Lo scrittore e giornalista statunitense Alan Friedman è in Puglia per presentare il suo libro “La fine dell’impero americano – Guida al nuovo disordine mondiale”.
L’articolo di Matteo Caione su quotidianodipuglia.it
Quattro le tappe previste: ieri sera l’esordio a Castellaneta, domani (alle 19) a Taranto al resort Mon Reve e poi due appuntamenti nel Barese: domenica 29 giugno a Putignano (alle 20.15) al Kepos Fest e lunedì 30 giugno a Turi (alle 19) a Palazzo Cozzolongo.
Friedman ripercorre l’ascesa del dominio americano dalle origini fino al suo crepuscolo, quando dittatori conclamati e nuovi leader dispotici più o meno “mascherati” da statisti cercano di riempire il vuoto di potere lasciato dall’indebolimento della guida a stelle e strisce. Friedman racconta la parabola fulminea di un “impero” dalla durata brevissima, poco più di 80 anni, dipinge i ritratti vividi e minuziosi dei suoi presidenti, e li inchioda ai gravi errori delle loro amministrazioni: da Franklin Delano Roosevelt a John F. Kennedy, da Jimmy Carter a George W.
Bush, da Barack Obama a Joe Biden. Ma nel mirino c’è soprattutto Donald Trump «che non solo sta distruggendo la democrazia in America ma ha costruito un filo diretto con i più grandi dittatori del mondo, Putin in primis». «Trump – tuona Friedman – sta capovolgendo il nuovo ordine mondiale, creando solo odio e disordine. L’Europa deve decidere da che parte stare: i paesi che guidano la grande alleanza, Francia, Germania, Inghilterra e Polonia devono dare una sterzata alle loro politiche perché Trump ha dichiarato guerra al mondo occidentale e sembra voler andare fino in fondo».
Friedman, partiamo dal titolo del suo libro “La fine dell’impero americano”. Davvero gli USA non sono più il poliziotto del mondo? Come mai?
«Gli Usa non sono più il poliziotto del mondo perché Trump ci sta portando verso un mondo in cui prevale la legge della giungla, non più l’ordine mondiale democratico. La visione di Trump è un mondo in cui Putin e Xi Jinping hanno sempre più potere, in cui si fanno sfere d’influenza, si fa business, si fanno deal. Non è una visione basata sull’idea di democrazia, ma su un autoritarismo purtroppo spesso violento. L’America non ha più titolo di essere leader del mondo: Trump ha danneggiato, se non distrutto, la reputazione degli Stati Uniti».
Lo scenario appare drammatico: l’aggressione russa in Ucraina, il nervo scoperto del Medio Oriente, dall’orrore di Gaza all’escalation in Iran, la corsa agli armamenti, gli USA che hanno cercato di esportare la democrazia con la forza creando ulteriore instabilità, autocrati che brandiscono l’arma atomica. Papa Francesco parlava di “terza guerra mondiale a pezzi”. C’è una via d’uscita o il mondo rischia l’autodistruzione? La pace è ormai un’illusione?
«Io non la definirei come una terza guerra mondiale a pezzi, ma piuttosto come l’inizio di un periodo di maggiore conflitto: più guerre e un momento in cui stiamo riplasmando un sistema mondiale non più basato sull’ordine degli ultimi 80 anni, cioè su un sistema liberale, tollerante e progressista. È un nuovo ordine basato sulla legge della giungla: non c’è più quel sistema multilaterale che abbiamo avuto fino all’arrivo di Trump. Quel Trump che ha dato carta bianca a Netanyahu, che vuole fare amicizia e business con Putin, che disprezza Zelensky e l’Ucraina, che ama i dittatori perché vorrebbe essere uno di loro. Più che la terza guerra mondiale a pezzi, abbiamo una serie di conflitti in un mondo che sarà sempre più violento: è il caos che l’attuale presidente degli Stati Uniti fa scattare ogni volta che compie una serie di atti molto aggressivi, minacciando mezzo mondo e dichiarando guerra di qua e di là. Il problema è enorme».
Quanta responsabilità hanno gli Usa, l’Europa e l’Occidente nel nuovo disordine mondiale? Siamo alla Caporetto delle grandi democrazie?
«Da gennaio 2025, dall’eventuale insediamento del presidente USA , tutti i dittatori del mondo stanno festeggiando. Trump legittima i dittatori quando dice “noi useremo la forza militare per prendere Panama e la Groenlandia” – che, si spera, è una sciocchezza –, ma così legittima un autocrate come Putin che vuole prendere l’Ucraina. E quando ancora dice che “il Canada sarà annesso agli USA”, fa come Putin che vuole che l’Ucraina sia parte della Russia. Quindi Trump purtroppo, con il suo comportamento e i suoi metodi, ha fatto allineare l’America più con Mosca che con i valori tradizionali europei. Questo è il problema, nonostante la retorica pro forma che abbiamo sentito al vertice della NATO, all’Aia: era chiaro che Trump era lì solo per fare un deal. E allora ha ottenuto il 5% di spesa militare e torna a casa trionfale. Questo è Trump».
Come sarà l’America (e il mondo) dopo Trump?
«È presto per dirlo. Temo che a fine mandato saremo molto più stressati, se non esausti. Ogni mattina per i prossimi tre anni e mezzo ci sveglieremo chiedendoci cosa ha detto, cosa ha fatto il presidente americano stanotte. Già così è stressante Donald Trump per tutto il mondo: temo che l’America della democrazia, dei diritti civili e della tolleranza, degli atteggiamenti progressisti e positivi verso le minoranze etniche, verso le donne o la comunità LGBTQ+, non tornerà anche se Trump andasse via. Purtroppo il Paese è spaccato in due e c’è molto odio nella società americana: quindi dopo Trump temo ci sarà un J.D. Vance o un altro trumpista. E questo perché il partito repubblicano americano non esiste più: è tutto un culto di Trump, mentre i veri Repubblicani sono stati fatti fuori. Dall’altra parte, i Democratici sono in un caos totale e senza leadership, con una sinistra radicale che in America rischia di danneggiare i moderati del Partito Democratico, come succede spesso anche in Europa».