L'ICONOCLASTA

Usa 2016 – Stasera il terzo dibattito Clinton-Trump

18 ottobre 2016 – Mancano meno di tre settimane alle elezioni che incoroneranno il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. E questa sera, i due sfidanti Hillary Clinton e Donald Trump si affronteranno a Las Vegas nell’ultimo dei tre dibattiti televisivi prima del voto dell’8 novembre.

Mercoledì sera (le 3 di giovedì mattina in Italia), il repubblicano e la democratica, all’università del Nevada, si confronteranno per 90 minuti, moderati dal giornalista Chris Wallace di Fox News.

Per il repubblicano Trump, che gli ultimi sondaggi a livello nazionale danno in svantaggio di almeno 6 punti rispetto alla rivale democratica Clinton (anche se la corsa appare ancora aperta in alcuni stati chiave), si tratta dell’ultima possibilità per provare a invertire la tendenza, dopo un primo dibattito da cui è uscito sconfitto e un secondo in cui è rimasto a galla (nonostante le forti polemiche generate da un video del 2006, dove si vantava di baciare le donne senza il loro consenso) ma nulla di più.

Intanto, Melania Trump, moglie del tycoon, è scesa in campo in difesa del marito: «Non è l’uomo che conosco – ha spiegato – Gli ho detto che il suo linguaggio non era adeguato, che non era accettabile parlare così. Ma sono state solo chiacchiere tra ragazzi». L’ex modella si è poi detta convinta che “The Donald” «non abbia assalito alcuna donna», dopo le numerose accuse di molestie rilanciate in questi giorni da diversi media statunitensi.

Anche la candidata democratica, in questa campagna piena di colpi bassi, accuse e veleno, si trova in questo momento al centro di una bufera. Stavolta – dopo le email hackerate al presidente della sua campagna, John Podesta, e pubblicate da Wikileaks, che contenevano estratti imbarazzanti dei famosi discorsi a pagamento pronunciati dalla Clinton durante eventi organizzati da grandi istituzioni finanziarie di Wall Street, come Goldman Sachs – a mettere in difficoltà la Clinton c’è l’Fbi, che ha reso pubblici altri documenti relativi all’indagine sull’uso del suo account di posta personale quando era segretaria di Stato. Secondo quanto riportato nelle nuove cento pagine rese pubbliche, un alto funzionario del dipartimento di Stato fece pressioni sull’Fbi affinché indicasse come non classficata una email sull’attacco del 2012 contro la sede dell’ambasciata Usa a Bengasi, in Libia, in cui morirono l’ambasciatore Christopher Stevens e altri tre cittadini americani. In cambio, si legge nel documento, «il Dipartimento di Stato permetterà all’Fbi di avere più agenti nei Paesi dove la sua presenza è proibita». Dal portavoce del dipartimento di Stato, Mark Toner, è arrivata una secca smentita.

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