Le aziende di Berlusconi sono in salute, a parte il Monza, e non ci sono rivalità intestine: improbabile una vendita. Forza Italia invece potrebbe sbriciolarsi: i transfughi dovrebbero confluire in FdI o nella Lega, pochi a Renzi
Il mio editoriale pubblicato oggi su La Stampa
Avendo già dedicato un libro e un documentario alla storia della vita di Silvio Berlusconi, vi risparmierò qui una lunga retrospettiva sul personaggio. Voglio solo dire che senza dubbio la sua è stata una figura storica e controversa, che ha vissuto una vita straordinaria.
Adesso, mentre il Paese conclude il suo lutto nazionale, si rincorrono con sempre maggiore veemenza le ipotesi sul futuro dei due più importanti asset materiali che Berlusconi lascia dietro di sé: Fininvest e Forza Italia. Che fine farà il suo impero economico, e cosa accadrà al partito politico il cui nome fu ispirato da un coro da stadio?
L’impero è costituito da una serie di redditizie holding controllate da Fininvest, la società di cui Marina Berlusconi è presidente. Fininvest controlla poco meno del 50% di Mediaset, oggi conosciuta come MediaForEurope, oltre al 53% di Mondadori e al 30% circa di Mediolanum, che paga dividendi eccellenti alla famiglia. Ci sono poi altri asset come il Teatro Manzoni. Si stima che l’unico business in perdita sia la squadra di calcio del Monza.
A mio avviso Marina Berlusconi è una grande professionista, lavora sodo e ama molto ciò che fa. È una leader forte e capace a Mondadori, ed è anche la prima paladina dei più vasti interessi commerciali della famiglia. Se esistono rivalità intestine, non ne sono al corrente. Qualora lo desiderino, Marina e i fratelli possono benissimo decidere tra un anno o due, o anche più in là, di vendere Mediaset a uno dei numerosi pretendenti, sia europei che italiani, che per il momento se ne stanno alla finestra. Ma io non vedo alcun valido motivo per cui dovrebbe vendere alcunché, ora come ora.
Forza Italia invece è tutta un’altra faccenda. Qui il discorso si fa più complicato. Da un punto di vista finanziario, Marina e la famiglia devono decidere cosa fare dei 90 milioni di debiti che si stima gravino ancora sul partito e per i quali, a quanto pare, garantiva personalmente Silvio Berlusconi. La famiglia se ne farà carico, come segno di rispetto verso il fondatore? O continuerà a offrire la propria garanzia?
C’è anche un altro problema, oltre al debito: il partito non ha alcun piano di successione. Silvio Berlusconi ha impostato la sua vita politica come un grande one-man show, con un supporting cast che cambiava di frequente. Non ha mai nominato un successore. E quindi ora che succede? Cosa resterà di Forza Italia senza Silvio?
L’opinione prevalente è che il partito andrà incontro ad altre faide tra le correnti. Potrebbe frantumarsi e frammentarsi. Anche se nel breve periodo molti resteranno fedeli ad Antonio Tajani, degli insider mi dicono che addirittura una buona metà del partito rischia di sbriciolarsi.
Questo processo non rappresenta necessariamente una minaccia per la maggioranza di governo, dato che con ogni probabilità molti di coloro che dovessero decidere di lasciare Forza Italia finirebbero per confluire o in Fratelli d’Italia o nella Lega. Qualcuno potrebbe anche gettarsi tra le braccia spalancate di Matteo Renzi, ma è plausibile che la grande maggioranza si butterà a destra. Da qui a qualche anno Forza Italia potrebbe vedere dimezzata la propria forza alle urne, attestandosi intorno al 3 o 4 percento.
È difficile immaginare che il partito possa prosperare di nuovo.