Nel corso della presentazione di “Ammazziamo il Gattopardo” alle librerie.coop Ambasciatori di Bologna – insieme a Romano Prodi, Angelo Panebianco e Armando Nanni – Alan Friedman racconta la genesi del suo lavoro: «Quando ho iniziato questo libro, un anno fa, non avevo come obiettivo quello di rivelare gli scandali o i segreti di Pulcinella che l’élite sapeva ma nessuno aveva documentato. Il mio scopo era, e rimane oggi, con questo libro, scritto in modo facile ma chiaro, documentato e serio, di aiutare a far accendere un dibattito nella vita pubblica di questo Paese, sulle scelte difficili, difficilissime, dure, davanti al Paese».
E queste scelte, riguardano le riforme «necessarie», quelle riforme che «gli italiani sembrano adesso essere più disposti ad accettare, perché non c’è una bacchetta magica per la crescita o per l’occupazione».
L’Italia «è un paese importante», e «ci sono tante riforme che sono state effettuate in altri grandi paesi europei, e non parlo solo della Gran Bretagna, ma della Germania, del Nord Europa e anche della Spagna, che l’Italia per vari motivi non ha potuto o non ha voluto fare in questi ultimi anni».
«Il Gattopardo è una mentalità che nella classe dirigente del Paese, ma anche tra la gente comune, ha governato per troppo tempo». Ed è presente ancora oggi, nel momento in cui «questo giovanotto, come tanti considerano Renzi, che viene da Firenze, un po’ arrogante forse, un po’ rozzo per i gusti raffinati dei politici e colleghi giornalisti che vivacchiano nel Palazzo e nel sottobosco romano, sta cercando di dare una scossa. Le forze di conservazione in questo paese rimangono fortissime».
Poi, riferendosi al 12 marzo, alla prima conferenza stampa del presidente del Consiglio: «Quando Renzi ha presentato quello slide show, qualcuno l’ha preso in giro. Per me era un tentativo di comunicare non alle élite ma alla gente comune, e secondo me non è sbagliato dire le cose come stanno in modo semplice. Questo mio libro vuol dire questo, vuole essere semplice perché la gente è stata troppo spesso presa in giro in questo Paese».
Il Paese è in ginocchio, con «un livello di disoccupazione giovanile oltre il 42%» e «troppe persone non riescono ad arrivare alla fine del mese», «mentre un terzo degli italiani vive vicino la soglia di povertà o è a rischio di esclusione sociale».
E proprio per questi motivi, «l’Italia vuole cambiare. Non a caso ho scelto come slogan, sulla fascetta di questo libro, “la gente ha capito, l’Italia vuole cambiare davvero”».
«In questo momento c’è un’opportunità che nasce dalla disperazione, dalla frustrazione», osserva Friedman, «è un momento raro e non ripetibile nella vostra Storia, ora. Gli italiani danno il loro meglio un minuto prima di mezzanotte, e, signori, siamo a un minuto prima di mezzanotte. È ora».
«Non è contro i sindacati dire che c’è bisogno di maggiore flessibilità sia in entrata sia in uscita, è buon senso. Non è demagogia dire che chi è beneficiario di pensioni d’oro deve dare qualcosa di più in termini di contributi di solidarietà, è buon senso. Dire che è ora che ci sia una tutela della fascia più debole, che soffre davvero, con un minimo vitale, è buon senso».
Matteo Renzi, «è l’unico simbolo che io, da americano, vedo in questo momento sulla vostra scena nazionale capace di rappresentare un segno di discontinuità e di dare una scossa. E se lui fallisce il Paese avrà impoverimento, declino e il trionfo del Gattopardo per il resto della nostra vita».
Come ammazzare il Gattopardo? Usando «qualsiasi metodo che tolga i privilegi del Palazzo, qualsiasi metodo che crei un filo diretto, che sia comunicazione».