L'ICONOCLASTA

Putin, Trump e l’arsenale della grande menzogna

Una caratteristica condivisa da Donald Trump e Vladimir Putin è che entrambi sono maestri nell’arte della Grande Menzogna.

Il mio editoriale pubblicato su La Stampa

Entrambi agiscono in base al principio di Goebbels secondo cui, se ripeti una bugia per un numero sufficiente di volte, una certa parte della popolazione inizierà a credere alla tua versione di realtà, a prescindere da quanto essa sia inverosimile. Questo è il motivo per cui in America una maggioranza degli iscritti al Partito repubblicano dice di credere alle ripetute bugie di Trump secondo cui l’elezione del 2020 di Joe Biden è stata illegale e che non c’è stato niente di male nella violenta insurrezione del 6 gennaio. Questo è il motivo per cui Vladimir Putin può affermare, in una nazione sottomessa alla propaganda interna da vent’anni, che i crimini di guerra a Bucha non si sono mai verificati, che è stato tutto fasullo, una messa in scena degli stessi ucraini o degli americani…tutte fake news.

Il più delle volte, coloro che lanciano l’accusa di fake news tendono a essere professionisti nella divulgazione di false notizie. Esiste tuttavia un ulteriore esempio di disonestà intellettuale subdola quanto la Grande Menzogna: mi riferisco a come Trump, i suoi sostenitori e la loro grande famiglia di simpatizzanti europei dell’Estrema destra in gran parte d’Europa creano false equivalenze morali, in questo caso per evitare di criticare la Russia. Un precoce esempio della propensione di Donald Trump a far uso di false corrispondenze morali fu il discorso per l’omicidio di una giovane donna a Charlottesville commesso da neonazisti e suprematisti bianchi antisemiti nel 2017. Fu allora, nella sua reazione a caldo a quell’episodio violento, che Trump disse: «Anche tra voi c’erano persone molto perbene, da entrambe le parti». Con quelle parole, il presidente degli Stati Uniti equiparò moralmente coloro che seminavano violenza e razzismo e coloro che protestavano contro violenza e razzismo.

La stessa cosa accade oggi, quando chi desidera evitare di criticare la Russia – o forse teme di offendere Putin – tende a mettere sullo stesso piano le atrocità di Bucha e di Mariupol con le mal giudicate guerre in Vietnam, Iraq o Afghanistan. Come se gli errori commessi dall’America in certa qual misura potessero ridimensionare o spiegare le atrocità che la Russia sta perpetrando ai danni del popolo ucraino. In America c’è un vecchio detto: “Due torti non fanno una ragione”. Quelli che sostengono che l’Ucraina equivale all’Iraq, e pertanto non dovremmo inviarle armi, peccano di falsa dicotomia, oltre che di falsa equivalenza. Se seguiamo questo ragionamento, presto ci troveremo a perdere l’equilibrio e a scivolare lungo una brutta china fino ad accettare che vale la pena discutere della Grande Menzogna, che bisogna essere giusti e aperti e concedere lo stesso spazio all’idea che Putin e Freccero possano avere ragione, che le atrocità di Bucha sono state tutte finzioni, tutte sceneggiate. Dando peso uguale sia al fatto sia alla finzione, a chi lavora con i fatti e a chi si dedica in modo sfrontato alla propaganda, non si fa buon giornalismo. Alcuni di coloro che compiono false equivalenze morali sono in buonafede, molti no.

Nel mondo post-verità, noi che lavoriamo nell’informazione siamo responsabili di parte della distorsione che scaturisce dalle false equivalenze. Negli Stati Uniti il “New York Times” è stato severamente criticato dagli anti-trumpiani per quella che è stata definita la sua tendenza a fare i salti mortali pur di apparire equo ed equilibrato con gli estremisti, fenomeno oggi noto come “both sider-ism” (schierarsi da entrambe le parti). Nel suo slancio volto ad apparire imparziale durante le elezioni per la presidenza del 2016, la stampa americana spesso ha equiparato le leggerezze morali di Hillary Clinton e quelle di Donald Trump, una falsa equivalenza. Il tentativo di Trump di trovare una corrispondenza precisa tra i suprematisti bianchi e i manifestanti della sinistra ha messo in evidenza il problema: è importante presentare le informazioni dai molteplici lati di una questione, ma non lo è dare a tutti lo stesso peso. Il medesimo problema si è presentato in relazione a quanto spazio fosse giusto dare ai teorici no-vax della cospirazione: questo è un punto sul quale vale davvero la pena di riflettere a fondo, oggi che propaganda, false equivalenze e false notizie fanno tutte parte dell’arsenale della guerra moderna. 

Traduzione di Anna Bissanti

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