L'ICONOCLASTA

La battaglia per l’anima dell’America

Perché nei sondaggi Trump è in testa a Biden? Probabilmente perché il fenomeno Trump rispecchia l’attuale società americana.

Il mio articolo su La Stampa

Si è già scritto molto sul livello di pericolo esistenziale che Donald Trump rappresenta per la democrazia americana.

Eppure, a tre anni di distanza dall’insurrezione del 6 gennaio 2021 e all’inizio della campagna elettorale per le presidenziali del 2024, Trump è più popolare che mai. La maggior parte dei sondaggi di opinione lo dà vincente sul presidente Joe Biden, qualora le elezioni si svolgessero oggi.

La domanda che sorge spontanea è: perché? Come è possibile?

Venerdì sera, in un importante discorso il presidente Joe Biden ha commemorato il terzo anniversario dell’insurrezione rammentando agli americani come Trump abbia istigato la folla violenta, abbia cercato di ostacolare il trasferimento pacifico dei poteri e oggi acclami i colpevoli di quei tumulti, chiamandoli “eroi” e “ostaggi” e promettendo di graziarli. Biden ha citato la definizione di lotta per la democrazia che ne diede George Washington, una “causa sacra”, e ha avvertito che, se eletto, Trump ridurrebbe in briciole le istituzioni della democrazia americana. Biden ha ricordato che Trump ha promesso di fare «il dittatore, ma per un giorno solo» e di voler lanciare una campagna su ampia scala di “vendette” e “rappresaglie”.

Avvelenare il sangue
Biden – che, più che un ottuagenario rimbambito, è parso un sobrio statista americano – ha biasimato Trump perché ammira Vladimir Putin e perché usa la retorica di Adolf Hitler. Indignato, Biden ha spiegato che «Trump dice che il sangue degli americani è stato avvelenato, e riprende così le stesse parole in uso nella Germania nazista».

Il presidente americano ha addirittura infranto la vecchia regola secondo cui non si rivela nulla delle conversazioni private con i leader internazionali. Ha dichiarato: «Non saprei neanche dirvi quanti leader mondiali mi prendono per il braccio, lontano dei microfoni, e mi dicono: “No, non può vincere. Mi rassicuri… Con lui, il mio Paese sarebbe in pericolo”».

Per Biden, l’anniversario dell’insurrezione è importante. «Queste saranno le prime consultazioni elettorali da quando l’insurrezione del 6 gennaio ha puntato un pugnale alla gola della democrazia americana. Tutti noi sappiamo chi è Donald Trump. La vera domanda a cui rispondere, però, è un’altra: chi siamo noi?». La risposta alla domanda retorica di Biden arriverà il 5 novembre 2024, il giorno delle elezioni. Sussiste però l’altro interrogativo: perché Trump è più popolare di Biden?

Cerchiamo di rispondere, spiegando le cose un poco alla volta. L’economia sta andando molto bene, ma la maggior parte degli americani non se ne accorge perché l’inflazione ha diminuito il loro potere d’acquisto. Di conseguenza, per Trump è facile accusare Biden per l’inflazione, soprattutto quando si rivolge a un pubblico non informato.

Giovani e minoranze
Nei sondaggi degli ultimi tempi, colpisce il fatto che Trump va nettamente meglio di Biden tra i giovani elettori americani, le minoranze ispaniche e gli elettori musulmani. L’impennata di elettrici che abbandonerebbero Trump a causa del divieto d’aborto non si è ancora materializzata. Trump, inoltre, a sorpresa riscuote voti e consensi anche nell’elettorato afroamericano.

Il partito “Maga”
Nel 2020 votarono per Trump circa 74 milioni di americani (rispetto agli 81 che preferirono Biden). Possiamo dire che quasi la metà di quei 74 milioni di elettori di Trump (35-40 milioni) costituisce “la base” del movimento Maga, lo zoccolo duro di irriducibili meno istruiti, propensi a credere alle teorie del complotto e che danno vita a un culto della personalità, più che a un partito politico. L’altra metà è composta da elettori repubblicani qualsiasi, e include una buona parte di quegli uomini e quelle donne bianche delle sobborghi che in tutte le elezioni votano repubblicano, a prescindere dal candidato. Nel frattempo, le falsità relative all’elezione del 2020 ripetute più volte da Trump di fatto hanno operato il lavaggio del cervello in una buona parte di elettori. Oggi due terzi degli elettori repubblicani credono che l’elezione del 2020 fu truccata. Un terzo di tutti gli americani non è convinto che Joe Biden sia il presidente legittimo.

Perché Trump è in testa rispetto a Biden? Probabilmente perché il fenomeno Trump rispecchia l’attuale società americana. Per esempio, secondo il Public Religion Research Institute and Brookings Institution, associazione no-profit, quasi un americano su quattro crede che la violenza politica possa essere giustificata per “salvare” il Paese. Un repubblicano su tre crede che i “veri patrioti americani” possano dover ricorrere alla violenza per lo stesso fine.

Violenza e sostituzione etnica
Il sostegno alla violenza politica arriva a livelli addirittura più alti tra gli americani che credono che Donald Trump sia stato defraudato della vittoria nelle elezioni del 2020 (il 46 per cento); tra gli americani che hanno un’opinione favorevole di Trump (il 41 per cento); e tra gli americani che credono alla cosiddetta “teoria della sostituzione etnica” (41 per cento).

Per quanto riguarda la “minaccia Trump” alla democrazia, dall’ultimo sondaggio del Washington Post-University of Maryland, pubblicato il 4 gennaio 2024, risulta che quasi sette americani su dieci credono che Trump non ammetterà la sconfitta se a novembre dovesse perdere le elezioni.

Illusioni e disinformazione
Quanto conta per gli elettori l’insurrezione del 6 gennaio? Non molto. Trump resta sprezzante. Joe Biden sembra sinceramente preoccupato per quello che potrebbe accadere. La maggioranza dei repubblicani, però, direbbe che «è arrivato il momento di andare avanti», oppure che la realtà sui fatti del 6 gennaio non è poi tanto chiara.

In verità, la macchina della disinformazione ha funzionato in modo così efficace che oggi un quarto di tutti gli americani crede nella teoria del complotto fatta circolare dalla campagna elettorale di Trump, secondo cui a organizzare e fomentare l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio fu un’unità di agenti segreti dell’Fbi.

I sondaggi d’opinione rivelano anche che circa il 25 per cento degli elettori abbandonerebbe Trump, se egli fosse condannato per un grave reato prima del novembre 2024. Questo, forse, farebbe la differenza e sposterebbe l’ago della bilancia a favore di Biden. Forse.

C’è un vecchio adagio, spesso attribuito allo scrittore americano Sinclair Lewis, autore del romanzo Qui non può succedere, pubblicato nel 1935, in cui racconta la storia di un leader populista nazionalista diventa presidente. Potrebbe essere rilevante nel 2024. L’adagio recita così: «Quando arriverà in America, il fascismo sarà ammantato della bandiera e reggerà una croce».

Traduzione di Anna Bissanti

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