L'ICONOCLASTA

Dopo il primo CdM di Tsipras, si prepara la battaglia con Bruxelles

28 gennaio 2015 – Il neo governo greco guidato da Alexis Tsipras intende fermare il piano di privatizzazione del 30% della compagnia elettrica Public Power Company e la vendita della quota di maggioranza del porto del Pireo, entrambi cardini del programma di dismissione di beni statali concordato dai precedenti esecutivi con la Troika.

Nel primo consiglio dei ministri dopo le elezioni, che ha avuto luogo stamattina, il ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis ha dichiarato che bloccherà immediatamente il piano di privatizzazione del 30% di Public Power Company, di cui lo Stato ellenico controlla una quota di maggioranza, e della compagnia di distribuzione dell’energia elettrica.

Stoppata anche la vendita della quota di maggioranza del Pireo: l’azienda cinese Cosco, che già gestisce metà del porto, era stata scelta l’anno scorso insieme con altri quattro concorrenti come potenziale acquirente del 67% delle azioni dell’Autorità portuale del Pireo. Ma oggi il viceministro della Marina, Thodoris Dritsas, ha annunciato la volontà di bloccare tutto: «Non vogliamo vendere la quota di maggioranza dell’Autorità portuale del Pireo. L’accordo con Cosco – ha aggiunto – sarà rivisto per il bene del popolo greco».

La volontà del nuovo esecutivo è riassunta nelle parole del viceministro alle Infrastrutture Jristis Spirtzis: «La posizione del governo è fermare le privatizzazioni nelle infrastrutture per sviluppare il Paese».

Immediata la reazione in Borsa. I titoli bancari crollano (Eurobank -20%, Alpha -19% e Pireus -18%), anche se poi hanno recuperato una parte delle perdite e hanno chiuso a -12 per cento. In generale, la Borsa di Atene tocca il picco negativo di -6% per poi risalire a -3,7%. In due giorni la Borsa di Atene ha perso il 7 per cento.

In materia di lavoro, una delle prime decisioni del governo greco sarà di reintegrare i dipendenti pubblici il cui licenziamento è stato giudicato incostituzionale. Il ministro del Lavoro, Panos Skurletis, ha poi annunciato di voler «ripristinare il salario minimo interprofessionale e la tredicesima mensilità per le pensioni più basse». Queste misure, ha aggiunto Skurletis, «fanno parte del programma» con cui Syriza si è presentata agli elettori. Il cosiddetto programma di Salonicco prevede di ripristinare il salario minimo a 751 euro netti, rispetto ai 586 attuali.

Per quel che riguarda il tema del debito, Tsipras ha aperto il suo primo consiglio dei ministri dichiarando che «Non andremo ad una rottura distruttiva per entrambi sul debito: il governo di Atene è pronto a negoziare con partner e finanziatori per una soluzione giusta e duratura per il taglio del debito». Poi ha aggiunto: «Siamo pronti per affrontare le trattative (con l’Ue) in base al nostro progetto. Smentiremo le Cassandre, non provocheremo alcuna catastrofe ma nemmeno porteremo avanti la politica della sottomissione».

La Commissione Ue non si sposta di un centimetro. Il vicepresidente Jyrki Katainen ha dichiarato che gli impegni dell’esecutivo Tsipras «restano gli stessi impegni presi dal Governo verso i cittadini Ue e vanno rispettati. Pronti a collaborare ma le elezioni non hanno cambiato la situazione economica». Nessuna concessione: «Non credo che l’Eurogruppo sia disposto a fare marcia indietro sulle politiche adottate finora e che non possono cambiare in base alle elezioni», ha chiarito Katainen.

Ieri, il nuovo viceministro degli Esteri con delega agli affari economici internazionali, Euclid Tsakalotos, aveva dichiarato «irrealistico» pensare che Atene possa ripagare il suo debito: «Nessuno crede che il debito greco sia sostenibile», nessun economista può pensare «che potremo pagare tutto quel debito. È impossibile».

Nei prossimi giorni voleranno ad Atene il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz (giovedì) e il capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (venerdì).

Luna De Bartolo

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