L'ICONOCLASTA

Usa, un morto durante i disordini a Charlotte. A Baltimora ancora un nero ucciso dalla polizia

22 settembre 2016 – Un altro afroamericano ucciso dalla polizia negli Usa, il terzo in pochi giorni. A Baltimora, Maryland, dopo giorni di agonia è morto Tawon Boyd, 21 anni, ricoverato a seguito di una colluttazione con cinque poliziotti che lo hanno immobilizzato a terra. Gli agenti erano giunti nel suo appartamento dopo una chiamata in cui si denunciavano “comportamenti strani” da parte del ragazzo, che al momento dei fatti era disarmato.

Intanto, seconda notte di proteste e scontri a Charlotte, la principale città della North Carolina, dopo la morte di Keith Lamont Scott, un afroamericano di 43 anni, ucciso martedì pomeriggio da un agente di polizia. Secondo le prime ricostruzioni, la polizia sarebbe arrivata in un complesso residenziale alla ricerca di un altro uomo e, una volta sul posto, si sarebbero trovati davanti Scott che usciva da un’auto con in mano una pistola (comportamento assolutamente legale in North Carolina). Secondo quanto dichiarato dalla polizia, scambiandolo per il sospetto a cui stavano dando la caccia, gli agenti avrebbero chiesto all’uomo di abbassare l’arma e, al suo rifiuto, uno dei poliziotti avrebbe sparato uccidendo il quarantatreenne, padre di sette figli.

In due giorni di scontri violenti, cui la polizia ha risposto con cariche e lancio di lacrimogeni, il bilancio è di più di 20 poliziotti feriti e un manifestante raggiunto da colpi d’arma da fuoco, ricoverato in condizioni critiche. Non è chiaro se a sparare sia stata la polizia – che nega ogni coinvolgimento – o un altro manifestante.

«Ho proclamato lo stato d’emergenza e preso l’iniziativa di dispiegare la Guardia Nazionale e la polizia municipale per aiutare la polizia locale a Charlotte», ha scritto su Twitter Pat McCrory, governatore della North Carolina.

Proteste anche a Tulsa, in Oklahoma, dove i manifestanti manifestano a seguito dell’uccisione da parte della polizia di un’altro afroamericano, in questo caso disarmato. Terence Crutcher, quarantenne afroamericano, è stato prima stordito con un teaser e infine abbattuto a colpi d’arma da fuoco nel tardo pomeriggio dello scorso venerdì. La polizia era arrivata sul posto dopo aver ricevuto una chiamata a causa di un veicolo abbandonato in mezzo alla strada che bloccava parte della carreggiata.

Due video, uno ripreso da un elicottero e uno dal cruscotto dell’auto della polizia, mostrano come l’uomo fosse disarmato – nonostante in principio gli agenti avessero sostenuto il contrario – e collaborativo, con le mani sopra la testa come ordinato dalle forze dell’ordine. Tuttavia, nemmeno dai video è possibile capire bene cosa succeda nei secondi prima che l’agente spari. Scott Wood, l’avvocato della poliziotta che ha sparato, sostiene che Crutcher avrebbe messo una mano in tasca in modo sospetto, provocando la reazione dell’agente.

Su quest’ultimo caso è intervenuto anche il candidato repubblicano alle presidenziali, Donald Trump. In una dichiarazione piuttosto inusuale, durante un evento in una chiesa a Cleveland Heights, Ohio, Trump si è detto «molto preoccupato». «Ho visto quell’uomo con le mani alzate – ha spiegato Trump riferendosi ai video della polizia di Tulsa – posare le mani sopra la macchina. Mi è sembrato che facesse esattamente quello che doveva fare. E sembrava un brav’uomo, forse sono un po’ influenzato dall’aver sentito la sua famiglia parlare di lui dopo i fatti… ma quell’uomo sembrava una persona che faceva quello che gli era stato chiesto di fare».

È interessante notare come Donald Trump goda di pochissimo consenso nella comunità afroamericana, schierata compatta attorno alla candidata Dem Hillary Clinton. E già da qualche tempo, Trump sta tentando di guadagnare le simpatie di questa importante minoranza etnica.

Photo Credits: Brian Blanco, Getty Images

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