L'ICONOCLASTA

Trump-Biden, il bugiardo e il pugile suonato

Il tycoon maneggia la tv come in un reality, snocciola menzogne, è a suo agio. I dem hanno sbagliato a volere il duello, rischiano di perdere anche il Congresso

Il mio articolo su La Stampa

Per Biden è stato un disastro. Una performance orribile. Aveva un aspetto e una voce tremendi. È stato sconclusionato e incoerente. Dopo pochi minuti sul palco, già inciampava nelle parole, apparendo debole, vecchio, confuso. Ha detto cose incomprensibili. Ha perso ripetutamente il filo del discorso. Si è corretto nel bel mezzo di una frase. Alle volte è apparso bloccato. Mentre Biden lottava sul palco per 90 minuti come un pugile suonato, i vertici politici del Partito democratico si scambiavano telefonate frenetiche, spaventati da quello a cui stavano assistendo. La performance patetica di Biden ha fatto venire subito una fifa blu al Partito democratico. Vero e proprio panico.

Nel frattempo, per tutta la durata del dibattito Trump è stato un bugiardo seriale, ha sputato fuori una balla dopo l’altra, ma è rimasto calmo e il 67 per cento degli elettori americani intervistati subito dopo la fine del dibattito ha detto che il vincitore palese dell’incontro è stato lui. Ha giovato che i moderatori della Cnn abbiano permesso a Trump di cambiare argomento, eludere le risposte ad alcune domande e dire vere e proprie falsità, senza nessun tipo di verifica dei fatti. Biden, invece, ha borbottato le sue risposte con un debole filo di voce.

E così, la partecipazione al dibattito – che i consiglieri di Biden speravano potesse dissipare i diffusi timori relativi alla sua età e mostrare alla nazione un presidente degli Stati Uniti energico e lucido – ha sortito l’effetto contrario. Ha reso la sua età e la sua idoneità a ricoprire il ruolo di presidente le questioni centrali della campagna e ha fatto scattare la richiesta di desistere dal suo intento presentatagli dai democratici in preda al panico.

Seguire il dibattito è stato penoso e straziante. Trump ha detto falsità su falsità, ma con tranquillità e senza alzare la voce. Ha mentito sull’inflazione, ha mentito sui migranti, ha mentito su Biden, ma ha fatto tutto ciò con grande convinzione. Ha accusato Biden di voler autorizzare l’aborto al nono mese di gravidanza e ha detto, con un orribile giro di parole, che Biden vuole «strappare il bambino dall’utero materno al nono mese e ucciderlo». Tuttavia, Trump ha pronunciato perfino queste parole provocatorie con un tono di voce abbastanza controllato, da ex star dei reality televisivi. Trump conosce bene i tempi della tv, sa come modulare la sua apparizione, sa come essere tagliente con una battuta, e giovedì sera ha usato tutte queste tecniche, facendo apparire Biden come suo nonno.

Di solito, i dibattiti non spostano un voto da una parte o dall’altra: questa volta potrebbe essere l’eccezione. La scommessa dei consiglieri della sua campagna – riuscire a presentare un Biden tonico e forte – è miseramente fallita. È diventata un boomerang. Vale la pena capire quanto siano andate male le cose per Biden così da riuscire a comprendere anche perché i democratici sono nel panico per la sua candidatura. Si presumeva che Biden riuscisse a presentare la campagna elettorale per la presidenza come una scelta tra lui, leader irreprensibile, e Trump, criminale già condannato con un comprovato curriculum di imbrogli e abusi sessuali nei confronti delle donne. Non è andata così. Si presumeva che Biden riuscisse a offrire un’energica difesa dei diritti riproduttivi delle donne e ad affascinare le elettrici presentandosi nelle vesti di colui che ne avrebbe difeso l’accesso all’aborto. In verità, Biden è apparso in difficoltà e confuso, quando ha parlato di aborto. Ha sprecato l’occasione. Poi, quando Biden ha dato del delinquente condannato a Trump, il tycoon newyorchese ha semplicemente risposto «tuo figlio è un delinquente condannato» e ha promesso che lo stesso Biden potrebbe essere processato quando lascerà la Casa Bianca, quasi una forma di “ritorsione”.

Biden può essere sostituito veramente? I sondaggi dicono che, qualora il governatore della California Gavin Newsom, un carismatico democratico di 56 anni, prendesse il suo posto, la vittoria su Trump sarebbe più semplice. Newsom potrebbe sconfiggere Trump più agevolmente di Biden, che resta dietro Trump nei sei swing states, gli Stati che decideranno il vincitore a novembre.

Malgrado gli inviti a Biden di ritirarsi, mi sorprenderebbe se ciò dovesse accadere. L’ultima volta che un presidente democratico in carica è stato sfidato all’interno del suo stesso partito per la nomination è stato nel 1968, all’apice della guerra del Vietnam. Buona parte dell’America era contraria alla guerra e al presidente Lyndon Johnson, subentrato dopo l’assassinio di John F. Kennedy. Il senatore Bobby Kennedy sfidò Johnson e quest’ultimo ritirò la sua candidatura. Quello, comunque, fu un momento estremamente insolito della Storia americana.

Oggi, se Biden dovesse fare un passo indietro, i democratici temono che l’incapace vicepresidente Kamala Harris potrebbe farne uno avanti, e lei è ancora più debole di Biden. Fino a questo momento Newsom ha appoggiato Biden dicendo: «Non si fa dietrofront per la performance in un unico dibattito». Il governatore della California sembra appagato di aspettare fino al 2028 prima di organizzare una corsa alla Casa Bianca. Se, per qualche motivo, Biden dovesse ritirare la sua candidatura, il candidato naturale sarebbe lui. Ma è assai improbabile che questo accada, secondo me.

Del resto, sul breve periodo Biden non avrà occasione di un altro faccia-a-faccia con Trump per una rivincita. Il prossimo dibattito è fissato a settembre, proprio quando Hunter Biden sarà processato per evasione fiscale.

Nei prossimi giorni, la campagna per l’elezione del presidente si farà ancora più surreale rispetto a quanto già non è. L’11 luglio Trump dovrà presentarsi in tribunale a New York per la lettura della sentenza, dopo essere stato giudicato colpevole di 34 capi d’accusa per un pagamento illecito di 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels. La Convention dei Repubblicani a Milwaukee inizierà appena quattro giorni dopo. Adesso, invece, è probabile che da un momento all’altro Trump annunci il nome di chi ha scelto come suo candidato alla vicepresidenza: quando lo farà, sarà un’ennesima occasione per dare slancio alla sua campagna e apparire più dinamico dell’uomo che egli chiama “Sleepy Joe”.

Ciò che spaventa maggiormente è che la Corte suprema degli Stati Uniti sta per decidere, su richiesta di Trump, se riconoscere l’immunità dal processo per istigazione dell’insurrezione del 6 gennaio e per aver rubato documenti top secret e averli nascosti a Mar-a-Lago. Se gli amici militanti di estrema destra di Trump della Corte l’avranno vinta, Trump potrebbe finire per ottenere qualche forma parziale di immunità o un provvedimento che rinvierebbe ogni suo processo di molti mesi, fino a dopo le elezioni di novembre.

Il piano di Trump è vincere le elezioni e poi mettersi al riparo da qualsiasi ulteriore rischio legale abusando del suo potere di presidente e dare mandato al ministro della Giustizia di depennare i suoi procedimenti penali. Una cosa del genere potrebbe accadere sul serio in America? Sì.

Donald Trump può convincere sul serio l’America di essere un uomo migliore di Joe Biden e attaccare impietosamente il presidente degli Stati Uniti dandogli del vecchio stanco e ridicolo, non all’altezza dell’incarico? Sì.

Il movimento Maga dei repubblicani di Trump potrebbe vincere non soltanto la corsa alla Casa Bianca, ma acquisire anche il controllo di entrambe le camere del Congresso? Sì, è abbastanza possibile.

Cerchiamo di essere chiari: Trump è già in testa rispetto a Biden negli Stati chiave decisivi per l’elezione. La débâcle di Biden di giovedì rafforzerà il sostegno a Trump e aumenterà le possibilità di vittoria a novembre di quest’ultimo.

Traduzione di Anna Bissanti

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