L'ICONOCLASTA

Condono, quota 100, reddito di cittadinanza e tagli alle pensioni d’oro. La manovra a Bruxelles

16 ottobre 2018 – Il Draft Budgetary Plan, il piano di Bilancio dell’Italia, è sul tavolo della Commissione. Nella serata di lunedì, dopo una giornata di trattative durissime tra i due partiti della maggioranza, in particolare sulla cosiddetta “pace fiscale” (leggi: condono), la – cosiddetta anch’essa – “Manovra del Popolo” riceve l’ok del CdM e, come da tabella di marcia, è stato inviato a Bruxelles prima dello scoccare della mezzanotte.

«La Logica della manovra è quella illustrata nella Nadef – ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria -: riflette quanto era lì contenuto sia negli obiettivi di deficit, come ovvio, che nei contenuti. I principali sono l’eliminazione dell’aumento Iva previsto nella legislazione vigente, il finanziamento del reddito di cittadinanza e della correzione della Fornero per la possibilità di andare in pensione un po’ prima per superare problemi di turn over. Ci sono provvedimenti fiscali a favore soprattutto delle piccole imprese».

Il documento, come già annunciato, prevede per il 2019 uno scostamento di 1,6 punti tra il deficit programmatico fissato al 2,4% rispetto allo 0,8% previsto nel Def redatto dal precedente governo. Il deficit a politiche invariate toccherebbe invece l’1,2% con un divario dello 0,4%. «Il governo italiano – è scritto nel piano di Bilancio – intende riprendere il percorso di riduzione del deficit per il pareggio di bilancio dal 2022 in avanti. Se il pil reale e la disoccupazione, in termini di unità di lavoro, ritornano a livelli pre-crisi prima del 2021, l’aggiustamento strutturale del Bilancio può essere accelerato». Una speranza che, secondo la stragrande maggioranza degli economisti è destinata a scontrarsi con la dura realtà: in pochi credono che le stime di crescita su cui il governo ha basato la sua manovra – dell’1,5 nel 2019, dell’1,6 nel 2020 e dell’1,4 nel 2021; numeri sonoramente bocciati dall’Ufficio parlamentare di Bilancio – possano davvero realizzarsi.

Una manovra da circa 36 miliardi, che comprende la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva per il 2019, l’introduzione di quota 100 ma all’interno di paletti rigidi – probabilmente si partirà dalla combinazione 62 anni di età e 38 di contributi -, reddito di cittadinanza e riforma dei centri per l’impiego, e l’estensione del regime forfettario del 15% alle partite Iva fino a 65mila euro – e forse del 20% fino a 100mila.

All’interno della manovra entra anche la misura della discordia, il condono. Certo, con paletti e limiti, ma di condono si tratta. Le dichiarazioni dei redditi, relative agli anni che vanno dal 2013 al 2017, potranno essere integrate con una documentazione aggiuntiva che dovrà essere presentata all’Agenzia delle Entrate, attraverso la quale il contribuente potrà far riemergere le somme non dichiarate, fino a un massimo del 30% e con un tetto di 100mila euro. In che modo? Beneficiando di una grandissima agevolazione, ovvero pagando solo il 20%. Un condono da manuale. Nonostante la soglia sia scesa a 100mila euro – la proposta leghista iniziale poneva il tetto a 1mln di euro – per il M5s si tratta certamente di una sconfitta.

Confermato inoltre l’aumento delle tasse per banche e assicurazioni, la sforbiciata ai fondi per l’immigrazione e il taglio alle pensioni d’oro che superano la soglia dei 4.500 euro netti, misura, quest’ultima, che dovrebbe portare nelle casse dello stato circa un miliardo in tre anni.

Con l’arrivo del Dpb a Bruxelles inizia ora il dialogo concreto sulla manovra con la Commissione, che vigila sul rispetto da parte dei paesi dell’Unione dei vincoli previsti dai trattati comunitari. Poi, il 20 ottobre, c’è la presentazione ufficiale in parlamento della legge di Bilancio. Importanti anche le date del 26 e 31 ottobre, quando rispettivamente Standard & Poor’s e Moody’s esprimeranno il loro giudizio – il racing – sui conti pubblici dell’Italia. poi, entro il 30 novembre, è atteso il giudizio della Commissione Ue. E infine, entro il 31 dicembre, pena l’avvio dell’esercizio provvisorio, la manovra dovrà ricevere il via libera definitivo da parte del parlamento.

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