L'ICONOCLASTA

Deflazione: prezzi in calo a febbraio in Italia e nella zona euro. Le cose si fanno più complicate per la Bce

29 febbraio 2016 – In Italia e in Europa torna lo spettro della deflazione. A febbraio, secondo i dati provvisori diffusi lunedì dall’Istat, i prezzi al consumo nel Belpaese sono scesi dello 0,3 per cento su base annua e dello 0,2 su base mensile. Stessa musica nell’Eurozona dove, secondo la stima flash di Eurostat, l’inflazione è tornata in territorio negativo: -0,2 per cento a febbraio contro lo 0,3 per cento di gennaio.

Cifre molto lontane dall’obiettivo della Bce di un tasso d’inflazione prossimo al 2 per cento. L’istituto di Francoforte è chiamato a riunirsi il prossimo 10 marzo: Mario Draghi, alla luce di questi dati preliminari, dovrà tirare fuori un autentico bazooka di misure straordinarie per non scontentare una seconda volta i mercati.

Ma quali cartucce rimangono nell’arsenale della Bce? Il costo del denaro è già stato portato ai livelli minimi storici e il tasso dei depositi si trova in territorio negativo. Un anno fa, Draghi inaugurava inoltre un vasto programma di Quantitative Easing: 60 miliardi al mese di acquisti di titoli di Stato dell’Eurozona e privati (covered bond e Abs) da parte della banca centrale europea per far circolare più moneta, nel tentativo di risollevare i prezzi.

Tuttavia, nonostante gli sforzi, per quanto riguarda il tasso d’inflazione la situazione è più che critica. E a causa del prezzo dell’energia le prospettive d’inflazione sul medio termine sono al livello più basso di sempre. Senza un po’ d’inflazione, manca il lievito per far crescere l’economia. Si rischia una “giapponesizzazione” dell’Eurozona, una replica del famoso decennio perduto dal Paese del Sol levante: deflazione e zero crescita. Ma qui, si tratta addirittura di più di un decennio: dal 2008 potremmo restare a bagnomaria fino al 2024! Per paesi con un alto debito pubblico, come l’Italia, si aggiunge anche un altro problema: in deflazione, mentre tutto cala, il montante del debito resta lo stesso.

Dalla riunione del 10 marzo della Bce i mercati si aspettano azioni forti. Un aumento degli acquisti mensili di titoli da 60 a 70 miliardi? Forse. Un nuovo taglio dei tassi d’interesse? Probabile. Ma ci vuole di più. Cosa difficile da fare con la resistenza persistente dei falchi della Bundesbank. Appare ormai chiaro a tutti che le politiche monetarie da sole non saranno in grado di sortire gli effetti sperati. E la politica fiscale resta ingabbiata nella camicia di forza di Maastricht, un trattato scritto nel 1992 che andrebbe aggiornato.

ULTIMI ARTICOLI