Friedman: Meritocrazia. Valutazione. Mobilità. E trasparenza totale. Sono queste le parole d’ordine per ridisegnare la pubblica amministrazione. Chi sbaglia deve pagare. Se qualcuno della burocrazia sbaglia o è incompetente, e spreca i nostri soldi, i soldi dei contribuenti, va licenziato. Se qualcuno risparmia, introduce delle efficienze, mostra grande capacità, va premiato.
Questo è il mio sogno. Troppo ambizioso? Dipende. In questa puntata parleremo di due cose: il problema della burocrazia, e come dare battaglia ad una burocrazia che troppo spesso è il nemico delle imprese e dei cittadini. Romano Prodi vede il problema della burocrazia aumentato dalla mancanza di chiarezza sulle regole, sul sistema di giustizia civile, una mancanza di trasparenza che danneggia l’economia e spaventa gli investitori.
Romano Prodi: Insomma gli stranieri… quando io dico che abbiamo il più basso livello di investimenti stranieri in Italia, vengono solo a comprare le imprese nostre che hanno un mercato internazionale, non investono mai in ricerca o per nuove imprese. Quando io chiedo “ma perché”, ti dicono “perché non sappiamo mai se lo stabilimento lo possiamo fare, quanti anni ci vogliono, se con le regole igieniche o sanitarie siamo a posto, se le belle arti poi intervengono, se il piano regolatore o il comune…” insomma…
Friedman: Di questi problemi che poi si traducono in burocrazia, non investimento e recessione sono, è un po’ semplicista questo, che hanno un effetto domino, devono essere cambiati dalla classe politica ma la classe politica non li cambia mai, perché?
P: Più che un effetto domino, cioè hanno messo nella testa della nostra gente l’idea che in Italia non si può fare nulla.
F: Chi ha messo questo nella testa di chi?
P: Il fatto che ogni decisione viene rinviata, rinviata e rinviata che lei per fare un semplice cambiamento edilizio oppure per fare una qualsiasi… anche un appalto è sempre oggetto di ricorso, cioè, ma si rende conto che non c’è una gara per cui chi la perde non ricorre? Tanto…
F: Troppi avvocati?
P: Ma se lei ha questa regola qui… il TAR e il Consiglio di Stato esistono anche in Francia, in altri paesi no, ma esistono anche in Francia, ma le possibilità di ricorso sono il 5% rispetto a quelle italiane. Allora se lei sa che qualsiasi cosa viene paralizzata non si mette neanche in gara, la va a fare all’estero. È molto più importante che non il costo del lavoro o altre cose che ci vengono imputate.
F: Cioè avere delle regole chiare?
P: Regole chiare e una burocrazia che le fa rispettare, importantissimo.
F: Quindi praticamente riforma della Giustizia in senso vero e riforma della pubblica amministrazione in senso vero?
P: E che si decide in fretta, in fretta.
Friedman: Anche Emma Bonino lega tanti aspetti della burocrazia con l’esigenza di riformare la giustizia civile, di creare regole chiare per tutti…
Emma Bonino: Io non vorrei sconcertare nessuno più di tanto, ma io penso che, per la ripresa economica, che vuol dire una ripresa culturale di questo paese, il punto di partenza è la riforma della giustizia. Pensi un po’, e il punto di partenza è un tentativo di cambiamento nella nostra testa sulla legalità e lo stato di diritto, che oggi non esiste e che è diventato una specie di cosa per cui i cittadini non osservano le leggi perché anche i politici che fanno le leggi non le osservano a loro volta, in somma in una specie di cosa in cui lo stato di diritto è un optional in questo paese. Che ha conseguenze drammatiche, per esempio, fatta la legge trovato l’inganno è un modo non di dire, è un modo di fare. Processi certi. Fair ma certi, qui non si può andare avanti che un processo penale dura 10 anni, un processo civile non ne parliamo, la giustizia civile non esiste più in questo paese, 5.000.000 di processi pendenti, che vuol dire , ad esempio che nessuno investe in Italia. Perché non investe in Italia? Perché le tasse sono alte? Anche. Ma sei lei chiede agli imprenditori, anche italiani, non solo stranieri, perché comprate metà Budapest, mezza Varsavia e non Italia, ti rispondono “perché manca la certezza del diritto”. Lei capisce bene che se lei chiede perché venite in vacanza in Italia ma poi fate investimenti a Francoforte la risposta è sempre quella, sempre uguale: perché non c’è certezza, ne di tempi, ne di regole ecc. ecc.
Friedman: E la soluzione? Carlo De Benedetti parla di un restyling della pubblica amministrazione…
Carlo De Benedetti: Vagliamo tutta l’amministrazione pubblica, decidiamo quel che vogliamo avere come output, e dopodiché costruiamo l’amministrazione pubblica in funzione dell’output. Noi invece pensiamo di mandar via, non so, 20.000 statali; non serve assolutamente a nulla, non è la soluzione del problema. Il problema è reinventarsi tenendo conto dell’informatica come fare i servizi che servono al cittadino, e come si gestisce lo stato. Ma tutte le imprese lo hanno fatto. Ora, sono d’accordo con te che lo stato non è una impresa, però il principio di funzionamento è il principio di un funzionamento di una macro organizzazione.
Friedman: L’economista Tito Boeri non è lontano nella sua analisi:
Tito Boeri: La Pubblica Amministrazione è una piramide molto appuntita, per cui le persone che stanno al vertice della Pubblica Amministrazione guadagnano molto e sono selezionate appunto con criteri di natura politica, mentre le persone che stanno sotto guadagnano molto poco. Bisogna assolutamente trasformare questa situazione dando delle carriere, delle prospettive di carriera a chi sta sotto e riducendo fortemente i compensi di chi sta in alto. Nell’immediato questo potrebbe portare a dei risparmi anche abbastanza significativi. Poi nel corso del tempo, nel momento in cui ripartono le carriere questi risparmi un po’ se ne andrebbero, ma nell’immediato questo taglierei.
Friedman: Ma se vogliamo veramente spaventarci, ma anche capire la sfida della riforma della pubblica amministrazione, vediamo questo brano della mia intervista con Franco Bassanini, oggi presidente della Cassa Depositi e Prestiti ma, negli anni Novanta, l’uomo che ha cercato di combattere la burocrazia, e ha perso…
Franco Bassanini: Il problema in Italia molto spesso non è varare le riforme, ma è l’execution, l’attuazione delle riforme. Le faccio un esempio: l’anno scorso il governo Monti, il ministro Passera ha varato l’agenda digitale. In questa agenda digitale c’è una cosa divertente, che è l’unificazione della carta di identità elettronica e della tessera sanitaria. Questa cosa esisteva già in una legge del 1999, e nell’anno 2001 il ministro della sanità Umberto Veronesi, proprio lui, e il ministro della funzione pubblica Bassanini, firmarono il decreto di attuazione di questa unificazione. Dopo 12 anni non si è fatto nulla e si ricomincia tornando indietro, facendo una legge che c’era già, e poi un decreto di attuazione che c’era già, perché non era stata fatta l’execution.
F: Questa è una conversazione molto deprimente, presidente. Cioè, qual è la speranza, c’è qualche speranza in tutto questo?
B: Pensi che noi siamo stati il primo paese al mondo a inserire nelle leggi la carta di identità elettronica, la firma digitale, la validità del documento elettronico. Allora eravamo nel ’97, arrivavano le delegazioni da Singapore, dal Canada, dall’Australia, dalla Finlandia da Honk Kong, dopodiché negli anni successivi tutti questi paesi e molti altri ancora hanno fatto la carta di identità elettronica e quello che si diceva, e noi siamo arrivati quasi ultimi. L’execution, questo è il problema.
F: Ultima domanda, i 3 milioni sono 3 o 3 e ½ milioni, gli statali…
B: Gli italiani sono 3.300.000.
F: Due domande su questo, l’estate scorsa quando c’erano 200.000 precari, invece di fargli fare concorsi anche se erano lì da anni, basarsi tutto sulla meritocrazia, sono stati assunti a tempo indeterminato. Paolo Savona quando gli ho chiesto questo l’altro giorno ha detto wrong direction, non è quello che bisogna fare, bisogna fare un blocco del turnover, meritocrazia, abolire le trattative collettive sui salari, e premiare quelli bravi con più stipendi e cacciare quelli non bravi. Sta sognando lui? Sei d’accordo?
B: Allora, Friedman, per mettersi d’accordo, noi abbiamo quasi la stessa popolazione della Francia e della Germania… della Francia e di UK, della Gran Bretagna.
F: Si, 60 milioni.
B: Noi abbiamo 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici compresi i 200.000 precari. I francesi ne hanno 5.300.000 e gli inglesi 5.000.000. Quindi noi abbiamo da un milione e mezzo a due milioni in meno della Francia e dell’Inghilterra.
F: Significato?
B: Come?
F: Qual è il significato di questo?
B: Il significato di questo è che se noi… il primo problema della nostra pubblica amministrazione non è il numero dei dipendenti e neanche i costi.
F: Ma l’efficienza della loro opera.
B: Ma come sono organizzati, avremmo bisogno di avere 5 volte gli asili nido che abbiamo e le scuole materne, e invece tagliare dove… quindi c’è un problema di qualità dei servizi e delle prestazioni.
F: Questo senz’altro…e quello è importante per l’occupazione delle famiglie anche, non solo per gli statali.
B: Secondo, ha ragione Savona quando dice che mettere a ruolo i precari è wrong direction, non sono d’accordo con lui sui contratti. L’essere passati da un sistema nel quale gli stipendi dei dipendenti pubblici erano fissati dalla legge, a un sistema di contrattazione è un passo avanti. Perché comporta la possibilità che prima non c’era di licenziare i dipendenti pubblici. Perché i licenziamenti sono pochi, ci sono ma sono pochi?
F: Mi dica lei.
B: Quando secondo la legge i dipendenti pubblici potrebbero essere licenziati come un dipendente privato, sappiamo che anche lì non è facilissimo, ma insomma…
F: No, è costoso e lungo, bisogna fare un blocco del turnover, meritocrazia, abolire le trattative collettive sui salari, e premiare quelli bravi con più stipendi e cacciare quelli non bravi.
B: Perché quello che non è stato attuato, la cosa più grave che non è stata attuata della riforma degli anni ’97, ’99, sono i meccanismi di determinazione degli obiettivi, dei risultati delle amministrazioni e la valutazione delle performance. Perché? Perché io posso licenziare qualcuno, io direttore sanitario di un ospedale…
F: Devi sapere che qualcuno è inadempiente.
B: …io direttore sanitario di un ospedale, se so che io ho degli obiettivi, per esempio io dovrò nei prossimi 3 anni ridurre le liste d’attesa del 20%, la mortalità perinatale del 15%, ridurre i tempi di degenza del… ecc. ecc. Se io ho una serie di obiettivi, e so che o tutti… o io premio i più capaci e meritevoli e caccio i fannulloni, oppure non si raggiungono li obiettivi e se non si raggiungono gli obiettivi non avremo aumenti di stipendio, non avremo premi di produzione, io sarò sostituito per primo perché il direttore ecc.
F: Lei sta parlando di meritocrazia.
B: Se c’è questo io licenzio i fannulloni, se non c’è questo io non licenzio il fannullone perché, perché devo affrontare proteste, scontro con il sindacato, se non cambia niente? Allora la prima cosa è che la parte della riforma più importante e che è rimasta inapplicata se non qualche piccola best practice qua e là, è una parte che diceva che la politica, cioè i governi, le giunte regionali, i sindaci, devono stabilire per ogni amministrazione obiettivi, precisi, cifrè, numericamente indicati, da raggiungere, collegando premi e sanzioni al loro raggiungimento e mettendo in moto dei meccanismi indipendenti di valutazione. La politica non si è presa la briga di fare questo lavoro, che è un lavoro vero, difficile, perché bisogna capire esattamente come si fa a stabilire degli obiettivi che sono sfidanti e realistici, perché se sono utopici nessuno li raggiunge, se sono troppo bassi non servono a niente. La politica non l’ha fatto, i burocrati sono stati ben contenti perché così non venivano valutati, e il risultato è che non scattano i meccanismi per migliorare la qualità delle prestazioni.
F: Questo è nella legge Bassanini del ’97? Questo era dentro?
B: E invece il blocco del turnover, mi spiace dirlo, ma il blocco del turnover sono come i tagli lineari per mettere a posto i conti pubblici.
F: Perché punisce tutti.
B: Perché col blocco del turnover la nostra pubblica amministrazione è diventata una pubblica amministrazione di vecchi…
F: …dinosauri.
B: …e di persone che non sanno usare internet, molti di loro, perché i giovani nativi digitali nella pubblica amministrazione non c’entrano neanche.
Friedman: Siete delusi? La vita purtroppo è spesso nient’altro che la conferma che tutto quel che abbiamo sempre sospettato risulta vero. Ma la burocrazia si può combattere, se Matteo Renzi si mostra non solo convinto ma anche capace di insistere, e di insistere tanto, sulla riforma della giustizia civile e la riforma della pubblica amministrazione! Vedremo…