L'ICONOCLASTA

Non illudiamoci: non ci saranno nuovi posti di lavoro in Italia nel breve termine.

7 settembre 2013 – Qui a Cernobbio oggi c’è meno fuffa del solito e più sostanza. I relatori dicono come stanno davvero le cose, per una volta.

Ad esempio, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha ammesso che «siamo ancora ben lontani da dove vorremmo essere, specialmente dal vincere la battaglia per l’occupazione». Van Rompuy ha anche citato un proverbio olandese che descrive perfettamente il sentimento dei cittadini-consumatori in Europa: «La fiducia se ne va a cavallo e torna a piedi».

E poi c’è il commissario europeo Joaquín Almunia, che conferma quello che stiamo dicendo da due giorni su questo blog: «È vero», dice, «le ultime cifre di Eurostat mostrano alcuni progressi macroeconomici. Ma in questo momento abbiamo una crescita più bassa di quel che servirebbe per creare posti di lavoro, per sovvenzionare il welfare e finanziare investimenti in infrastrutture».

Già. Dopo le previsioni di Saccomanni sulla ripresina dietro l’angolo, si comincia a tornare sulla Terra.

Anche l’economista Paolo Savona ha rilevato come sia impossibile creare nuovi posti di lavoro in Italia con una ripresa più bassa del 3 percento, soglia che non verrà lontanamente sfiorata né nel 2014 né nel 2015. «C’è una politica del rigore in Europa – ha commentato – ma nessuna vera risposta su come ottenere la crescita. Non ci può essere equilibrio o crescita o occupazione se a livello europeo c’è rigore e a livello nazionale non c’è una risposta adeguata».

Domani, qui a Cernobbio, il presidente del Consiglio Enrico Letta parlerà sicuramente con orgoglio di come l’Italia, dopo il G20, non sia più una sorvegliata speciale, di come tutti apprezzino gli sforzi fatti e le riforme varate nel Paese. È giusto che un politico parli così. Ma qui, sul pianeta Terra, le cose sono un po’ più difficili per i comuni mortali.

Come mi ha confidato l’ex presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, anche lui a Cernobbio, «il livello della disoccupazione giovanile è una disgrazia. Ci vogliono riforme più dure e una politica per la crescita».

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