La diva: «Magnifico vedere Greta Thunberg e tutte queste persone, questi giovani che si preoccupano del cambiamento climatico»
CANNES. Secondo Sharon Stone il Vaticano dovrebbe ascoltare di più Papa Francesco, la Chiesa dovrebbe aprire le porte ai cattolici della comunità LBGTQ e la Curia dovrebbe accettare le indicazioni del Papa su questioni come i matrimoni gay e le adozioni.
«Penso che gli italiani stiano davvero facendo bene in questo periodo e facciano molti progressi da diversi punti di vista. Esorterei davvero il Vaticano a fare lo stesso. Sul matrimonio gay, sull’adozione di un solo genitore, su vari fronti. Vorrei dire al Vaticano: “Per favore! Ascolta il tuo Papa!” Questo è un papa meraviglioso. Esorto il Vaticano a rispettarlo».
L’attrice americana, 63 anni, ha fatto queste puntuali osservazioni sul Vaticano durante un’intervista esclusiva e di ampio respiro con La Stampa, in cui ha condiviso le sue opinioni su alcune delle questioni più spinose che affliggono il nostro pianeta.
Le chiedo a chi è rivolto il suo discorso: è forse diretto alla Curia, a chi opera all’interno del Vaticano?
«Sì», conferma con un cenno del capo. E poi perfeziona il suo messaggio: «Rispettate il vostro Papa. Dio ve l’ha mandato. Date retta a Dio».
Seduta nella sua suite d’albergo, durante una visita a Cannes per il festival del cinema e per presiedere il galà di beneficenza organizzato per raccogliere fondi per Amfar (ricerca sull’Aids), Stone ha detto che la prima delle sue preoccupazioni, soprattutto sulla scia dei numerosi morti in Germania e Belgio in improvvise inondazioni, è il grave pericolo per il pianeta rappresentato dal cambiamento climatico. E ha elogiato Jane Fonda e Greta Thunberg per il loro successo nella sensibilizzazione sui pericoli ad esso legati.
«Parlando del cambiamento climatico, penso che Greta Thunberg sia la giovane più importante della sua generazione e una persona meravigliosa. Penso che per noi sia una specie di angelo, una guida spirituale. È quasi come se fosse qui per guidarci in questo momento. Questo è lo scopo della sua vita. E trovo assolutamente stimolante ascoltarla, capire il suo percorso. Mi ispira in modo incredibile. E quello che ha fatto Jane Fonda è fantastico».
Poi Stone parla dei suoi figli, cresciuti nell’America di Trump.
«È stato magnifico vedere Greta Thunberg e tutte queste persone, questi giovani che si preoccupano del cambiamento climatico. Sa, io ho 3 figli. Hanno 15, 16 e 21 anni. Quindi, quando erano piccoli era Presidente Obama. Quando sono cresciuti, Trump era diventato Presidente. Ed è stato davvero difficile per loro perché sono diventati così disillusi. Oggi i miei figli vedono che il cambiamento climatico sarà una probabilità concreta prima della fine della loro vita. E si chiedono perché a questi leader non importi. E perché nessuno stia affrontando ciò che sentono che potrebbe ucciderli. È una situazione disperata, non una cosa da poco, non qualcosa che le persone fingono di affrontare ma in realtà non fanno. Per le persone dell’età dei miei figli è tutto».
L’attrice ha una scarsa considerazione della capacità dei leader mondiali di affrontare questo nodo.
«Per me, come genitore, è spaventoso, e mi vergogno che non stiamo facendo di più». «Prendiamo solo ciò che sta accadendo in Germania e in Belgio con queste improvvise inondazioni. Decine di persone morte, così, in un istante. E poi c’è questo fingere che non stia succedendo nulla. Sta succedendo, sta succedendo davanti ai nostri occhi. Le persone muoiono continuamente. Le linee costiere cambiano forma e si erodono, dappertutto. Non ci comportiamo affatto in modo responsabile. E il modo in cui l’avidità ha superato il buon senso è stupefacente».
Concluse le riflessioni sul cambiamento climatico, chiedo a Sharon Stone cosa pensa di Ursula von der Leyen e del modo in cui l’Europa si è alleata per gli aiuti al Covid, l’economia verde e i piani di ripresa.
«Mi fa piacere vedere l’Unione europea così coesa e penso che debba unirsi ancora di più. Penso che questa faccenda della Brexit debba finire. Penso che Boris Johnson abbia bisogno di “fare gruppo”. Non possiamo vivere in questo eterno conflitto. Abbiamo bisogno di fare fronte comune. Ma non è iniziato con Boris Johnson. È iniziato con Trump, quindi siamo noi a doverci fare carico delle conseguenze e a porre rimedio».
Sharon Stone è un’icona globale. Ma in Francia ha appena ricevuto lo stesso riconoscimento riservato ad altre leggende di Hollywood, tra cui Jerry Lewis. Fa una breve pausa nell’intervista, esce dal soggiorno e ritorna un minuto dopo con una bella medaglia, che mi mostra con orgoglio.
«Ecco, oggi sono stata nominata Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Ed è un grande onore».
Mi congratulo con lei e le chiedo se è stata decorata da un funzionario del governo francese.
«Sì, hanno portato la medaglia da Parigi. Perché prima mi hanno nominata cavaliere, poi ufficiale e adesso commendatore. E sono emozionata perché io sono una persona emotiva».
A proposito di emozioni, chiedo all’attrice del suo nuovo libro, un’autobiografia di grande successo intitolata Il bello di vivere due volte. Nelle pagine iniziali alza lo sguardo dal letto d’ospedale dopo aver avuto un’emorragia cerebrale e un medico le dice: “Il suo cervello sta sanguinando”.
Nel libro descrive quel momento straziante nel 2001, quando un’emorragia cerebrale quasi la uccise. Le sue possibilità di sopravvivenza erano in realtà attorno all’1%, ma ce l’ha fatta.
Le chiedo se scrivere il libro è stata un’esperienza catartica.
«Sì, e ha cambiato incredibilmente la mia vita. Penso che leggere l’audiolibro sia stata probabilmente la parte più importante. Perché quando lavori a un libro ci vuole molto tempo per renderlo scorrevole. È il modo in cui ballava Fred Astaire: un sacco di impegno per far sembrare tutto facile. Ma leggere l’audiolibro è stato di grande impatto. Volevo arrivare a un certo livello di comunicazione e quando l’ho letto ad alta voce ho pensato di esserci riuscita».
Infine, prima di andarmene, decido di chiederle della vittoria dell’Italia agli Europei di calcio. Glielo chiedo perché so che questa donna affascinante, spiritosa e intelligentissima, è anche una fan degli Azzurri (l’ho scoperto grazie a un suo tweet quando hanno sconfitto gli inglesi a Wembley). Lei non mi delude.
«Ero così emozionata. Ho pensato che fosse una vittoria attesa da tempo», mi dice con un grande sorriso.
Allora le domando se ha un messaggio per la Nazionale italiana di calcio, per gli eroi che hanno portato la coppa a Roma. E mi dice di sì. La leggenda di Hollywood si mette a sedere e con voce robusta ed entusiasta dichiara il suo amore per gli azzurri: «Beh, voglio solo dire alla squadra di calcio italiana: BRAVO! BRAVO! SÌ! Sìhhh!». E batte le mani in un applauso e scoppia a ridere. —
Traduzione di Carla Reschia