Ecco il mio ultimo articolo sulla crisi greca, pubblicato stamattina dal Corriere della Sera.
20 marzo 2015 – Alla fine, nonostante tutte le polemiche, ci sarà un compromesso per risolvere la crisi del debito greco. La soluzione sarà, a mio avviso, una specie di rescheduling (riscadenzamento) finanziario che porterà tutti a fare buon viso a cattivo gioco. Non solo: grazie al Quantitative easing di Mario Draghi, il rischio di un contagio è fortemente ridotto o addirittura non c’è più. Va detto però che lo Tsipras-Varoufakis Show in Europa, con la sua retorica sempre provocatoria e iperbolica, sta diventando uno spettacolo poco edificante. E poco utile per la Grecia.
Che il mini-summit di ieri sera a Bruxelles, richiesto da Alexis Tsipras, non sarebbe stato risolutivo, l’aveva già annunciato giovedì mattina Angela Merkel davanti al Bundestag. La cancelliera aveva anche spiegato con ironia: «Ho invitato il primo ministro Alexis Tsipras a Berlino lunedì e attendo la sua visita con impazienza. Avremo il tempo di parlare in dettaglio e forse anche di litigare».
L’insistenza di Tsipras per ottenere un incontro con Angela Merkel, François Hollande, Mario Draghi, Jean-Claude Juncker e Jeroen Dijsselbloem viene in un momento in cui questi leader europei stanno perdendo la pazienza nei confronti del neofita premier greco e del suo vulcanico ministro del Tesoro, Yanis Varoufakis.
Tsipras e Varoufakis negli ultimi giorni avrebbero tenuto i burocrati della famosa «ex troika» chiusi in un albergo ad Atene, negando loro accesso ai conti e bloccando qualsiasi forma di collaborazione. Il suo governo, ha detto Tsipras, non prende ordini dai tecnici. La ex troika, insiste Tsipras, è morta. Piuttosto, il premier greco spera in una soluzione politica dei suoi problemi finanziari. Si tratta di problemi veri, nel senso che Atene potrebbe finire le ultime gocce della sua rimanente liquidità tra qualche settimana. A quel punto si rischierebbe non un «Grexit» voluto da Syriza ma un «Grexident», ovvero un incidente di percorso che potrebbe portare Atene alla bancarotta ufficiale (è già in bancarotta da anni, de facto).
È ovvio che guardiamo tutti con simpatia alle sorti della gente in Grecia, dal punto di vista umano. Ma l’Italia è anche il secondo Paese creditore della Grecia, dopo la Germania: in ballo ci sono i soldi dei contribuenti, decine di miliardi di euro in questo caso.
Il problema di fondo è che Atene avrebbe potuto ottenere più sconti da Berlino e Bruxelles se non avesse sempre brandito l’arma di un terrorismo verbale con cui si minaccia in continuazione e si dicono stupidaggini. Ma chi crede davvero che minacciare di inviare jihadisti e terroristi in Germania aiuti a ottenere più soldi dall’Europa? Aiuta davvero la Grecia nella trattativa con l’Eurogruppo il tirare continuamente in ballo i nazisti, come ha fatto il primo ministro, e chiedere praticamente di cancellare il suo debito per compensare l’occupazione tedesca di settanta anni fa?
E mentre si lancia una provocazione dopo l’altra e si parla della sofferenza umanitaria dei poveri in Grecia, Varoufakis non fa una grande figura mostrandosi con la moglie elegante in posa glamour nel servizio pubblicato da Paris Match sulla sua terrazza con vista ad Atene.
Ormai, invece del vaudeville in atto ad Atene ci vuole una trattativa seria tra la Grecia, la Troika e l’Eurogruppo su quali riforme si possono concordare, quanto e come si possa ristrutturare il debito greco, e quanti soldi l’Europa e il Fondo monetario possano ancora concedere, e per quanto tempo.
Si capisce come il governo di un leader idealista popolato da un gruppo di ex manifestanti no global possa aver bisogno di un periodo di rodaggio prima di capire che la sua posizione è talmente debole da dovere, per forza di cose, diventare più pragmatico. Ma qualcosa, di tutto questo trambusto, ce la potevano risparmiare.
VIA/ Corriere della Sera