L'ICONOCLASTA

FT – Berlusconi e Putin: la strana coppia

Pubblichiamo la traduzione di un mio articolo uscito recentemente sul Financial Times che, a partire dalle interviste realizzate per My Way: BERLUSCONI si racconta a FRIEDMAN, analizza il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin.

Nel corso di un tour in una cantina vinicola in Crimea, lo scorso mese, a Vladimir Putin e Silvio Berlusconi è stato offerto di degustare una chicca d’epoca, una bottiglia di Jerez de la Frontera vecchia di 240 anni. Il vino spagnolo, portato in Crimea durante il regno di Caterina la Grande dal conte Mikhail Vorontsov, ha un valore stimato che supera i 100mila euro.

La degustazione ha suscitato sdegno in un’Ucraina che lo scorso anno assisteva impotente all’annessione della Crimea – una regione autonoma che il governo sovietico ha trasferito sotto il controllo ucraino nel 1954 – da parte delle forze russe. I pubblici ministeri hanno formulato delle accuse contro la direttrice della cantina, sostenendo che avrebbe autorizzato il presidente e l’ex primo ministro italiano a consumare l’eredità nazionale della Crimea. Berlusconi non ha rimpianti.

“Era delizioso”, ha confidato in un’intervista il miliardario divenuto politico. “Abbiamo visitato questa famosa cantina e ci hanno chiesto di provare i loro vini. Poi, inaspettatamente, ci hanno permesso di gustare questa bottiglia di vino del XVIII secolo della quale erano molto orgogliosi. È stato fantastico”.

La relazione tra Berlusconi e Putin, la strana coppia della politica internazionale, è stata a lungo accompagnata da controversie. Per anni, i diplomatici occidentali hanno cercato di comprendere la natura della loro amicizia, con un ambasciatore statunitense a Roma che, secondo alcuni dispacci resi pubblici da Wikileaks, avrebbe ipotizzato attività commerciali losche e feste sfrenate. Berlusconi nega fermamente tali affermazioni.

Entrambi gli uomini descrivono un’amicizia che è perdurata anche dopo che Berlusconi è stato costretto a dimettersi nel 2011. Ma la loro è una relazione che sembra basarsi su interessi comuni e genuina ammirazione. Berlusconi, che conserva l’ambizione di preparare un ritorno sulla scena politica, ha cercato di costruirsi un ruolo da intermediario tra Mosca e l’Occidente. E in un momento in cui l’ex primo ministro è divenuto sempre più isolato in Italia, è apparso più disponibile che mai a difendere Putin, a sua volta visto con crescente disappunto e preoccupazione nelle capitali occidentali.

L’incontro in Crimea ha avuto luogo in un momento in cui Putin si stava preparando a intervenire militarmente in Siria mentre si relazionava nuovamente con i leader mondiali all’Assemblea generale dell’Onu di questa settimana (la scorsa per chi legge, ndr). Apparentemente, lo scopo del leader russo è di condurre una nuova guerra contro il terrorismo rappresentato dall’Isis, il gruppo radicale islamico. Tuttavia, diversi osservatori hanno individuato un obiettivo più ampio: sostenere il vacillante regime del presidente Bashar al-Assad a Damasco e indebolire il supporto occidentale nei confronti delle sanzioni imposte dopo l’intervento militare russo in Crimea e Ucraina orientale.

La mera presenza di Berlusconi in Crimea contravveniva però allo spirito delle sanzioni Ue appoggiate dal governo che un tempo guidava. Lui non è per niente dispiaciuto: “Putin sta combattendo l’Isis e i ribelli”, ha detto in un’intervista prima del discorso di Putin all’Onu, “e questa è la cosa giusta da fare in Siria”.

A una prima occhiata, i due uomini non potrebbero essere più diversi. Uno è un miliardario che si è fatto da solo, un magnate dei media, un intrattenitore divenuto il primo ministro che ha governato più a lungo nell’Italia moderna. Ha passato più di 20 anni a combattere accuse di corruzione, e in seguito di aver pagato per fare sesso con una prostituta minorenne, un’accusa da cui Berlusconi è stato assolto sei mesi fa. L’altro è il severo ex uomo del KGB, esperto di judo e specialista della destabilizzazione, divenuto un semi zar e una continua seccatura per l’Occidente.

Nel corso di molte ore di interviste, Berlusconi nega le insinuazioni secondo cui la loro relazione sarebbe basata su un intreccio di interessi economici, nonostante riconosca come la Russia sia stata a lungo un importante partner commerciale per l’Italia, specialmente per quanto riguarda l’energia. “Putin non mi ha mai chiesto nemmeno un favore, e io non l’ho mai chiesto a lui”, spiega Berlusconi.

Valentino Valentini, un collaboratore di Berlusconi che parla russo e ha osservato entrambi gli uomini da vicino nell’ultimo decennio, dice che Putin apprezza il modo in cui Berlusconi pone le relazioni personali al primo posto negli affari e nei rapporti politici. “Berlusconi è un imprenditore, un uomo d’affari”, racconta Valentini. “Magari non ama molto il protocollo diplomatico, certamente, ma ha un suo modo di affrontare la politica internazionale. Prima vuole conoscerti e stabilire un rapporto, e poi si mette a trattare le questioni sul tappeto. È un metodo completamente diverso rispetto a quello degli americani, in cui prima affronti le questioni e poi decidi se la persona che hai di fronte ti piace o no. Nelle sue relazioni con Putin, la dimensione umana conta moltissimo”.

Putin definisce Berlusconi “l’ultimo dei Mohicani” in Europa. Quando gli viene chiesto cosa intenda con questo, risponde con una descrizione in cui molti italiani che vedono Berlusconi come un politico furbo non lo riconosceranno. “Non ragiona solo di elezione in elezione. Ha una visione strategica di lungo respiro”.

Il 2 aprile del 2002, Berlusconi era ospite nella dacia di Putin a Sochi, sul mar Nero. Dopo aver bevuto del tè russo prima di andare davanti alle telecamere, i due leader si sono appartati in una piccola sala al secondo piano per discutere di un’importante questione: la creazione di un nuovo Consiglio che mettesse insieme la Russia e la Nato.

Gli Stati Uniti e la Russia avevano dichiarato formalmente la fine della Guerra Fredda nel 1992, ma Berlusconi vedeva nella creazione di un Consiglio Nato-Russia la possibilità per l’Italia di ospitare un evento dove avrebbe giocato il ruolo di impresario-in-chief. Putin era diffidente. La Nato aveva invitato sette membri dell’ex Patto di Varsavia a raggiungere la più importante alleanza militare occidentale, un atto che Mosca avrebbe in seguito descritto come una sfida provocatoria agli interessi di sicurezza della Russia. Berlusconi ha enfatizzato questo nuovo consiglio Nato-Russia parlandone come di un contrappeso all’allargamento della Nato, e ha proposto che l’Italia ospitasse la firma del trattato entro qualche settimana. Putin apprezzò l’idea. A quel punto i due uomini si sedettero e telefonarono alla Casa Bianca. Il presidente George Bush disse che avrebbe preso in considerazione l’idea di un vertice per la firma a Roma alla fine di maggio, e che avrebbe confermato l’incontro in breve tempo.

Berlusconi era molto contento. Chiamò il suo consulente d’immagine che a sua volta contattò una squadra di produttori televisivi, scenografi e tecnici delle luci. Per garantire la massima sicurezza, e un tramonto spettacolare, scelse come luogo del vertice una base militare appena fuori Roma, Pratica di Mare.

Il set si dimostrò degno del più costoso programma televisivo. Era situato al centro di una zona provvista di batterie anti-missile e caccia che pattugliavano il cielo. L’atmosfera era ancora più potente se si considera che il summit si svolgeva mesi dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre. Quando Putin e Bush arrivarono alla base aerea, questa venne chiusa.

L’immagine finale mostrava Berlusconi, affiancato dai presidenti americano e russo, firmare il documento, mentre Tony Blair per il Regno Unito e Jacques Chirac per la Francia osservavano dall’altra parte del tavolo.

“Penso che di tutte le cose che ho fatto in vita mia, potrebbe essere quella di cui sono più orgoglioso”, ricorda Berlusconi in un’intervista nella sua villa di 70 stanze alla periferia di Milano. “È davvero l’evento che ha segnato la fine della Guerra fredda”.

A posteriori, quel momento messo in scena con cura appare come il punto più alto nelle relazioni tra l’Occidente e la Russia dalla fine della Guerra fredda.

Parlando al Cremlino, Putin dice che la creazione del Consiglio Nato-Russia “è stato un positivo passo in avanti nella costruzione di rapporti di partnership tra Russia e Nato. Ha creato le condizioni per collaborare in una prospettiva a lungo termine”. “Ma purtroppo noi – e parlo di tutti, non voglio addossare la responsabilità a nessuno in particolare – non abbiamo saputo trarre pienamente vantaggio da quanto è stato fatto allora in Italia. Il trattato Russia-Nato in quanto tale è senza dubbio la piattaforma su cui costruire i rapporti, ma sarebbero stati necessari anche cambiamenti nella politica concreta e questi purtroppo non li abbiamo visti”.

Queste parole di conciliazione sono distanti dalla dura retorica dei recenti anni, quando Putin ha spesso accusato gli Stati Uniti di essere uno stato sleale che mira a cambi di regime nel Medio Oriente e capovolge le regole dell’ordine internazionale. Ultimamente, tuttavia, mentre le sanzioni economiche hanno iniziato a mordere e l’isolamento diplomatico russo si è fatto più evidente, Putin è apparso più aperto al dialogo con l’Occidente.

Berlusconi, cogliendo l’occasione, si è autonominato mediatore, suscitando di quando in quando la costernazione e l’irritazione del governo italiano, ora guidato da Matteo Renzi.

Alla fine di agosto 2015, un amico ha chiesto a Berlusconi di incontrare l’inviato speciale in Libia del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, Bernardino Léon. Berlusconi si mostrò disponibile, anche se poi la riunione non andò in porto, e in seguito partì per incontrare Putin a metà settembre, il secondo incontro con lui in meno di tre mesi.

Con il suo tipico brio, Berlusconi si riferisce a Putin come “il Numero Uno” tra i leader internazionali.

“Vladimir è l’esatto contrario dell’immagine che appare sui media occidentali. È una persona veramente sensibile, con sentimenti profondi, estremamente gentile e molto rispettoso degli altri. È un uomo dal sentire delicato”. Alzando il tono di voce, Berlusconi dice di essere “totalmente in disaccordo” con le politiche dell’Ue, degli Usa e della Nato di sanzionare la Russia per la sua annessione della Crimea e il suo ruolo nella guerra nell’Ucraina orientale, dove si è instaurata una fragile tregua.

“Il popolo della Crimea parla russo
e ha votato con un referendum per riunirsi alla Madre Russia”, dice. “Le sanzioni internazionali decise contro cittadini russi sono una politica sbagliata. Espellere la Russia dal G8 non è la risposta. Purtroppo, secondo me, la politica dell’Occidente sull’Ucraina potrebbe riportarci all’isolamento della Russia, come prima che firmassimo il trattato di Pratica di Mare. Sinceramente, in Occidente vedo oggi una totale mancanza di leadership”.

Putin, assumendo il ruolo di uomo di Stato, assicura che la Russia non permetterà che i diverbi che ha con l’Occidente riguardo all’Ucraina la trascinino in un’altra guerra fredda.

“Ci sono persone che vogliono aprire una spaccatura tra l’Europa e la Russia, o l’Ucraina e la Russia. Lo capiamo molto bene. E in certi momenti coloro che lo hanno cercato di fare sono riusciti nel loro intento. Ma questo significa solo che il nostro lavoro non è abbastanza efficiente. Non permetteremo a nessuno di trascinarci in una nuova guerra fredda, di nessun tipo. Non permetteremo che succeda”, spiega Putin.

Con la sua retorica e il viaggio in Crimea, Berlusconi sembra allontanarsi dall’Ue e schierarsi apertamente con il leader russo. Putin ha già detto apertamente che, in passato, quando la pressione era alta, Berlusconi è stato un affidabile compagno di squadra per l’Europa e per l’alleanza transatlantica, anche quando pensava che l’Occidente stesse sbagliando.

Nel caso dell’invasione dell’Iraq del 2003 da parte di Bush e la caduta di Saddam Hussein, Berlusconi confida adesso di essere stato contrario, allineato con Putin. Ha detto di aver parlato in privato con Bush per dissuaderlo, poi in seguito si è espresso in sostegno di Washington, firmando una lettera pro USA che ha segnato una spaccatura con Francia e Germania.

Durante la primavera araba e la crisi in Libia nel 2011, nessuno dei due leader era a favore dei bombardamenti condotti da Francia e Inghilterra contro il regime di Muammar Gheddafi. Berlusconi mise in guardia che il cambio di regime in Libia, ex colonia Italiana, avrebbe portato alla frammentazione del paese, alla crescita delle milizie tribali e dei terroristi jihadisti. Sia lui che Putin erano preoccupati che la Libia potesse diventare uno stato fallito in Nord Africa, un potenziale paradiso per i terroristi e l’Islam radicale – una preoccupazione che oggi appare ben fondata.

Anche oggi, riguardo alla Siria, entrambi sostengono che le politiche di Washington abbiano fallito nel comprendere la realtà culturale e storica. “Ci sono paesi che non possono essere governati con una democrazia così come noi la intendiamo”, afferma Berlusconi. “Devono essere governate con un regime, possibilmente con un leader che non sia un dittatore sanguinario. Nel mondo di oggi, in cui esiste l’Isis e stati falliti come la Siria e la Libia, è il solo modo di garantire stabilità e pace, con uomini forti che combattono il terrorismo.” Putin è intervenuto questa settimana (la scorsa per chi legge, ndr) per conto del dittatore siriano con aerei da combattimento. Non è chiaro quale sia il suo obiettivo finale, oltre ad assicurare alla Russia un ruolo nel finale di partita che avrà luogo a Damasco e consolidare la sua posizione in Medio Oriente. Quel che è certo è che può contare sul sostegno di Berlusconi.

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