L'ICONOCLASTA

L’intesa Usa-Cina sui dazi tra bullismo e vendette: così Trump distrugge la società americana

Attacchi a università, studi legali e procuratori e intimidazioni ai media: il Paese sta assistendo al disfacimento delle propria democrazia

Il mio articolo su LaStampa

Ci sono momenti in cui una democrazia si guarda allo specchio e non riconosce più il proprio riflesso. L’America, si trova esattamente in quel momento. Gli Stati Uniti – da sempre autoproclamatisi custodi della libertà e dell’ordine costituzionale – stanno assistendo al disfacimento delle proprie norme e prassi democratiche, un evento senza precedenti. Il secondo mandato di Donald Trump non è semplicemente un esperimento populista con una politica estera caotica e affaristica. È un tentativo sistematico di rifare lo Stato americano a sua immagine e somiglianza: leale, timoroso e obbediente.

Ciò che molti europei non capiscono è che, stranamente, la democrazia americana è in realtà più fragile delle solide ma paludate democrazie parlamentari europee. Il sistema statunitense di pesi e contrappesi dipende da un equilibrio delicatissimo tra la Casa Bianca, il Congresso e la Corte Suprema. Oggi quell’equilibrio è svanito. Quella è già una triste descrizione della realtà americana nell’autunno del 2025. Grazie a Trump:

2017 – 2021: Smantellare il sistema multilaterale
 Il primo mandato di Trump ha frantumato la credibilità internazionale dell’America. Si è ritirato dall’Accordo di Parigi sul clima, ha stracciato l’accordo nucleare con l’Iran, ha bullizzato la Nato e deriso l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mezzo di una pandemia. I diplomatici di carriera sono stati messi da parte; i professionisti sostituiti da fedelissimi.

6 gennaio 2021: l’assalto alla democrazia stessa
. L’assalto al Campidoglio ispirato da Trump non è stato solo un attacco al Congresso; è stato un attacco all’idea stessa di America. Il trasferimento pacifico del potere – la pietra angolare della Repubblica – è sopravvissuto a stento.

2025: la seconda ondata, il bullismo istituzionalizzato. Il ritorno al potere ha portato qualcosa di più profondo e più freddo: un presidente che si comporta come un monarca e come un uomo d’affari interessato solo a se stesso.

Ecco alcuni esempi:

• Attacco alle università. I fondi federali sono stati tagliati ai campus accusati di «pregiudizio ideologico». La libertà accademica, un tempo orgoglio democratico, viene riscritta come sovversione.


• Intimidazione dei media. Agenzie di regolamentazione come la Fcc sono state trasformate in strumenti di pressione politica. Il presidente chiede direttamente i licenziamenti dei suoi critici in TV. Cbs, Abc e Nbc hanno pagato milioni a Trump per chiudere cause fittizie.

• Bersagliando studi legali e procuratori. Gli studi che hanno rappresentato agenzie o testimoni in casi che coinvolgevano Trump si trovano ora esclusi da contratti federali o sotto indagine. Trump ha ricevuto 500 milioni di dollari di assistenza legale gratuita come «tributo» dagli studi legali. La professione forense è stata avvertita: la neutralità non è più sicura.


• Perseguire ex funzionari. L’ex direttore dell’Fbi James Comey, il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il procuratore speciale Jack Smith – tutti coloro che in passato avevano indagato o sfidato Trump – sono ora bersagli di procedimenti ritorsivi. Lo Stato di diritto viene distorto nello stato della vendetta.


• Inviare le truppe nelle città. La Casa Bianca ha dispiegato la Guardia Nazionale in diverse città governate dai Democratici, sotto la bandiera della “legge e ordine”. I sindaci e i gruppi per i diritti civili parlano di provocazione: soldati nelle strade dove la polizia locale avrebbe potuto gestire le proteste.


• Una pretesa personale contro il Tesoro. Nell’episodio forse più surreale di tutti, Trump ha chiesto 230 milioni di dollari di «danni» al proprio governo federale, sostenendo che le indagini precedenti – Russiagate, i documenti riservati, l’inchiesta in Georgia – lo abbiano danneggiato finanziariamente. Il gesto confonde la linea tra rancore e governo.


• Manipolare i collegi elettorali per eliminare seggi Democratici. La mossa più esplicitamente antidemocratica è l’ordine della Casa Bianca di cancellare fino a 15-20 seggi detenuti dai Democratici alla Camera dei Rappresentanti, ridisegnando le mappe elettorali in modo da favorire i Repubblicani. Così Trump intende vincere le elezioni di metà mandato del 2026.

• Usare l’Ice come forza di intimidazione interna. Sotto Trump, l’Agenzia per l’Immigrazione e le Dogane è diventata un esercito mascherato di deportazione – che arresta persone per strada o sul posto di lavoro, spesso senza mandato o giusto processo. Famiglie distrutte, detenuti spariti in un limbo legale, negato l’habeas corpus.

Quanto tempo ci vorrà per annullare i danni?
 Immaginiamo che il presidente Gavin Newsom entri in carica nel gennaio 2029, dopo aver battuto J.D. Vance nelle elezioni del novembre 2028. Anche un’amministrazione riformista ed energica, con il controllo di entrambe le Camere del Congresso, avrebbe bisogno di almeno quattro anni solo per stabilizzare il caos – ripristinando gli organi di vigilanza, revocando gli ordini, ripristinando i fondi per la ricerca scientifica e la sanità. Trump ha assunto fedelissimi e riempito circa 80.000 posizioni in ogni ministero, dalla Cia e dal Dipartimento di Giustizia al Pentagono, all’Istruzione e alla Sanità. Altro che Deep State! Come si cambiano così tante persone? Come si recluta e si motiva di nuovo il talento?

In otto anni, in due mandati, un nuovo presidente potrebbe forse riparare i danni peggiori arrecati da Trump alle istituzioni americane: ricostruire le agenzie, ridare morale, ristabilire un sistema basato sul merito, rassicurare gli alleati, ricucire i rapporti con l’Europa. Ma ricostruire la fiducia – nella scienza, nello Stato di diritto, e gli uni negli altri – potrebbe richiedere dieci, forse vent’anni.

Quando Trump lascerà la Casa Bianca, i tribunali continueranno a esistere; le elezioni continueranno a svolgersi. Ma ci vorrà molto, molto tempo prima che l’America torni a essere una democrazia funzionante. Se lo vorrà, beninteso. Se è davvero ciò che vuole l’elettorato americano – lo stesso elettorato che per due volte ha eletto Donald Trump.

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