L'ICONOCLASTA

Bye-bye Larry Summers, sessista e uomo della deregulation sfrenata. Il preferito di Obama per il timone della Fed si ritira. Meno male.

16 settembre 2013 – Durante il weekend avevo scritto un editoriale contro la nomina di Larry Summers a capo della Federal Reserve. Stanotte si è chiamato fuori dai giochi. Meno male. Segue l’articolo di sabato.

14 settembre 2013 – Ieri ho scritto sul comportamento confusionario di Barack Obama nel caso Siria: le ultime notizie ci dicono che il Presidente e il Segretario di Stato John Kerry stanno cercando di fare buon viso a cattivo gioco, unendosi alla Russia nel mettere Assad sotto pressione per persuaderlo a consegnare le armi chimiche. Vedremo.

Ma oggi vorrei parlarvi di una nuova polemica che rischia di innescarsi a Washington in questi giorni. La questione riguarda la nomina, che Obama sta per fare, del prossimo governatore della banca centrale americana, la Federal Reserve.

Il mandato dell’attuale capo della Fed, Ben Bernanke, scade a gennaio. Bernanke è stato bravo, non bravissimo ma bravo, a condurre una politica monetaria durante questi ultimi anni di crisi finanziaria e di difficoltà per l’economia americana.

La politica di Bernanke – tenendo bassi i tassi d’interesse e stampando denaro – ha funzionato nel senso che ha evitato una depressione. Dall’altro lato, credo che la ripresa americana, anche se sicuramente più forte di quella in Europa, non sia ancora convincente.

Detto questo, arriviamo al punto. Due nomi stanno circolando per la nomina che Obama è chiamato a fare: la rispettatissima e brava attuale vicepresidente della Fed, Janet Yellen – da me preferita – e il controverso Larry Summers, ex consigliere economico di Obama, ex ministro del Tesoro di Bill Clinton ed ex presidente di Harvard, sfiduciato e costretto alle dimissioni nel 2006 per commenti sessisti.

Larry Summers non è stato ancora designato, e se fosse scelto dovrebbe prima essere approvato dalla Commissione bancaria del Senato USA. Tuttavia, già in questi giorni, ben quattro su dodici senatori democratici hanno annunciato che in caso di nomina voterebbero contro Summers.

Perché così tanta opposizione, al Senato come sulla stampa americana, contro Summers?
Per ottimi motivi:

1. Ardente sostenitore della financial deregulation, molti americani vedono in Summers l’uomo che ha contribuito all’uso selvaggio di derivati e mutui subprime, che hanno avuto un ruolo decisivo nel crollo della Lehman Brothers e nella crisi finanziaria mondiale. E hanno ragione.
2. Ad Harvard, come altrove, Summers è sempre stato una figura divisiva. E i suoi commenti maschilisti erano inaccettabili.
3. Non è diplomatico, non crea consenso. Ha modi bruschi e un carattere ruvido. È un uomo brillante, molto, ma anche arrogante e borioso. Il Presidente della Fed deve unire, deve restare calmo e pacato, non deve dividere.

La nomina di Summers creerebbe una battaglia nel Senato, tra Democratici e Repubblicani ma anche all’interno dello stesso partito di Obama. E tutto questo in un momento in cui i problemi del deficit e del debito americano stanno per venire di nuovo a galla, in un momento delicato per le sorti della ripresa USA.

Larry Summers? No grazie.

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