30 novembre 2015 – I lavori del vertice straordinario Ue-Turchia, a pochi giorni dall’abbattimento di un jet russo da parte di Ankara, si sono conclusi ieri: l’Unione Europea verserà 3 miliardi di aiuti alla Turchia la quale, in cambio, promette di migliorare il controllo delle proprie frontiere e dei flussi migratori. Inoltre, Bruxelles si impegna ad aprire nuovi capitoli negoziali relativi all’adesione di Ankara all’Ue.
Vorrei offrire due considerazioni. Un primo punto riguarda la Germania. Angela Merkel è in difficoltà, in particolare con l’ala destra del suo partito in Bavaria (CSU): dopo aver dichiarato lo scorso settembre, in piena emergenza profughi, che avrebbe aperto le porte a tutti i siriani che scappavano dalla guerra, ha dovuto fare un repentino dietrofront a seguito delle violente proteste. Merkel ha un problema domestic con i profughi e i migranti che vengono in Germania e vuole tentare ogni strada per rallentare il flusso dei rifugiati. Quindi la realpolitik richiede un accordo con la Turchia a questo scopo.
Tuttavia, difficilmente l’investimento darà i suoi frutti. Non dico che questi 3 miliardi alla Turchia siano persi o sprecati, l’intesa può avere qualche efficacia. Limitata. Ma non c’è alcuna garanzia che la Turchia sarà così collaborativa ed efficace come promette. Questo perché, se diciamo la verità, Erdogan e il suo primo ministro Davutoğlu sono figure ambigue nella guerra contro l’Isis, ambigue nella questione del Medio Oriente. Erdogan e il suo primo ministro sono uomini che hanno appoggiato i Fratelli Musulmani in Egitto, hanno finanziato e appoggiato Hamas e altre organizzazioni che possono essere definite quasi terroristiche.
Quindi, quando Putin critica Erdogan e dice che la Turchia ha una situazione ambigua nel suo rapporto con i terroristi non ha tutti i torti. Se “il nemico del mio nemico è mio amico“, nel caso della Turchia e di Erdogan il nemico sono i curdi, e i curdi sono il nemico dell’Isis.
Credo che la Turchia abbia chiuso un occhio troppe volte. Non voglio arrivare a dire che sia un partner inaffidabile ma sicuramente poco affidabile. Credo che l’Europa getti questi tre miliardi con le dita incrociate, nella speranza che qualcosa di buono possa venire fuori. E capisco la posizione realista dell’Europa, il tentare qualsiasi cosa, promettendo anche un’eventuale adesione all’Unione Europea che, se arriverà, sarà nel 2030 o 2040, fra tanti anni. Non ora, ma è una bella promessa retorica e serve.
Temo invece per la Turchia, non è più il paese di Ataturk ma sta diventando un paese sempre più fondamentalista, spinto dal suo capo, e non mi piacciono affatto né la mancanza di democrazia sempre più evidente, né la simpatia per Hamas e per i Fratelli Musulmani mostrata da Ankara.
Un accordo storico, come Ankara vuole dipingerlo, o un patto con un partner non sempre affidabile? L’accordo tra l’Ue e la Turchia, a mio avviso, è un segno della debolezza dell’Unione Europea.