L'ICONOCLASTA

Disordine globale e mediocrità: lo sguardo di Alan Friedman

Il noto giornalista e saggista statunitense è molto critico sulla seconda presidenza di Donald Trump – «I pilastri che hanno retto il mondo dopo la Seconda guerra mondiale sono andati in frantumi e non sarà facile ricostruirli molto presto»

L’articolo di Generoso Chiaradonna sul Corriere Del Ticino

Alan Friedman non ha bisogno di presentazioni. È un volto noto della televisione italiana, dove è spesso ospite in qualità di opinionista e commentatore di politica internazionale. Ha avuto una parentesi pop nell’autunno dello scorso anno, partecipando alla trasmissione Ballando con le stelle. «Grazie a quella partecipazione ho perso venti chili e di questo sono molto orgoglioso», afferma.

Dal 1979 al 1993, tra le altre cose, è stato una firma autorevole del «Financial Times», corrispondente dall’Italia e dagli Stati Uniti. È autore di libri di successo come Questa non è l’America: le rivelazioni shock, le storie inedite e i retroscena che svelano i segreti del Paese di Trump (Newton Compton Editori), scritto all’inizio della prima presidenza di Donald Trump nel 2017. Alla fine dello scorso anno è uscito La fine dell’impero americano. Guida al Nuovo Disordine Mondiale (La nave di Teseo), ideale seguito della seconda presidenza Trump.

In Italia Friedman è interpellato soprattutto su questioni americane ed è – non lo nasconde – molto critico nei confronti del presidente Donald Trump e del suo entourage. «Sono tutti yes-man che fanno affari sfruttando la loro vicinanza politica e di amicizia all’attuale presidente», ha risposto nel corso della breve chiacchierata che ha preceduto l’incontro organizzato da UBS Ticino martedì sera. Incontro durante il quale, intervistato prima da Marco Dell’Acqua e poi da Luca Pedrotti, direttore regionale di UBS, Friedman non si è sottratto a un’analisi lucida di questi anni «trumpiani».

«I danni alla democrazia americana sono strutturali e temo non saranno sufficienti una o due generazioni per eliminarne le scorie», ha affermato.

Un giovanissimo Alan Friedman ha però conosciuto da vicino il potere di Washington, avendo collaborato con l’amministrazione di Jimmy Carter. È mai possibile che, nel caso di Donald Trump, non ci sia nessuno vicino a lui che lo moderi nelle scelte politiche? In fondo le decisioni prese a Washington hanno un impatto sul resto del mondo.

Ordine mondiale in frantumi

«Trump ha rotto l’ordine mondiale, non c’è più, è in frantumi. Sono state superate le istituzioni che hanno retto il mondo dal 1945: Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, ONU, OMS eccetera», risponde Friedman.

«Detto ciò, quando alla fine degli anni ’70 ho visto da vicino i meccanismi del potere presidenziale, ho deciso di diventare giornalista perché ero deluso da ciò che avevo vissuto alla Casa Bianca. Ero soltanto un junior che portava la valigia al ministro, ma ho visto tanta mediocrità a tutti i livelli del governo e anche al Pentagono, che dovrebbe essere super efficiente per definizione. Ho visto rapporti quotidiani classificati top secret dalla CIA che dovrebbero essere letti dal presidente e che non sempre lo sono. Non di certo dall’attuale inquilino della Casa Bianca», afferma Friedman, che prosegue: «Ho capito, da ventenne, che la gestione del potere dipende dalla qualità degli esseri umani. È una cosa che ho imparato anche quando, a 25 anni, ero banking editor del “Financial Times” e ho incontrato i CEO delle principali banche del mondo: la mediocrità è ai massimi livelli del potere. Non si immagina quanto fosse rilevante la mediocrità nell’amministrazione Carter e – a mio avviso – anche nell’amministrazione Obama, come dimostrato nella gestione delle primavere arabe».

Arriviamo a oggi. «La domanda, per usare un termine molto americano: “Non ci sono adulti nella stanza?” oppure: dove sono gli argini per evitare che si sbandi?». «Nel primo mandato di Donald Trump c’erano diversi adulti nella stanza, nell’Ufficio Ovale, e si sono però dovuti dimettere tutti uno dopo l’altro, da Rex Tillerson, segretario di Stato, al generale John Francis Kelly, capo di gabinetto della Casa Bianca. Addirittura un falco di destra come John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, non poteva sopportare le cose», continua Friedman, ricordando anche che ci fu chi denunciò la volontà di Trump di ordinare all’esercito di sparare sulla folla durante le manifestazioni del giugno 2020 a Lafayette Park, davanti alla Casa Bianca. Una situazione che ricorda le recenti sommosse di Los Angeles in California.

Intreccio tra affari e politica

Prosegue il giornalista: «Un adulto nella stanza oggi c’è. Si tratta di Susan Wiles, capo di gabinetto: pragmatica, ragionevole, intelligente, timida. Non si presenta mai davanti alla stampa. Non ci sono tante foto di lei. Ed è – si dice a Washington – colei che ha fatto allontanare Elon Musk. Lei è un “adulto nella stanza”. Ma non basta, perché abbiamo un alcolista, accusato di molestie sessuali, a capo del Pentagono (Pete Hegseth, ndr), l’uomo che ha illegalmente mandato i marines a Los Angeles in questi giorni. Abbiamo il ministro della Salute (Robert F. Kennedy Jr., ndr) che ha licenziato tutti gli scienziati pro-vaccini ed è un convinto no-vax. Per non parlare di chi si occupa di Giustizia, di sicurezza in Medio Oriente, o di chi consiglia Trump sul commercio internazionale e quindi sui dazi. «Peter Navarro è un amico intimo di Trump, che è andato in prigione per i fatti del 6 gennaio 2021, mentre Howard Lutnick, segretario al Commercio, è un palazzinaro di New York che gioca a golf da 30 anni con Trump».

«Questo intreccio di affari e politica – conclude Friedman – è solo il sintomo di un malessere che spacca la società americana da decenni. Hitler in Germania non sarebbe arrivato al potere senza un humus culturale adatto. La stessa cosa sta succedendo negli USA».

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