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BCE, Draghi prolunga il QE fino a dicembre 2017. Restano invariati i tassi

8 dicembre 2016 – La Banca centrale europea di Mario Draghi ha prorogato l’acquisto di titoli nell’ambito del programma di Quantitative Easing fino a dicembre 2017 e anche «oltre, se necessario, e in ogni caso fino a quando il Consiglio Direttivo non veda un assestamento nel percorso dell’inflazione in linea con l’obiettivo», che è di un tasso vicino ma inferiore al 2% nel medio termine.

L’Eurotower manterrà stabile a 80 miliardi al mese il ritmo di acquisti di debito fino a marzo 2017. A partire da aprile del prossimo anno e fino a dicembre 2017 gli acquisti continueranno ma l’importo scenderà a 60 miliardi al mese.

La decisione di estendere il Qe di 9 mesi è stata presa «a larga maggioranza», ha dichiarato il presidente Draghi in conferenza stampa. Un’altra ipotesi prevedeva l’allungamento di 6 mesi invece che di 9 ma lasciando invariato il ritmo mensile di acquisti a 80 miliardi.

Il Consiglio Direttivo, l’ultimo dell’anno, ha poi deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse: il tasso principale resta al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari – ovvero quello che le banche pagano per depositare i loro fondi a Francoforte – è fermo a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale allo 0,25%.

Per quanto riguarda le stime di crescita per l’Eurozona: per il 2016 Francoforte ora si aspetta un +1,7% come nella previsione formulata a settembre, per il 2017 +1,7% da +1,6% e per il 2018 a +1,6%. Pubblicata per la prima volta la stima sul 2019, a +1,6%.

L’istituto ha inoltre alzato le stime sull’inflazione nel 2017 all’1,3%, a 1,5% nel 2018 e a 1,7% nel 2019. «Il rischio di deflazione è largamente scomparso» nell’Eurozona, ha annunciato Draghi.

In conferenza stampa, Draghi ha risposto alle domande di alcuni giornalisti che gli chiedevano di commentare la crisi del sistema bancario italiano e le ripercussioni dell’instabilità politica a seguito del referendum di domenica scorsa. «Penso che le vulnerabilità del sistema bancario e dell’Italia durino da molto tempo e che, quindi, debbano essere risolte – ha spiegato il numero 1 della Bce -. Sono fiducioso che il nuovo Governo saprà cosa deve fare e che questi problemi saranno risolti». Draghi ha quindi escluso «rischi per l’euro» dal sistema bancario italiano.

Sull’ipotesi che circola in questi giorni, ovvero di un prestito all’Italia da parte del Fondo Salva-Stati (ESM) per risolvere la questione delle banche, Draghi ha dichiarato di non saperne molto, respingendo inoltre l’accusa di alcuni critici, in particolare in Germania, che lo vogliono troppo preoccupato a sostenere i paesi più a sud, come l’Italia. «Di certo il mio lavoro non è focalizzato sui paesi dell’Europa meridionale», e ancora: «No, ovviamente no. Non siamo di parte»

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