Scrosci di applausi per la première di “Giovanni Da Verrazzano: From the Renaissance to New York City”. Al Paley Center, un red carpet di vip e un talk post proiezione sulla figura storica del navigatore-umanista fiorentino
Giovanni Da Verrazzano, un navigatore rinascimentale forse meno conosciuto di Colombo, Caboto e Vespucci, ma non di meno importante per le prospettive che le sue esplorazioni aprirono nel campo della geografia e della cartografia moderna. Da oggi tuttavia molti newyorkesi sanno anche che Da Verrazzano è molto di più del coraggioso esploratore-umanista che, primo fra gli europei, solcò i mari, tra Staten Island e Brooklyn, risalendo la baia dove sarebbe sorta l’iconica metropoli americana. E non è un caso se porta il suo nome uno dei ponti sospesi più lunghi del mondo, quello sotto cui passa la maggior parte del traffico marittimo diretto a New York e in New Jersey.
La sua vita avventurosa è stata brillantemente ricostruita nel primo docufilm a lui dedicato – “Giovanni Da Verrazzano: Dal Rinascimento a New York City” – proiettato, in anteprima nazionale, nella Grande Mela in concomitanza con il 500mo anniversario dell’avvistamento, il 17 aprile del 1524, dell’odierna Manhattan da parte dell’esploratore di Greve in Chianti.
Una pellicola prodotta dal giornalista americano Alan Friedman e Beaver Lake Pictures, in collaborazione con Rai Documentari, che finalmente tributa al personaggio – interpretato dall’attore Carlo Jr Perdersoli – onori che per secoli gli furono negati: Francesco I di Francia che (solo in parte) aveva finanziato la spedizione, all’epoca era ‘distratto’ dalle sue guerre in Europa e troppo a corto di denaro per poter valorizzare le scoperte di Verrazzano o continuare a sostenerle. Dai suoi preziosi resoconti, scritti con dovizia di particolari, saranno altri esploratori, al soldo di altri sovrani, a trarre benefici e gloria.
Circostanze storiche avverse che in, buona sostanza, fecero calare il sipario anche su chi rese concretamente possibile la spedizione: il banchiere fiorentino Antonio Gondi che vi contribuì, nel 1523, prestando i primi 700 scudi e spendendosi personalmente, con Francesco I di Francia, per convincerlo a cofinanziare l’impresa.
Da Verrazzano in realtà, ha chiarito Friedman parlando del suo progetto, “fu in molti modi più importante di Cristoforo Colombo”. E, infatti, sono stati piccoli ma non secondari “scoop storici” come quelli raccontati sul grande schermo a conquistare letteralmente il selezionatissimo pubblico di New York in una soirée orgogliosamente organizzata dalla National Italian American Foundation (Niaf) che ha visto una nutrita rappresentanza di politici e diplomatici italiani, con le alte cariche delle principali organizzazioni italoamericane affollare il Paley Center.
La proiezione, anticipata dalla stampa locale e attesa con grande curiosità, ha raccolto lunghi applausi da parte di un pubblico, tanto coinvolto quanto sorpreso da un’opera che, attraverso testimonianze e documenti del tempo, mette in luce il ruolo fondamentale del navigatore nel collegare Europa e America del Nord. Un’opera che ci riconsegna l’immagine, assolutamente contemporanea, di un giovane eroe del suo tempo, pieno di sogni e sete di conoscenza.
E così, dopo lunghi applausi, non sono mancate le domande agli ‘addetti ai lavori’: Alan Friedman e il regista Giuseppe Pedersoli (figlio di Bud Spencer) con il marchese Bernardo Gondi, discendente diretto del banchiere che accordò il primo prestito a De Verrazzano, il governatore della Toscana Eugenio Giani, grande appassionato di storia e Massimo Panizzi, comandante dell’Istituto Geografico Militare (Igm) dove tuttora sono conservate le prime mappe tracciate sulla base delle descrizioni rese dal navigatore. Perché – spiega Panizzi – “De Verazzano fu senza dubbio il primo esploratore a dare sostanza alle conoscenze geografiche del tempo, di fatto arricchendole con dettagli sui territori, sulla loro morfologia ma anche sulle popolazioni che li abitavano”.
A lui, insomma, il merito non certo marginale di aver reso più eloquente un Mondo che prima, per gli europei, non esisteva.