibattito insieme a tre donne (Paula Jones, Kathleen Willey e Juanita Broaddrick) che in passato hanno accusato il marito di Hillary, Bill Clinton, di molestie sessuali, e una (Kathy Shelton), che rimprovera a Hillary Clinton il suo ruolo di avvocato difensore del suo stupratore nel 1975 (la candidata democratica ha più volte sostenuto di aver chiesto al giudice di sollevarla dall’incarico, ma senza successo). Trump, ed è questa l’accusa più pesante, ha quindi sostenuto che Hillary Clinton sarebbe colpevole di aver cercato di screditare le donne vittime del marito.

Poi è la volta dell’emailgate, lo scandalo delle email inviate da Hillary dal suo server personale quando era segretaria di Stato. «Ho sbagliato, mi sono scusata, non lo rifarei», spiega l’ex first lady, ma Trump affonda: «Se fossi presidente nominerei un procuratore speciale per indagare l’uso del server privato» e, arriva a dire, «tu saresti in galera».

Hillary contrattacca sulle tasse federali non pagate (legalmente) per 18 anni da Trump, come rivelato la scorsa settimana in un’inchiesta del New York Times. «Certo che l’ho fatto. E così fanno gran parte dei tuoi donatori», è la risposta piccata di Donald.

Il tycoon ha cercato in diverse occasioni di demonizzare la rivale con argomentazioni emotive: «È un diavolo». E ancora: «Hai un odio tremendo nel cuore».

Non è mancata la sostanza, anche se trattata in maniera superficiale: Obamacare («Un disastro. Lo vogliamo abrogare e e sostituire con sistema meno costoso», ha sentenziato Trump sulla grande riforma di Obama, che ha dato a milioni di persone la possibilità di usufruire di una copertura sanitaria), il terrorismo islamico, la Siria (Trump si mostra in disaccordo con il suo vice Mike Pence, che ha criticato il ruolo della Russia, mentre Hillary ha escluso interventi di terra e ha aperto alla possibilità di armare i curdi) e le accuse della Clinton a Trump di avere rapporti troppo stretti con la Russia di Vladimir Putin. Trump è stato efficace nell’accusare la Clinton di avere, insieme al presidente Obama, sbagliato tutto con la Primavera Araba, in Iraq e Libia, spianando la strada all’arrivo dell’Isis.

Alla fine è stato un dibatitto volgare e di livello bassissimo. Lui ha recuperato, sì, ma se le cose non cambiano, sarà Hillary Clinton il prossimo presidente degli Usa, e non Trump.

Ultimo appuntamento il 19 ottobre, con il terzo dibattito. Poi tutti al voto, l’8 novembre.

Photo credits: REUTERS/Shannon Stapleton

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