L'ICONOCLASTA

Mille euro anti crisi per tutti

Quello che oggi può sembrare radicale, domani potrebbe rivelarsi una necessità. Il mio editoriale per La Stampa, pubblicato mercoledì.

19 marzo 2020 – Tempi disperati possono richiedere misure anch’esse all’apparenza disperate, o radicali. Con la crisi del coronavirus, l’Italia e il resto del mondo si trovano a dover fronteggiare un’emergenza sanitaria senza precedenti, con ricadute economiche paragonabili a quelle di una guerra.

L’economia italiana questo trimestre è in caduta libera, con una diminuzione del Pil stimata tra i sei e gli otto punti percentuali.

Goldman Sachs prevede per l’intero 2020 una contrazione del 3,2%, un dato che presuppone una forte ripresa a V con la fine dell’emergenza. Alcuni importanti economisti milanesi temono invece che il calo per quest’anno sarà intorno al 5%. Il rischio non è solo quello di una profonda recessione, e di una lenta ripresa alla fine di quest’anno, ma di registrare danni strutturali duraturi al tessuto economico del Belpaese. E quando, finalmente, gli italiani riemergeranno dal loro imprigionamento nella zona rossa nazionale, dal loro periodo di isolamento e contenimento, ci sarà abbastanza domanda interna da aiutare l’economia a tornare alla normalità? L’obiettivo a quel punto sarà quello di “far girare i quattrini”.

Considerando le sfide economiche che aspettano l’Italia e gli altri governi del G7, appare possibile che in molti adottino, in una forma o in un’altra, la politica economica più estrema: il versamento di una somma di soldi direttamente dalle casse del Tesoro a milioni di cittadini o, come lo chiamano gli economisti, “helicopter money”. È il massimo sostegno monetario immaginabile. Denaro gratuito per tutti, come se fosse caduto dal cielo. Nel suo significato originario, quando l’economista Milton Friedman ha coniato il termine nel 1969, quella degli “helicopter money” era una politica monetaria ultra-espansionistica: stampare denaro e gettarlo quasi letteralmente all’interno delle abitazioni dei cittadini, perché lo usino in tempi di crisi, quando l’economia resta in recessione nonostante i tassi siano vicini allo zero.

In questi giorni si parla molto di una misura simile, ma fiscale, non monetaria, cioè che non prevede di stampare moneta. Il più grande esperimento in questo senso lo sta facendo Hong Kong. Lo scorso febbraio, il governo ha annunciato che ogni cittadino maggiorenne riceverà l’equivalente di circa 1200 euro una tantum in un assegno.

E negli Usa, martedì, il segretario al Tesoro Steve Mnuchin ha promesso di “spedire un assegno a ogni americano entro due settimane”. E sembra che Mnuchin e Trump stiano pensando ad alcune proposte circolate in questi giorni, che suggerivano una cifra di 1000 dollari una tantum. Forse la supereranno. E in Italia? A mio avviso l’Italia è una candidata eccellente per una misura così radicale. Il decreto “Cura Italia” contiene una misura che assomiglia molto agli “helicopter money”, sebbene per una platea ridotta di circa 4,8 milioni di lavoratori autonomi iscritti all’Inps, i quali riceveranno 600 euro nel mese di marzo; una misura che il governo avrebbe intenzione di prorogare fino alla fine dell’emergenza. Il costo mensile è pari a quasi 3 miliardi di euro.

Ma si può fare da più, anzi, si dovrà fare di più. I 25 miliardi stanziati dal governo non basteranno, e già si parla di un nuovo maxi-decreto di importo simile ad aprile. Sarebbe così folle immaginare di allargare la platea a tutti i lavoratori con un’operazione bazooka, da mettere in campo non appena il Paese sarà finalmente uscito dall’emergenza? Sarebbe così radicale se il governo stanziasse una tantum di 1000 euro per ogni lavoratore, dipendente e autonomo, del settore pubblico e privato, al di sotto della soglia di 40 mila euro? Stiamo parlando di circa 20 milioni di lavoratori, il 90% della forza lavoro totale. Il costo sarebbe intorno ai 20 miliardi di euro. Una misura mai vista, ma che potrebbe rilanciare subito i consumi e il Paese. Un reload della domanda interna.

Il buonsenso ci dice che una proposta del genere non sta in piedi, e che c’è un limite alle aperture di Bruxelles. Ma quello che oggi può sembrare radicale, domani potrebbe rivelarsi una necessità.

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