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«Il debito pubblico va ristrutturato, e, in parte, anche cancellato». Proposta choc di Lucrezia Reichlin


Intervistata da Alan Friedman a margine del workshop “The European House – Ambrosetti”, svoltosi a Cernobbio il 4 e 5 aprile, Lucrezia Reichlin propone una soluzione radicale per risolvere il problema dei debiti sovrani nell’eurozona, in particolare in un Paese come l’Italia, dove il debito pubblico ha superato la soglia del 130 per cento.

L’economista, il cui nome è circolato come papabile per la poltrona che poi è andata a Pier Carlo Padoan, inizia il suo ragionamento commentando le politiche di rigore europee: «In un’unione monetaria, avere delle regole di bilancio pubblico è inevitabile. Quindi siamo costretti dalla necessità di un maggiore rigore per rassicurare la parte dell’Europa creditrice». «Ma», puntualizza, «collettivamente l’Europa avrebbe fatto meglio a prendere tempo sull’aggiustamento del deficit fiscale». Tuttavia, secondo Reichlin, «si dà troppa importanza al problema del deficit e non sufficiente importanza al problema del debito». «Si farebbe bene a ragionare in Europa a forme di ristrutturazione che ci potrebbero dare un respiro, la possibilità di rientrare sui livelli richiesti dall’Europa, intorno al 60 per cento, con meno fretta» sostiene la Reichlin.

Lucrezia Reichlin non ha alcun dubbio: «Il debito italiano va ridotto». Normalmente, spiega, «il debito si riduce crescendo». Ma «siccome il tasso di crescita in Italia è basso, credo sia inevitabile pensare a una parziale ristrutturazione del debito. Non credo che ce la possiamo fare solo con la diminuzione della spesa, e ovviamente non aumentando le tasse perché siamo al limite della sopportazione». «L’Europa deve ragionare sulla possibilità di permettere ai Paesi che sono a un livello di debito molto alto di ristrutturare una parte di questo debito in cambio di contropartite». E anche di anche immaginare “write-offs”.

Ovvero: «Una parte del debito non si paga, si rimanda nel tempo, si fa un accordo con i creditori, come d’altro canto si è fatto con la Grecia». Ben vengano anche le privatizzazioni «con criterio», ma «dato il livello del nostro debito, i numeri non sono sufficienti a risolvere questo problema. Meglio pensare a una soluzione di medio-lungo periodo». «I meccanismi di risoluzione del debito ci sono ovunque, l’Europa non può continuare a non darsi un meccanismo di risoluzione del debito».

E questo per due ragioni: «Primo perché in un’unione monetaria, non avendo possibilità di svalutare il problema del debito è un problema molto più grave. Secondo perché in un’unione monetaria si è molto di più a rischio di contagio. Quindi questo è un problema collettivo, non solo dell’Italia ma anche della Germania».

L’idea è un «rischedulamento» del debito che allunghi di molto le maturità, ad esempio fino a 30 anni, per alleggerire la pressione, «ma questo – avverte l’economista – non può farlo l’Italia da sola, deve essere fatto nell’ambito di una revisione, bisogna stabilire delle regole per tutti su possibili ristrutturazioni del debito quando si va oltre un certo livello».

Una soluzione politicamente praticabile? Ci sono forti dubbi sulla possibilità che la Germania possa accettare un simile meccanismo: «Penso che ci saranno molte resistenze – ammette Reichlin – ma prima o poi si arriverà a una soluzione di questo tipo. Queste cose è meglio farle presto che in coda».

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