In questa puntata di Ammazziamo il Gattopardo, Alan Friedman è tra Roma e Lucca cercando di capire, con l’aiuto di Giuliano Amato, Paolo Mieli e Luca Ricolfi, chi ha la responsabilità della legge sul titolo V della Costituzione (che nel 2001 ha notevolmente esteso le competenze delle Regioni) e in che modo rimediare a quello che il giornalista americano considera «uno dei più grandi, enormi errori della storia recente».
«I governi di centrosinistra – spiega Friedman – hanno tentato di giocare d’anticipo contro Bossi e la Lega cercando di essere più realisti del re, cercando di essere più federalisti di Bossi, dando tante competenze finanziarie, tanti poteri alle Regioni». Dato che questi soldi «sono spesi male, gestiti male dalle Regioni», Friedman auspica non solo che vengano adottati i costi standard per la Sanità, ma che tante competenze tornino a una regia centrale.
Ma chi era colpevole, chi ha la responsabilità di «questo pasticcio che paghiamo ancora oggi»? Al momento della riforma del titolo V, nel 2001, a Palazzo Chigi c’era Giuliano Amato ma lui fu sfavorevole, puntualizza l’attuale giudice della Corte costituzionale: «Quando questo accadde, il centrosinistra si era dotato di un leader, candidandolo come candidato alle successive elezioni, e questo leader non era il presidente del Consiglio in carica».
Così, continua il racconto di Amato, «il nuovo leader della coalizione ritenne che per galvanizzare la maggioranza in vista delle elezioni fosse necessario portarla ad un successo parlamentare contro l’opposizione, e così spinse perché il titolo V venisse approvato, e venisse approvato dalla maggioranza contro l’opposizione. La nostra opinione di governo non era favorevole a questo» Paolo Mieli esprime però delle perplessità sulle responsabilità attribuite a una sola persona. «Chi erano gli uomini che hanno creato questa ideologia della spesa dissennata? Perché che Francesco Rutelli, da solo “insaccasse” un insieme di dotti, di persone responsabili e li portasse a fare un passo come quello del titolo V, che costituiva un precedente nella storia di questo ventennio, una costituzione cambiata su un punto non irrilevante con pochi voti di maggioranza..»
Secondo Luca Ricolfi, sociologo e editorialista di La Stampa, «non c’era un responsabile in particolare. La politica della sinistra è sempre stata quella di fare quel che fosse elettoralmente conveniente, allora tutti erano consapevoli che fosse conveniente contrastare Bossi e le sue idee più o meno secessioniste». Nell’ottica di una nuova riforma «la priorità delle priorità», spiega Ricolfi, «è eliminare tutti i casi in cui c’è una concertazione di più livelli istituzionali, le competenze vanno divise nettamente».
Friedman chiude la puntata con la speranza che il nuovo intervento sul Titolo V, frutto dell’accordo del Nazareno, sarà efficace nel togliere tante competenze finanziarie alle Regioni, creando una regia centrale che potrebbe essere più trasparente e più economica, risparmiando fino a 10-11 mld all’anno.