Chi l’avrebbe mai detto che la migliore chance di salvare l’America dal regime sempre più autocratico di Donald Trump potrebbe arrivare da Elon Musk, che crea un nuovo partito e si impegna a finanziare candidati anti-Trump al Senato e alla Camera dei rappresentati per togliere la maggioranza ai repubblicani nel novembre 2026?
A prima vista, la nascita del nuovo “America Party” di Musk sembra essere nient’altro che l’ultimo capitolo della battaglia in corso tra i due narcisisti più grandi e potenti del mondo. È anche questo. Come minimo, siamo alle prese con il gesto di un uomo molto vendicativo, che vuole prendersi la sua rivincita contro Trump per allontanarlo dalla Casa Bianca oppure evitare che il presidente tolga tutti gli incentivi per l’acquisto di automobili elettriche Tesla.
Musk sostiene di essere motivato soltanto dall’approvazione da parte del Congresso della maxi-legge finanziaria di Trump, che aggiungerà perlomeno tre trilioni di dollari al debito pubblico degli Stati Uniti, mentre ricompenserà i ricchi con sgravi fiscali, toglierà più di un trilione di dollari a Medicaid e ad altri programmi di assistenza sanitaria e del welfare per i cittadini anziani più fragili e i meno abbienti.
Musk, però, ha trascorso mesi alla Casa Bianca e presso il Doge ha fallito completamente nel suo obiettivo di tagliare due trilioni di dollari della spesa pubblica americana. Nel migliore dei casi, avrà effettuato tagli per 150 miliardi, ma nel frattempo ha aiutato Trump a demolire la maggior parte delle agenzie che da più di mezzo secolo tutelavano gli americani.
Insieme, Trump e Musk hanno licenziato decine di migliaia di dipendenti pubblici, mentre il Doge ha smantellato buona parte del ministero della Sanità, il Center for Disease Control, le agenzie che garantiscono la qualità dell’aria, dell’acqua, dei generi alimentari, dei farmaci, della pubblica istruzione, l’Fbi, la Cia, il Dipartimento della giustizia e USAID, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale. Si commetterebbe un errore attribuendo a Elon Musk motivazioni altruistiche per il suo operato. Il miliardario drogato non è una persona gentile e generosa.
Vive di teorie del complotto, prospera diffondendo disinformazione filo-putiniana, incitando all’odio sui social media e sponsorizzando i politici neonazisti in Germania. Non è una bella persona. Assolutamente no. Qui siamo in presenza di un caso plateale di narcisista contro narcisista, ma anche dell’esempio più plateale di come un miliardario proprietario di aziende globali di fatto può sfidare il governo degli Stati Uniti.
A ogni modo, occorre usare prudenza: la cultura politica bipartitica degli Stati Uniti è solida. In tutta la Storia americana, i terzi partiti hanno fallito quasi sempre. Alcuni, nondimeno, hanno dato vita a trend politici e determinato spostamenti dell’umore della nazione. La campagna presidenziale di maggior successo di un terzo partito fu quella del 1912, quando il Partito progressista di Teddy Roosevelt ottenne il 27 per cento del voto popolare e arrivò secondo dietro i democratici. Quel partito sparì molto presto, in ogni caso, perché fondamentalmente si imperniava su un uomo solo.
Nel 1968, George Wallace, governatore razzista dell’Alabama, dette vita all’American Independent Party, e riscosse il 13,5 per cento del voto popolare. Il movimento di Wallace – severamente contrario alle leggi sui diritti civili che permisero ai bambini neri e bianchi di frequentare le stesse scuole – fallì, ma contribuì comunque al riallineamento politico a lungo termine del Sud, da democratico a repubblicano. Negli anni Novanta, il miliardario texano Ross Perot fondò un suo partito indipendente e ottenne il 18,9 per cento dei consensi nel 1992 e l’8,4 per cento alle elezioni del 1996. In ciascuna occasione, tuttavia, indirettamente finì con l’aiutare Bill Clinton a togliere voti ai repubblicani. Il piccolo Green Party, che nelle elezioni del 2000 ottenne appena il 2,7 per cento del voto popolare, aiutò George W. Bush a sconfiggere Al Gore in Florida. Ralph Nader fu uno spoiler, e questo ci riporta a Musk.
Mentre i candidati di un terzo partito non possono vincere le elezioni per la presidenza, in effetti possono diventare spoiler. Elon Musk sembra averlo capito benissimo. Sabato ha scritto su X che intende finanziare candidati alle elezioni di metà mandato nel novembre 2026. L’anno prossimo, tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti dovranno affrontare la rielezione, e la popolarità in declino di Trump dovrebbe aiutare i democratici a riconquistare il controllo della Camera. Anche al Senato ci sono seggi in gioco, circa 33 su 100, ma soltanto tre o quattro sono in bilico. Al momento, i repubblicani hanno 53 seggi, i democratici 47.
Musk ha paragonato la sua strategia alla tattica del generale greco Epaminonda contro gli spartani: «Una forza estremamente concentrata in un punto preciso del campo di battaglia». Nel suo tweet, Musk ha scritto: «Un modo per riuscirci sarebbe quello di concentrarsi con la precisione di un laser su appena due o tre seggi del senato e su otto-dieci collegi della Camera. Tenuto conto che i margini legislativi sono estremamente ridotti e sottili come la lama di un rasoio, ciò sarebbe sufficiente per ottenere il voto decisivo nell’approvazione di leggi controverse, garantendo così di servire l’effettiva volontà del popolo». Poiché Musk è ipocrita tanto quanto il suo ex amico Trump, di sicuro possiamo presumere che il suo obiettivo sia quello di garantire che ad avere l’ultima parola su leggi controverse sia lui, per servire il proprio tornaconto personale e, forse, anche gli interessi “del popolo”.
Per certi versi, vincendo appena due o tre seggi al senato, Musk potrebbe al contempo sottrarre ai repubblicani Maga di Trump la loro maggioranza al senato, e presentarsi come una sorta di versione americana del XXI secolo di Bettino Craxi nel Pentapartito degli anni Ottanta in Italia: l’ago della bilancia. Si tratta di una prospettiva surreale, ma possibile a livello sia politico sia finanziario. Musk potrebbe riuscirci, se sarà disposto a spendere a sufficienza.
Niente darebbe a Musk maggiore soddisfazione. Niente sarebbe più spaventoso per Trump di questo tipo di scenario da vendetta pianificata. Per questo motivo, possiamo sicuramente aspettarci che Trump se ne verrà fuori con una serie di dichiarazioni isteriche e sgradevoli su Elon Musk, mentre il loro psicodramma va avanti.