“Il giornalista economico e conduttore tv dedica il suo ultimo libro alla situazione politico-economica italiana, un must per capire chi siamo, dove siamo e dove stiamo andando”. Così il settimanale Gioia, in un’intervista concessa in occasione dell’uscita di Dieci cose da sapere sull’economia italiana (Newton Compton Editori).
10 febbraio 2018 – Di questi tempi anche se hai un PhD alla Bocconi non è facile capire come gestire al meglio il tuo budget mensile. Figuriamoci pensare al futuro e fare progetti a lungo termine. Per lo più si va avanti a braccio con una punta di indomabile fiducia. “Che sarà, sarà” è la filosofia salvavita e salva-umore per tenere duro, ma capire in che direzione sta andando l’economia nel nostro paese a questo punto è fondamentale. La buona notizia è che non è necessario sfogliare ogni mattina i quotidiani specializzati e scrutare insperate risoluzioni tra gli indici delle borse internazionali. Ce lo spiega invece (in modo semplice e accurato) il giornalista economico e conduttore tv Alan Friedman. Nel suo ultimo libro Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi (Newton Compton), le avventure della famiglia Giorgetti ci aiutano a individuare -senza tecnicismi e paroloni comprensibili solo agli esperti- gli escamotage più praticabili e più adatti alle problematiche tipiche del sopravvivere contemporaneo. E già che c’eravamo, noi di Gioia siamo andati a intervistare Friedman per avere qualche dritta in più. Ecco cosa ci ha raccontato e cosa pensa, ad esempio, di Ivanka Trump:
GIOIA! – Partiamo con le buone notizie: quindi cresciamo?
ALAN FRIEDMAN – Allora, la questione è un pochino più complessa. Sì, c’è stata un’inversione di tendenza, e la ripresa di cui parlano i politici è reale, ma si tratta di una crescita debole, insufficiente per generare tanti nuovi posti di lavoro. Milioni di italiani non percepiscono alcun miglioramento nelle loro condizioni economiche. L’Italia avrebbe tutte le carte in regola per tornare a correre, è un Paese pieno di talento, che lavora sodo e riesce a sfornare eccellenze in molti campi, dal manifatturiero all’automobilistico, nella siderurgia e nella metalmeccanica, nella produzione delle macchine utensili, fino alle industrie che si occupano di innovazione tecnologica e di ingegneria di precisione. Per non parlare della moda e del design. L’Italia, nonostante tutte le zavorre, è ancora la terza economia europea e la seconda potenza manifatturiera dopo la Germania. Se riesce a raggiungere questi risultati con un braccio legato dietro la schiena, immaginate cosa potrebbe diventare con una burocrazia efficiente, tasse più basse e regole chiare per tutti. Il problema principale è uno, e si chiama classe politica.
G – Il suo sondaggio recente dice che gli italiani vogliono una persona onesta più di una competente (in economia). Ma poi sembrano anche volere una persona perlomeno equivoca come Berlusconi, dice il NYT, perché è un male conosciuto e quindi minore. Non ci capiamo più nulla!
AF – L’elettorato di Berlusconi può essere definito come “devozionale”, ovvero: non importa cosa lui faccia, basta che ci sia. Nel sondaggio realizzato per il mio nuovo libro, Dieci cose da sapere sull’economia prima che sia troppo tardi (Newton Compton Editori, 2018), Berlusconi è risultato il secondo leader (dopo Luigi Di Maio) considerato più idoneo a combattere l’evasione. Parliamo di una persona condannata per frode fiscale in via definitiva… E poi c’è un’altra parte di italiani che non ne può più della corruzione, della casta, dei magheggi politici, dei conflitti d’interesse. Molti di questi non votano più, altri hanno scelto di dare fiducia al Movimento Cinque Stelle.
G – Trump e Berlusconi, non si parlerà d’altro nei prossimi mesi. Non solo per il loro sguardo sulle donne…
AF – Trump e Berlusconi sono due maschilisti. Il primo lo è in modo volgare e squallido, il secondo in modo forse più garbato, da uomo all’antica. Li ho conosciuti entrambi e posso dire che Berlusconi, paragonato a Trump, sembra un gentiluomo. Ma tutti e due hanno sempre trattato le donne come oggetti, giudicandole non sulla base del merito e del talento professionale, di quello che dicono e fanno, ma piuttosto sulla base dell’apparenza fisica. Male!
G – Cosa appassiona Alan Friedman oggi, cosa legge con più interesse e piacere?
AF – Amo la campagna toscana, mi rilassa occuparmi del mio piccolo uliveto a Lucca, e mi piace molto andare in montagna. Amo la neve, amo sciare. Adoro il trekking, ho avuto la grande fortuna di farlo anche sull’Himalaya: provando una sensazione di pace straordinaria. E poi amo il cinema, in particolare i film classici. Mi divertono i libri di fantascienza e i thriller. Ma soprattutto, sono un amante della buona compagnia. Mi piace passare del tempo di “qualità” con gli amici veri, sia a New York sia nella mia Toscana. Ovviamente, chi mi conosce sa bene quanto mi appassioni la democrazia, la difesa dei diritti civili nel mio paese di nascita, gli Stati Uniti.
G – E cosa invece la preoccupa di più?
AF – Quel che oggi mi preoccupa di più è proprio il mio Paese, il modo in cui Trump sta delegittimando l’FBI, la magistratura, la Cia, la Corte Suprema, praticamente tutte le istituzioni della nostra democrazia. Mi preoccupa il danno che farà al tessuto sociale dell’America, il suo razzismo, i suoi attacchi contro le minoranze, contro le donne, i gay, i musulmani, contro i messicani e gli ispanici. Mi preoccupa come inciti alla violenza, allo scontro sociale, e mi preoccupa come questo sia preso a modello da altri politici in Europa come Marine Le Pen e Matteo Salvini.
G – L’economia è l’argomento meno facile da divulgare, come facciamo a cambiare questo dato di fatto? La financial literacy a che punto è?
AF – L’economia è una materia sempre più complessa. Viviamo in un mondo globalizzato, dove tutto è interconnesso, ed è oggi molto difficile riuscire a individuare con precisione cause e conseguenze. Siamo nel mezzo di una rivoluzione tecnologica, il mondo sta cambiando a una velocità siderale. In Dieci cose da sapere sull’economia ho cercato di spiegare in modo semplice e intuitivo alcuni concetti fondamentali per comprendere il funzionamento dell’economia e della finanza. Spero di essere riuscito a fornire al lettore alcuni strumenti che lo aiuteranno a comprendere meglio la realtà e a non essere più manipolato da chi governa o ambisce a farlo.
G – Il suo libro è scritto come storie di persone comuni, dove l’economia è vissuta nel microcosmo di tutti i giorni. Quanto si diverte a passare dal registro tecnico di grande firma dei quotidiani a quello super pop e divulgativo del suo ultimo volume?
AF – Beh, per me è una specie di ritorno alle origini. I meno giovani ricorderanno che negli anni Novanta mi occupavo di divulgazione economica in Rai, con programmi molto popolari come Money Line, Maastricht Italia, Mr. Euro, I vostri soldi. In Dieci cose da sapere sull’economia mi sono servito di una famiglia tipica italiana, i Giorgetti di Livorno, per far capire al lettore come l’economia sia qualcosa che lo interessa da vicino. Questa simpatica famiglia compare in ogni capitolo, e attraverso di loro spiego in modo facile facile tutti i paroloni che leggiamo ogni giorno sui giornali, o ascoltiamo alla televisione, spesso senza comprenderne davvero il significato. Con questo libro ho voluto assumermi le mie responsabilità: credo che i giornalisti debbano tornare al servizio dei cittadini e farsi comprendere da tutti.
G – Chiudiamo con una domanda di moda: come veste Alan, tra un’apparizione tv e una cerimonia pubblica?
AF – Per tanti anni sono stato fedele agli abiti di Brioni, ma da quando la società è stata venduta e sono stati licenziati la metà dei sarti di Penne, in Abruzzo, credo che la qualità e la creatività siano diminuite. Ora frequento quasi esclusivamente Zegna, la fattura delle giacche e degli abiti è eccellente. Il mio sarto di Zegna a Roma, Antonello, è un vero mago. Per le scarpe, invece, sono da sempre fedele a Prada.
G – Nel libro choc di Michael Wolff, il controverso Fire and fury: inside the Trump White House, Ivanka Trump viene descritta come una donna molto ambiziosa che non disdegnerebbe diventare Presidente degli Stati Uniti (a fianco al marito Jared). Come li vedrebbe al timone?
AF – Ivanka Trump è una dilettante dell’alta società newyorkese, una donna non particolarmente intelligente o interessante, una persona piuttosto banale. Lei e suo marito Jared Kushner sono giustamente snobbati a Washington, dove entrambi lavorano alla Casa Bianca. Un caso di inaccettabile nepotismo. Tra l’altro, Ivanka Trump è una grande ipocrita: parla per conto dell’industria della moda statunitense ma produce i suoi vestiti in Cina, dove usano lavoratori bambini. La risposta dei consumatori americani ai suoi prodotti è stata praticamente inesistente, e i suoi vestiti made in China vendono poco.
Intervista di Barbara Rossetti, disponibile anche su Gioia.it.