L'ICONOCLASTA

Trump travolto dai capi d’accusa, ma sarà lui il candidato repubblicano

Il tycoon imputato di altri tre reati nel caso dei documenti top secret: cospirazione e insabbiamento delle prove. A ogni nuova incriminazione l’ex presidente incita alla violenza, attacca Biden e le sue proiezioni elettorali salgono

Il mio editoriale pubblicato su La Stampa

Donald Trump è stato nuovamente rinviato a giudizio ma io continuo a credere che sarà lui a vincere la nomination repubblicana e a correre per la Casa Bianca nel 2024. E tra un attimo vi spiegherò perché.

La prima cosa da sapere è che i nuovi capi di accusa che sono stati annunciati giovedì sera sono molto più pesanti dei precedenti, incentrati sul possesso illegale di documenti Top Secret della Cia e del Pentagono e di altro materiale sensibile per la sicurezza nazionale. Sono le famose carte che erano state nascoste nella toilette e nei ripostigli nel seminterrato della residenza di Mar-a-Lago.

Le nuove accuse dimostrerebbero che Trump si è reso colpevole di cospirazione, ordinando con intento criminale al suo staff di distruggere le prove che i procuratori avevano richiesto.

Il procuratore speciale Jack Smith ha ora presentato nuove accuse. Tra cui quella di intralcio alla giustizia, secondo la quale nel giugno 2022 Trump avrebbe chiesto a un dipendente di Mar-a-Lago di cancellare dai server i filmati delle telecamere di sicurezza che contenevano immagini dello spostamento dei documenti. Questo sarebbe accaduto meno di 24 ore dopo che l’ex presidente aveva ricevuto la richiesta di consegnare agli investigatori federali quello specifico filmato.

Il tycoon avrebbe ordinato la distruzione del video a Carlos De Oliveira, gestore della proprietà di Mar-a-Lago, e al suo assistente personale Walt Nauta, che già in precedenza era stato incriminato con lui. De Oliveira, che compare ora a sua volta come nuovo imputato, deve rispondere all’accusa di intralcio alla giustizia insieme all’ex presidente: avrebbe detto al tecnico informatico di distruggere le informazioni sul server perché così voleva “The Boss”.

Alla lista si aggiunge inoltre un nuovo capo d’imputazione ai sensi dello Espionage Act, riguardante il presunto possesso da parte di Trump di documenti Top Secret su un piano di guerra americano contro l’Iran.

La cosa che più colpisce di questo nuovo rinvio a giudizio è che rappresenta la dimostrazione che Trump non ha imparato nulla dal Watergate o da altri scandali americani del passato.

Per quanto possa essere grave un crimine, cercare di insabbiare lo scandalo è sempre peggio, e a Washington lo sanno tutti.

Ho chiesto a Chris Todd – avvocato di gran fama nella capitale che ha lavorato nei team di procuratori del caso Watergate e dell’Iran-Contra – di commentare gli ultimi guai giudiziari dell’ex presidente.

«Se ritiene di non aver fatto nulla di male, come proclama, allora che senso avrebbe cercare di distruggere le prove? I tentativi di insabbiamento sono una manna dal cielo per i procuratori, perché dimostrano che l’imputato è cosciente della propria colpevolezza. L’aspetto più sorprendente di questa storia è quant’è stupido questo crimine. È facilissimo perseguirlo adesso che può essere documentato sotto ogni aspetto. Le persone oneste non chiedono ai collaboratori di distruggere le prove il giorno dopo che il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi le ha richieste. Questa si chiama appunto “distruzione delle prove” ed è un reato grave», ha detto Todd. Ha aggiunto che il team del procuratore speciale non dovrebbe avere problemi a ottenere una condanna in tribunale, perché ci sono audio e video che riprendono Trump in flagrante delicto.

Nel frattempo, ad Atlanta, la polizia prepara le barricate per respingere le folle di manifestanti e sostenitori di Trump che potrebbero accorrere in città in vista dell’atteso annuncio di nuove accuse. Lì i capi di imputazione verteranno sul reato di cospirazione tesa a manomettere i risultati elettorali nello Stato della Georgia. E probabilmente ci sarà molto altro. Nel frattempo, si ritiene che a Washington Jack Smith stia preparando un’ultima raffica di incriminazioni a proposito del tentativo di insurrezione del 6 gennaio 2021. Quasi tutti i processi saranno celebrati durante il 2024, durante la campagna per la Casa Bianca.

È probabile che Trump spunterà lo stesso la nomination per due motivi: primo, perché tra i repubblicani non c’è nessun altro che possa vantare il suo stesso seguito. I sondaggi indicano un gradimento che è il doppio se non il triplo rispetto a quello del governatore della Florida Ron DeSantis, e gli altri sono ancora più indietro.

Ogni volta che viene rinviato a giudizio, Trump sfrutta la notizia a suo vantaggio per raccogliere fondi per la sua campagna online, urla menzogne sulla famiglia Biden e incita alla violenza, dicendo che le incriminazioni «distruggeranno l’America».

Ogni volta che viene rinviato a giudizio, le sue proiezioni elettorali migliorano o rimangono invariate.

Il secondo motivo è che negli ultimi anni Trump e Bannon hanno davvero spolpato dall’interno il Partito Repubblicano. I moderati sono ormai una piccola minoranza. Lo Speaker della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Kevin McCarthy, è un leader debole, tenuto in ostaggio dai Freedom Caucus di estrema destra, dai trumpisti e dai teorici del complotto. Come tanti altri repubblicani, teme l’ira di Trump. È quindi difficile che qualcuno possa lanciare la sfida all’ex presidente con qualche speranza di successo.

Quanto a Joe Biden, non è certo il candidato ottimale per il Partito Democratico per il 2024. Ma secondo una regola non scritta della politica americana, non si corre contro il presidente in carica, se decide di presentarsi per un secondo mandato. Anche se sembra vecchio. Anche se fa una gaffe dopo l’altra, anche se desta preoccupazioni persino tra alcuni democratici di alto livello.

Allo stesso tempo però Biden è un presidente degli Stati Uniti di importanza storica, l’uomo che ha effettuato gli investimenti più ingenti nelle infrastrutture sociali americane e nel ripristino di una rete di sicurezza sociale dai tempi di Franklin Delano Roosevelt. Ha riabbracciato gli alleati europei, Italia inclusa, dopo gli anni dell’ostilità trumpiana.

Biden è anche una garanzia per l’Europa: finché ci sarà lui alla Casa Bianca, gli Stati Uniti resteranno al fianco dell’Ucraina nella resistenza a Putin. Ma soprattutto Joe Biden si ritiene investito della missione storica di fermare Trump e difendere la democrazia liberale, ed è convinto che nessun altro a parte lui abbia l’appeal necessario per sconfiggere l’avversario.

Forse ha ragione, forse ha torto.

Di sicuro la maggioranza degli americani non vorrebbe rivedere un nuovo match tra Trump e Biden come i due candidati nel 2024. Questo è evidente. Eppure i candidati più probabili sono loro.

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