L'ICONOCLASTA

Quell’odio di Donald Trump per la stampa libera

Il fatto che a Donald Trump non piaccia la libertà di stampa è chiaro a tutti da tempo. A cominciare dal suo primo mandato nel 2018, il controverso presidente degli Stati Uniti ha definito la stampa «nemica del popolo».

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Così dicendo è entrato a far parte della schiera dei dittatori più famosi del secolo scorso – tra cui Hitler e Stalin – che, come è risaputo, attaccarono, insultarono, arrestarono e in qualche caso assassinarono giornalisti che consideravano troppo indipendenti, troppo critici.

Questa settimana, però, l’odio di Trump per la libertà di stampa ha toccato il fondo e lui ha iniziato a colpire ancora più in profondità. Quando ha parlato alla conferenza stampa al vertice della Nato all’Aja, Trump ha preso di mira quattro giornalisti della Cnn e del New York Times che avevano firmato articoli riguardanti un’intelligence degli Usa secondo cui i bombardamenti in Iran non hanno “obliterato” il programma nucleare di Teheran, ma lo hanno soltanto danneggiato e rallentato di qualche mese. Quando Trump ha saputo che la direttrice della National Intelligence, Tulsi Gabbard, aveva espresso dubbi su quanto tempo manchi all’Iran per mettere a punto la bomba nucleare, l’ha liquidata dicendo: «Non mi interessa quello che dice. Ha torto».

Quando i giornalisti del New York Times e della Cnn hanno citato fonti di intelligence statunitensi che esprimevano dubbi sulla portata dei danni arrecati dal bombardamento di Trump, il presidente ha avuto uno scoppio d’ira. «Sono feccia» ha detto. Poi ha aggiunto: «La Cnn è feccia. Il New York Times è feccia. Msnbc è feccia». L’odio nei suoi occhi era palese. La violazione di un ennesimo caposaldo della democrazia americana – la stampa è libera di scrivere quello che vuole – è ovvia.

Mentre Trump inasprisce il suo approccio autoritario al governo, è inquietante assistere a sempre più attacchi specifici, personali e profondamente ingiusti alla libertà di stampa. Altrettanto inquietante, però, è vedere questo aspirante autocrate prendere di mira Harvard e altre università, l’indipendenza del sistema giudiziario e chiunque si metta sulla sua strada.

L’America, come ho detto in precedenza, è nei guai.

Traduzione di Anna Bissanti

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