L'ICONOCLASTA

Una super vittoria per la Merkel. Probabile la continuità delle politiche tedesche nell’eurozona: disciplina e rigore. Niente sconti per l’Italia.

22 settembre 2013 – Angela Merkel resterà cancelliere della Germania e stravince a titolo personale. Ma perde il suo alleato liberale, la Fdp, che fa flop e non arriva alla soglia del 5% restando fuori dal Parlamento.

L’alleanza Cdu-Csu sale di quasi otto punti rispetto al 2009 e arriva al 41,5%, un voto che rappresenta più un plebiscito per la Merkel che una scelta di partito.

La sua mano ferma sul timone della Germania rassicura i tedeschi, che amano la continuità e la stabilità e vedono nella Merkel la perfetta risposta alle loro aspettative. La disoccupazione è bassa, l’economia cresce, la Germania è forte.

Risultato povero per i socialdemocratici della Spd, che non vanno oltre il 25,7%: una performance davvero mediocre.
Preoccupante la crescita del partito anti-euro, l’Alternative für Deutschland, che ha sfiorato il 5%, a un passo dall’ingresso nel Bundestag.

La Merkel, nonostante questa vittoria storica, la migliore in 20 anni per la Cdu, non ha ottenuto la maggioranza assoluta per soli 5 seggi. E quindi si andrà con ogni probabilità verso una Grosse Koalition. Ma anche in un governo di larghe intese, la Merkel resterà sempre saldamente al timone.

Per l’Europa, quindi, la vittoria porterà verosimilmente pochi cambiamenti reali. Queste elezioni si tradurranno in una politica di buon senso e nuove prediche da Berlino in favore della disciplina fiscale e per l’avvio di nuove riforme strutturali in Paesi come l’Italia e la Spagna.

Per l’Italia, questo vuol dire che non si potrà sperare in uno sconto da Bruxelles o da Berlino sui conti pubblici. Improbabile un ammorbidimento dei criteri di Maastricht. E sarà più difficile una nuova apertura ad iniziative, come gli eurobond, che possano andare verso una condivisione del debito sovrano in Europa.

Alla fine, dopo la Merkel ci sarà più Merkel.
Certo, si potrà – e si dovrà – riaprire il dibattito sull’austerity, sulla crescita e sull’occupazione in Europa, ma il dialogo sarà sempre con Lei.

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