L'ICONOCLASTA

Giocare alla guerra civile, la cinica battaglia di Donald Trump

Pur di restare al potere il presidente non si preoccupa di violare le leggi e di incitare suprematisti e violenti La strategia: gettare benzina sulle divisioni razziali per presentarsi come il candidato “legge e ordine”. Il mio editoriale, pubblicato stamattina su La Stampa.

31 agosto 2020 – Fino a che punto si vuole spingere Trump per battere Joe Biden? Fomentare la violenza è la base della sua strategia elettorale? Abbiamo già visto che non ci sono limiti, non ci sono violazioni di norme e di leggi che gli sembrino troppo estreme.

La scena grottesca
A Trump non importa che in virtù dell’Hatch Act sia illegale per un presidente in carica partecipare alla Convention di un partito politico da dicasteri o da altre proprietà del governo come la Casa Bianca? E’ esattamente ciò che è accaduto: l’intera famiglia Trump ha tenuto il suo grottesco rally della paura e della rabbia nel prato sud della Casa Bianca.

Nel corso della Convention Repubblicana abbiamo assistito a un approccio orwelliano alla realtà, recitato da personaggi che sembravano uscire direttamente da uno show della tv spazzatura.

Non avendo fatto neppure una volta le proprie condoglianze alle famiglie dei 180 mila americani morti di Covid, il presidente e i suoi devoti seguaci hanno deciso che il miglior approccio al problema sia il quasi-negazionismo.

Nella narrazione trumpiana la gestione del contagio è stata un ennesimo successo del presidente. Non importano le maschere. Non importa il distanziamento sociale. Va tutto bene. E grazie a Donald Trump un miracoloso vaccino è dietro l’angolo.

Lo stesso racconto rovesciato è stato fatto per l’economia: grazie a Trump ripartirà alla grande e sarà una nuova grande storia di successo.

Trump e il suo team sono riusciti a raccontare anche un sacco di bugie su Biden, compresa la favola che sarebbe un pazzo delirante, un pupazzo nelle mani della sinistra estrema di Bernie Sanders. Qualcuno finirà per credergli.

Il leader dei Repubblicani al Senato ha addirittura sostenuto che Biden “conterà il numero di hamburger che mangiate ogni giorno”. Contemporaneamente Ivanka Trump, nel suo intervento alla Casa Bianca, ha dato l’impressione di essere una dilettante mediocre da quattro soldi e la figlia più amata di un autocrate. Promettendo che “il meglio deve ancora venire” ha sollevato il tripudio dei delegati Repubblicani inebriati da una grottesca celebrazione fatta di pistole e di suprematismo: come se volessero suggerire che le milizie assassine bianche sono degli eroi, mentre i neri senza armi vittime della brutalità della polizia abbiano la responsabilità di essersi fatti sparare.

Donald Trump non ha detto una sola parola su Jacob Blake, il giovane uomo di colore colpito sette volte alla schiena da distanza ravvicinata da un poliziotto nel Wisconsin. Ma ha passato molto tempo a lodare la polizia, invitandola ad a essere ancora più energica e minacciando di inviare le sue truppe d’assalto delle agenzie federali in Wisconsin e a Portland, in Oregon e a Chicago, e in altre “città controllate dai Democratici” dove l’anarchia e il terrorismo mettono a rischio il law and order americano.

E’ del tutto evidente che, al netto della strategia di distorcere la realtà attraverso una falsa propaganda sul Covid e sull’economia, e del tentativo di mettere in discussione la legittimità delle elezioni del 3 novembre cercando di screditare il voto postale, Donald Trump ha deciso di alzare il livello dello scontro su ordine, sicurezza e migranti, buttando altra benzina sul fuoco delle divisioni razziali.

In questo momento il presidente degli Stati Uniti, con la sua retorica, cerca di incitare la violenza per approfittare del caos e dell’anarchia e dunque schiacciarli per presentarsi come l’uomo forte, il candidato Law and Order del 2020, in una pallida imitazione della strategia elettorale di Nixon del 1968. La differenza tra Nixon e Trump, però, è che Nixon non incitò mai direttamente all’odio razziale o alla violenza perché nel 1968 twitter e i social media non esistevano, ma soprattutto perché fino ad oggi nessun presidente degli Stati Uniti si era mai spinto fino a questo punto.

Nixon, paragonato a Trump, era un antico gentiluomo. Epure Trump va avanti ogni giorno, con il suo linguaggio a malapena codificato, come se volesse incoraggiare i fan della sua base elettorale, compresi i miliziani armati dell’estrema destra o i diciassettenni suprematisti bianchi, a fare fuori in giro per la nazione pacifici dimostranti o sostenitori di Black Lives Matter o disarmati uomini di colore. L’abbiamo visto di nuovo ieri sera a Portland, in Oregon: ancora violenza e morte mentre gli uomini armati della milizia dei trumpisti entravano in città.

E la cosa peggiore è che sembra proprio quello che Trump vuole. E lo vuole perché gli serve. Ripensate a quello che avete appena letto. Il presidente sta dando mano libera ai neofascisti americani armati di pistole e di fucili automatici. E in alcuni casi la polizia resta a guardare lasciando girare liberi per le strade questi sostenitori armati di Trump. Nel nostro paese non era mai successo prima. Nessun altro presidente aveva fatto ricorso a un linguaggio violento per scatenare rivolte nelle strade al solo scopo di farsi campagna elettorale.

Noi non siamo così. La nostra nazione non è così. Questo non è quello che siamo chiamati ad essere. Questa non è l’America. Eppure dopo mesi di violenze sporadiche, e di incoraggiamenti costanti ai suprematisti bianchi da parte di Trump, sembreremmo a un passo da quella che si potrebbe descrivere come una sporadica guerra civile a bassa intensità. La fredda verità potrebbe semplicemente essere quella che i consiglieri di Trump hanno spiegato a Fox News: un po’ di rivolte e di anarchia possono aiutare il presidente a presentarsi come il candidato Law and Order. Spero che non realizzino questo progetto cinico e crudele, il sinistro tentativo di incoraggiare divisioni razziali e violenze allo scopo di aiutare Trump a essere rieletto. Ma potrebbe andare proprio così.

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