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Friedman e Panebianco parlano di Renzi

Il politologo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera, è intervenuto così nel corso della presentazione di Ammazziamo il Gattopardo, alla libreria Coop Ambasciatori di Bologna: «Renzi parla al Paese, non parla ai giornalisti né alla classe dirigente, e questa cosa ha ovviamente grandissimo impatto e gli porta grande consenso, è un modo di comunicare che piace al Paese, giustamente. Inoltre può contare sul fatto che tiene a bada una classe politica, una classe parlamentare – che non ha portato, neanche nel caso del suo partito, lui in Parlamento – perché hanno tutti paura delle elezioni. E quindi parla come se il Parlamento non ci fosse, come se non ci fossero i vincoli che invece ci sono. Questo è anche giusto, è sacrosanto che un capo di governo dica “io intendo fare questo”. Non può rivolgersi all’opinione pubblica dicendo “guardate che io ho mille vincoli, le Regioni fanno quello che vogliono, il ministro del tesoro non controlla niente, ecc.”. Non può farlo, non può dirlo, deve gettare una speranza, deve infondere ottimismo, questo è il suo compito: se non c’è ottimismo le imprese non girano, le persone non consumano, e così via. Però bisogna anche ricordare che le qualità carismatiche hanno una caratteristica, sono temporanee. Il carisma passa, le istituzioni restano. E le istituzioni non sono favorevoli a un grande progetto».

Poi aggiunge, rivolgendosi ad Alan Friedman: «Prima parlavi del governo Prodi, dicevi “il governo Prodi tenta di fare una cosa e lo buttano giù”. Eh, in altri paesi un governo non viene buttato giù così».

Friedman: «In altri paesi non c’è Massimo D’Alema…».

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