L'ICONOCLASTA

Matteo Renzi guarda al referendum costituzionale di ottobre: «Se perdo vado a casa». Al via la campagna

2 maggio 2016 – Parte la campagna referendaria per la consultazione popolare di ottobre, quando i cittadini saranno chiamati a decidere se confermare o bocciare la riforma costituzionale (il ddl Boschi, che prevede, tra le altre cose, la fine del bicameralismo perfetto e modifiche al Titolo V sulle competenze Stato-Regioni) approvata dalla Camera il 12 aprile di quest’anno. Una volta depositata la richiesta formale di referendum, verrà quindi stabilita la data esatta in cui gli italiani dovranno recarsi alle urne.

«Nel referendum confermativo, detto anche costituzionale o sospensivo – si legge sul sito del ministero dell’Interno – si prescinde dal quorum, ossia si procede al conteggio dei voti validamente espressi indipendentemente se abbia partecipato o meno alla consultazione la maggioranza degli aventi diritto, a differenza pertanto da quanto avviene nel referendum abrogativo». Ed è il caso di questa consultazione: a vincere il referendum sarà semplicemente l’opzione più votata tra il Sì o il No alla conferma della legge.

Dal teatro Niccolini di Firenze, il primo ministro apre le danze e, accanto al lancio della campagna per il Sì, ne approfitta per rivendicare l’operato del suo governo.

«Il lavoro di questi due anni – ha spiegato dal palco – ha prodotto un cambiamento radicale ma la sfida più grande inizia adesso». «Noi vinceremo il referendum», ha dichiarato ostentando sicurezza. «Io ne sono certo, però quello che è più importante di vincere il referendum è coinvolgere gli italiani». E ancora: «Io sono in prima fila perché si capisca che da questa sfida dipende il futuro delle nostre istituzioni».

Renzi si appella ai cittadini: «Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo. Ora c’è una partita che da solo potrei anche vincere ma non basterebbe. Nel referendum la domanda è molto semplice: sì o no. Ma lì dentro c’è molto di più: c’è la riforma istituzionale», ha aggiunto argomentando che «la riforma non è contro chi ha combattuto per la libertà. Con il referendum un presidente della regione non guadagnerà più del presidente del Consiglio, ma neanche più del presidente degli Stati Uniti… Certo non si fanno le riforme per questo ma comunque…. Tutte queste cose determineranno divisione tra l’Italia che dice sì e l’Italia che sa dire solo no. Io non mi risparmio: non siamo noi a vincere questa sfida. La rottamazione non vale solo quando si voleva noi: se non riesco vado a casa. È essenziale che ognuno di voi si prenda un pezzettino e da domenica 15 maggio pubblicheremo come fare».

Il premier ha poi annunciato che «tra il 10 e il 12 maggio votiamo le unioni civili, probabilmente con la fiducia, e il 25 maggio ci sarà il voto della legge sul terzo settore».

Al suo arrivo al teatro Niccolini, al centro di Firenze, Renzi è stato contestato da un gruppo di obbligazionisti di Banca Etruria. I contestatori hanno gridato «Buffone» e «Pinocchio», esibendo cartelli in cui lamentano l’esistenza di «truffati di serie A e di serie B» e mettono in chiaro: «Siamo risparmiatori, non giocatori d’azzardo». Durante il suo discorso, il primo ministro è tornato sull’argomento: «Ad accogliermi ho trovato alcuni che protestavano, diamo il benvenuto anche a loro». «Quando mi dicono che siamo della lobby delle banche – ha ironizzato – io dico che al massimo possiamo fare la lobby dei boy scout». Poi l’affondo: «Il governo ha risolto i problemi che altri hanno creato. E lo ha fatto salvando i correntisti. Con il decreto di venerdì abbiamo messo la parola fine a quella vicenda e ora vogliamo portare le banche a dare credito».

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