Cresce l’ostilità Usa verso Nato e Ue
Giorno dopo giorno, il tradimento di Donald Trump nei confronti dell’Ucraina e la sua crescente ostilità verso la Nato e l’Unione Europea diventano sempre più evidenti.
Un giorno si cancellano le sanzioni contro Lukoil. Un altro giorno Washington tenta di impedire all’Europa di utilizzare i beni russi congelati. E, giovedì da Delhi, Vladimir Putin si mostra al fianco del premier indiano Narendra Modi, posa per le telecamere, predica pace e sfoggia un sorriso largo e soddisfatto. Da quando ha incontrato il genero e l’immobiliarista, Putin ride sotto i baffi: è convinto che, in un modo o nell’altro, finirà per prendersi tutto il Donbass.
Putin ha buoni motivi per essere soddisfatto. Trump, insieme al genero Jared Kushner e all’amico Steve Witkoff, sembra infatti giocare nella sua squadra. Dell’Ucraina, molto semplicemente, non importa loro nulla. Per Trump & Co., Volodymyr Zelenskyj è un uomo finito, un dead man walking. Il suo destino è già segnato. Nessuno ama Zelenskyj. Lo snobbano quando possono. Condividono il punto di vista dello zar del Cremlino: Zelenskyj deve andarsene, l’Ucraina deve cedere, e la scacchiera geopolitica va ridisegnata a beneficio degli uomini forti.
In quest’ottica, Putin non va punito, ma premiato per l’invasione dell’Ucraina e per le atrocità che ne sono seguite. Nel frattempo, “La Famiglia” — Trump, Kushner, Witkoff e altri — è ossessionata dal business development. Si stropicciano le mani al pensiero di nuovi profitti, nuovi oleodotti, nuove concessioni. Sulla carta, naturalmente, tutto questo serve al “superiore interesse strategico” dell’America.
Gli europei, in questo universo transazionale, non sono partner ma ostacoli. Per Trump restano una seccatura, un intralcio, una complicazione indesiderata che si frappone a qualunque intesa privata egli immagini con Putin.
Trump non si cura più neppure di nascondere il suo disprezzo per l’Europa e per la Nato, e i leader europei ci hanno messo troppo a svegliarsi. Il tedesco Friedrich Merz, il francese Emmanuel Macron e il britannico Keir Starmer hanno tutti messo in guardia Zelenskyj, riconoscendo che Trump sembra determinato a raggirarli. Persino Mark Rutte, il nuovo Segretario generale della Nato — lo stesso ossequioso Rutte che definiva Trump “Daddy” — sembra finalmente comprendere la gravità del momento.
Il presidente finlandese Alexander Stubb ha descritto la situazione con brutale chiarezza, nella conversazione pubblicata venerdì da Der Spiegel. “Non possiamo lasciare l’Ucraina e Volodymyr da soli con questa gente”, ha ammonito Stubb. Rutte, secondo la trascrizione, ha concordato: “Sono d’accordo con Alexander: dobbiamo proteggere Volodymyr.”
Se esistevano ancora dubbi, Trump li ha spazzati via cancellando unilateralmente le sanzioni su Lukoil. Presentata come una mossa “pragmatica”, la decisione è in realtà un inchino simbolico a Mosca, un gesto di buona volontà verso il Cremlino. Così.
La nuova dottrina di sicurezza nazionale: una rottura con l’Europa
Il segnale più chiaro del distacco di Trump dall’Europa è arrivato giovedì sera, quando la Casa Bianca ha pubblicato la National Security Strategy Review (NSSR) 2025. Un documento che sembra rompere in modo netto con 75 anni di partenariato transatlantico. È sorprendentemente ostile e sprezzante nei confronti dell’Europa e della Nato.
La dottrina strategica americana ritrae l’Europa come indebolita dal declino demografico e culturale. L’Europa sarebbe vittima di una “CANCELLAZIONE DELLA CIVILTÀ”. È il linguaggio del Cremlino adottato da Washington, volto a sfruttare il sentimento anti-immigrati per dividere gli europei. Ancora più inquietante è l’avvertimento che, a causa dell’immigrazione, l’Europa diventerà “IRRICONOSCIBILE TRA 20 ANNI”. Propaganda razzista in versione Maga, incisa nella dottrina strategica ufficiale degli Stati Uniti.
Il documento delinea una visione chiara di un nuovo ordine mondiale in cui Stati Uniti e Russia dettano le regole nell’Atlantico, Washington riduce gli impegni nella difesa dell’Europa, e il ruolo della Nato viene ridotto o circoscritto. L’Unione Europea, in questa visione, è un partner scomodo, destinato a rimanere marginale e irrilevante.
Diciamolo chiaramente: è pura propaganda putiniana pubblicata dalla Casa Bianca come nuova dottrina di sicurezza nazionale Usa.
La nuova dottrina mostra Trump affermare che gli interessi di sicurezza americani si concentrano ormai nell’emisfero occidentale, e non più in Europa. È la più profonda abdicazione scritta della leadership americana che si sia mai vista. E farà immensamente piacere a Vladimir.
All’Europa viene sostanzialmente detto di cavarsela da sola. In altre parole: non contate più su Daddy per venirvi a salvare, perché Daddy adesso è amico di Mosca.
La guerra ibrida di Mosca continua
Nell’ultima settimana l’Europa ha ricevuto anche un severo avvertimento: la guerra ibrida russa non è più teorica. Le autorità francesi hanno confermato che droni non identificati si sono avvicinati al perimetro di Île Longue — la base che ospita i sottomarini francesi armati di testate nucleari. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco e attivato i protocolli di emergenza. Siano stati lanciati da operativi russi o da intermediari, il messaggio è chiaro: le infrastrutture più sensibili dell’Europa vengono mappate e testate.
In tutto il continente si moltiplicano incidenti analoghi: droni vicino ad aeroporti e siti militari, inspiegabili disservizi nelle comunicazioni e nelle reti energetiche. Strumenti classici della guerra ibrida — volti a destabilizzare, sorvegliare e individuare vulnerabilità. E arrivano proprio mentre Washington riscrive la propria postura strategica, lasciando a Putin la confortante sensazione che l’Europa sarà distratta e sempre più sola.





