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Una ripresa senza nuovi posti di lavoro: Valerio De Molli spiega la “jobless recovery”

Valerio De Molli è direttore e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti, il più importante think thank privato italiano. Nel corso del workshop “Lo scenario dei mercati finanziari, del loro governo e della finanza”, da loro organizzato a Cernobbio lo scorso 4 e 5 aprile, De Molli commenta: «Il sondaggio che abbiamo fatto in sala ha dimostrato come il 60 per cento dei presenti abbia dichiarato ottimismo. Prevedono un fatturato in crescita per la fine dell’anno, che è molto positivo, e addirittura il 20 per cento prevede una crescita a doppia cifra che però – avverte – non si riflette in un’aspettativa di maggiore occupazione».

Quindi una “jobless recovery”, ovvero una ripresa per le aziende senza creazione di nuovi posti di lavoro, dato che le imprese provvederanno prima di tutto a servirsi della capacità produttiva non utilizzata: «C’è stato un lack, una mancanza di competitività e produttività in questo Paese, quindi ci sono margini di recupero di produttività che per il momento sta favorendo i margini. Però l’aspettativa è che, appena creato maggior valore, si possano generare anche quei percorsi di investimento e di assunzione. E l’auspicio è che il percorso di riforme che è stato avviato già con il governo precedente, e ancora con questo, possa di fatto favorire la presa di assunzioni in modo allargato».

Valerio De Molli conferma che quest’anno la disoccupazione potrà al massimo scendere, dal 13 per cento, al 12,8 per cento: «Corretto, quest’anno non ci aspettiamo nelle nostre analisi particolari crescite».

La situazione è tutto fuorché rosea: «Dobbiamo intervenire urgentemente con un insieme di cose, l’effetto è sistemico. Ci vogliono una serie di decisioni che possano favorire aggregazione d’imprese, ristrutturazioni significative, sostegno a capitale di equity fresco, nuovo, che entri e certamente taglio del cuneo fiscale».

Sul nuovo governo Renzi e sulla capacità di realizzare riforme serie, De Molli è cauto: «Aspettiamo di vedere i fatti». Ma quali sono i passi più urgenti? «Incentivi seri alle assunzioni, a partire dai giovani e donne. Questa è un’area dove il nostro paese, e soprattutto il Mezzogiorno, è estremamente indietro». Sull’articolo 18: «Non ce l’ha nessun’altro al mondo, perché noi?».

Incalzato da Friedman sul potere frenante delle forze di conservazione, De Molli risponde: «Il sindacato ha una funzione importante, ma è sbagliato quando le battaglie sono solo di retroguardia, invece dovrebbero impegnarsi su quello che riguarda il futuro». Cioè, «le vere esigenze dei giovani che sono prima di tutto di trovare un’occupazione, non di essere garantiti nel posto di lavoro, vuol dire preoccuparsi che ci sia voglia di fare imprenditorialità diffusa, perché solo così si può scatenare entusiasmo».

Un punto fondamentale è la flessibilità, «importante perché consente a chi ha il coraggio di rischiare tutto quello che ha di investire, di fare storie imprenditoriali, di provarci».

«Uno che ci prova – ricorda Valerio De Molli – può perdere tutto, e quindi ha bisogno di avere sostegno da ogni punto di vista: è lui che rischia, sono suoi i capitali in gioco».

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