Quello che sta accadendo in America è molto, molto preoccupante. Donald Trump ha mandato l’Fbi a perquisire la casa del suo ex consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, un rispettabile repubblicano.
Trump ormai ha politicizzato completamente il suo controllo dell’Fbi e della Cia. Ha insediato Kash Patel – un militante Maga nonché spiritato teorico della cospirazione – nell’ufficio che un tempo era di J. Edgar Hoover. Patel lavora a stretto contatto con Trump e con Tulsi Gabbard, altra teorica della cospirazione nonché propagandista filoputiniana, che Trump ha nominato Direttrice dell’Intelligence Nazionale.
Sia Patel sia Gabbard hanno iniziato a svolgere indagini di alto profilo e a perseguire gli ex funzionari delle Amministrazioni Biden e Obama che presero parte all’inchiesta sui rapporti di Trump con la Russia nel 2016. Sia l’uno sia l’altra fanno parte di una specie di retribution force di Trump, un gruppo di fedelissimi Maga che collaborano con Pam Bondi, ex avvocato personale di Trump oggi a capo del ministero della Giustizia. Vogliono vendetta. Vogliono castigare e mettere a tacere chiunque si esprima pubblicamente contro la Casa Bianca.
Trump e Patel adesso ricorrono all’Fbi per intimidire John Bolton, colpevole soltanto di aver scritto un libro contenente critiche pungenti alla politica estera di Trump. Bolton è “colpevole” di aver parlato liberamente in televisione, pronunciando critiche sferzanti su Trump. L’Fbi di Trump e il ministero della Giustizia hanno inventato di sana pianta un’accusa secondo cui Bolton sarebbe in possesso di documenti classificati. Sembra una montatura, una scusa per attaccare Bolton. La Casa Bianca, in sostanza, sta accusando Bolton dello stesso reato per il quale è stato inquisito Trump: una gestione scorretta di documenti classificati. Trump nascose i documenti in suo possesso in un bagno di Mar-A-Lago. Bolton, molto probabilmente, è perseguito per motivi politici, non per aver commesso reati.
Il caso Bolton cambia i giochi in America. È un’altra linea rossa calpestata da Trump, e alquanto allegramente, contro la Costituzione, contro le leggi che governano l’America. Il blitz all’alba nella casa di periferia di Bolton in Maryland è stato trasmesso da Fox News e ha subito dominato il ciclo delle notizie. Le accuse pretestuose si riveleranno infondate ma, prima che ciò accada, occorreranno anni. Nel frattempo, Trump sta usando la forza bruta e maltratta lo stato di diritto americano mandando l’Fbi a casa di Bolton.
Dietro il caso Bolton c’è quindi un grosso problema: quando la Casa Bianca manda l’Fbi a intimidire le voci dissidenti in America, allora l’America che noi tutti pensavamo di conoscere non esiste più. Ci troviamo ormai sull’erto e sdrucciolevole pendio verso la dittatura. Gli Stati Uniti d’America rischiano di diventare de facto una dittatura, o qualcosa di molto vicino.
C’è chi dice: “Ah, ma ci saranno le elezioni di metà mandato per il Congresso, nel novembre 2026. Di sicuro, Trump perderà la Camera”. La risposta è “forse”, perché Trump ha appena disposto che siano riviste le mappe elettorali in Texas e in altri Stati repubblicani proprio allo scopo di eliminare svariate circoscrizioni e i seggi dei democratici al Congresso degli Stati Uniti. Trump ha anche scatenato una battaglia, ingaggiata dalla California e da altri Stati democratici che vogliono fare la stessa riconfigurazione della mappa elettorale per eliminare i seggi repubblicani. Non è così che si presume che debba funzionare la nostra democrazia. Questo è il caos.
Cerchiamo di essere chiari: abbiamo un presidente degli Stati Uniti che arresta i giudici a capo dei tribunali perché emettono sentenze contro le sue deportazioni. Abbiamo un presidente che manda l’esercito a Los Angeles, mette Washington DC sotto legge marziale, crea un proprio esercito personale, una specie di Gestapo americana con gli uomini mascherati dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE). Abbiamo un presidente che non crede nello stato di diritto. È un presidente che tradisce la democrazia americana. E questa sarà una sfida enorme per il futuro della democrazia americana. Non so come faremo.