L'ICONOCLASTA

Unioni civili e stepchild adoption, il ddl all’esame del Senato. Cosa prevede e a che punto siamo

3 febbraio 2016 – È arrivato martedì a Palazzo Madama il ddl Cirinnà, dal nome della prima firmataria, la senatrice del Pd Monica Cirinnà, che si propone di riconoscere le coppie formate da persone dello stesso sesso. Una volta respinte dall’aula le questioni pregiudiziali di costituzionalità (con cui i parlamentari hanno diritto di chiedere che la discussione di un provvedimento non si debba tenere per ragioni costituzionali o di merito) e le questioni sospensive (con cui si chiede di sospendere la discussione di un provvedimento) è iniziato il dibattito generale sul disegno di legge.

La discussione è ripresa mercoledì mattina e continuerà per tutta la settimana. Le votazioni più importanti, su diritti e doveri della coppia e sulla stepchild adoption, cominceranno martedì 9 febbraio. L’esame del disegno di legge, secondo il calendario del Senato, proseguirà fino all’11 febbraio, tuttavia potrebbe slittare più in là.

COSA PREVEDE IL DDL – La nuova legge, se approvata, introdurrà nell’ordinamento italiano un nuovo istituto di famiglia, diverso dal matrimonio: un’unione civile tra persone dello stesso sesso «quale specifica formazione sociale, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione». Questa unione permetterà alla coppia la scelta di un cognome comune e l’estensione di alcuni diritti e doveri civili propri del matrimonio, come l’assistenza ospedaliera, i permessi di lavoro per motivi familiari, sgravi fiscali, reversibilità della pensione, etc. Il punto più controverso del disegno di legge prevede la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner. Non si tratta quindi di adozioni di coppia ma la possibilità per uno dei due componenti della coppia di adottare il figlio dell’altro. In nessun punto del ddl è citata la maternità surrogata: sulla stepchild adoption, ha spiegato martedì Cirinnà intervenendo al Senato, «si sono agitati i fantasmi più spaventosi. La legge 40, quasi interamente riscritta dalla Consulta, vieta e punisce espressamente la pratica della gestazione per altri. Questo divieto è in vigore, resterà in vigore e in nessun modo il testo di cui discutiamo oggi interferisce con tale divieto».

«Vi chiedo scusa se qualche volta sono stata un po’ brusca, ho cercato solo di spiegare che il nuovo istituto di unioni civili, nella sua quarta versione, è già una sintesi moderata», ha continuato Cirinnà. «Il punto – ha dichiarato – è uno. Il nostro ordinamento non ammette discriminazioni tra i figli basate sulla cornice giuridica del rapporto tra i loro genitori e non ammette la discriminazione tra eterosessuali ed omosessuali in relazione alla valutazione della loro capacità di essere genitori né ammette discriminazioni tra figli in ragione del modo in cui sono venuti al mondo. È evidente che deve sempre prevalere l’interesse del bambino alla stabilità e alla continuità degli affetti».

Intanto, la richiesta del ministro dell’Interno e leader di NCD Angelino Alfano di stralciare dal ddl Cirinnà la parte relativa alla stepchild adoption non è stata accolta dagli alleati di governo Dem. «Il Pd – ha dichiarato ai microfoni del Tg1 – ci rifletta bene perché è un’ottima occasione anche per questo partito, nel senso che si può approvare una legge importante senza dividere il Paese. Togliamo di mezzo queste adozioni. L’80% del popolo è contrario. La gente non le accetta, quando c’è invece un certo sì a maggiori diritti per i soggetti che compongono una coppia anche omosessuale». Il Partito democratico ha tuttavia opposto un secco rifiuto.

Il M5S, che insieme a Sel garantisce ai Dem i voti favorevoli al provvedimento, mercoledì ha invece chiesto al Pd (che ha al suo interno alcune divisioni, con i cattolici che cercano un compromesso sulle adozioni) di non modificare più al ribasso il ddl, pena la perdita dei loro voti. «Siamo tutti compatti a favore del ddl Cirinnà» ma «sia ben chiaro che impoverito non lo votiamo». Così il senatore del M5S Alberto Airola, che ha aggiunto: «Non si può scendere oltre un minimo livello di garanzie dei diritti, tra di noi del M5S abbiamo chiarito le questioni e non ci sono sorprese. E si capisce dal fatto che non abbiamo emendato il testo».

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