L'ICONOCLASTA

Barbara Beltrame: «Il governo faccia di più per rilanciare il Paese, serve la svolta digitale»

La vicepresidente di Confindustria, da me intervistata per La Stampa: «Le nostre imprese hanno perso il 48 per cento di export, sei su dieci chiederanno finanziamenti».

29 giugno 2020 – «Abbiamo rilevato che ad aprile, rispetto all’anno scorso, le nostre imprese hanno perso circa il 48% di export. È un dato veramente molto negativo. Purtroppo, in questo momento, le aziende non hanno liquidità». Barbara Beltrame, vice presidente di Confindustria, lancia l’allarme sulla salute delle imprese in Italia, dove il crollo del Pil è atteso al 12%.

L’export assicura all’Italia circa 550 miliardi di euro all’anno, un terzo del Pil. Quali sono le richieste? Quali le priorità?
«Le aziende hanno tre priorità, di cui la prima è l’e-commerce. L’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi: le vendite online in Italia contano per il 17 per cento del pil, mentre in Corea del Sud arrivano all’84 per cento. Sono dati molto bassi in confronto agli altri Paesi. La seconda priorità è il commercio, gli accordi commerciali; dobbiamo fare in modo che le nostre aziende possano arrivare in maniera più semplice sui mercati esteri. L’ultima priorità, ma non meno importante, riguarda la contraffazione. Tutti vogliono il nostro made in Italy perché è talmente bello, ma i nostri prodotti sono talmente belli che tutti ce li copiano».

Quale importanza riveste per lei la digitalizzazione? Fino a che punto può rivelarsi un aiuto per le aziende e le fiere in questa cosiddetta fase tre? E, parlando di e-commerce, quali reputa che siano le sfide principali poste dalle multinazionali come Amazon?
«Ho letto pochi giorni fa un rapporto della Commissione Europea su ventisette Paesi, e per quanto riguarda la digitalizzazione, siamo quartultimi. È terribile. Il nostro ritardo non è dovuto solo a Internet o all’uso di Internet, ma alla mancanza di competenze. Noi dobbiamo lavorare tutti insieme per far emergere queste competenze. La digitalizzazione è sicuramente importante, ma non è una bacchetta magica. Molte fiere sono tattili, sensoriali, c’è necessità di toccare con mano il prodotto; molte fiere, di conseguenza, dovranno tornare a essere fatte di persona. Altre potrebbero continuare in digitale. Bisogna trovare il giusto mix. Per quanto riguarda l’e-commerce, non siamo ancora in grado di competere con gli USA, quindi con Amazon, oppure la Cina, che ha Alibaba. L’Italia deve essere protagonista, ma sarebbe ancora meglio che tutta l’Europa avesse una sua piattaforma, come gli USA o la Cina».

Quindi avere una risposta europea alle mega piattaforme di e-commerce…
«Assolutamente, assolutamente»

E mettere la digitalizzazione dell’Italia al servizio dell’export…
«Confindustria in questo momento sta cercando di creare una piattaforma per eventi e partnership internazionali. Stiamo cercando di lavorare al meglio».

Qualche settimana fa il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato un Patto per l’export, mirato a promuovere, appunto, le esportazioni italiane, grazie a uno stanziamento di 1,4 miliardi di euro. Come valuta questa iniziativa?
«Il Patto per l’export mette in campo moltissime risorse, e dobbiamo fare in modo che il made in Italy arrivi ovunque. Noi siamo molto forti nel settore moda e abbigliamento, nell’alimentare, ma ci sono anche molte altre eccellenze. Credo che sia molto importante, attraverso questo Patto, che tutte abbiano visibilità all’estero».

Quindi, andare oltre il famoso food, fashion and furniture…
«Esattamente, perché le eccellenze italiane sono tantissime».

Quali sono i messaggi chiave che Confindustria vorrebbe recapitare al resto del mondo, per quanto riguarda i prodotti italiani?
«Sul made in Italy è importante sottolineare due cose. Primo: noi abbiamo affidabilità, gusto, bellezza, e un’altissima qualità dei prodotti, invidiata da tutti. Secondo: l’eccellenza italiana non è stata contagiata dal virus. È fondamentale continuare a tenere la domanda del made in Italy molto alta».

Prima, vicepresidente Beltrame, lei ha parlato dell’importanza del sostegno alle aziende in questo periodo di difficoltà. Che cosa chiederebbe al Governo Conte per aiutare l’internazionalizzazione delle imprese?
«Semplificare tutte le procedure, a partire dagli strumenti gestiti dal SIMEST. Dobbiamo fare in modo che le aziende riescano a ottenere quanto necessario in maniera semplice, veloce, chiara, e subito. Serve a far ripartire il Paese. E poi, di aiutarci ad arrivare in tutti quei Paesi dove adesso non riusciamo ad arrivare. Mi viene in mente l’Asia, dove noi oggi esportiamo solo il dieci per cento, ed è lì che dobbiamo puntare…»

Cina, India, Sud Est asiatico…
«Esattamente. È lì che il Governo ci deve aiutare ad arrivare, dobbiamo lavorare tutti assieme per farlo».

Senta, qual è il suo giudizio sugli Stati Generali, che si sono da poco conclusi?
«Trovo che le tavole di confronto tra istituzioni siano molto importanti per poter avere una visione a tutto campo. Il Governo ha ricevuto proposte, ha beneficiato di punti di vista diversi, e deve approfittarne. Bisogna che tenga presente questi contributi nel momento in cui si trova a delineare una strategia per far ripartire il Paese».

E infine, Carlo Bonomi, il nuovo Presidente di Confindustria, ha affermato che l’Italia dovrebbe sfruttare tutti i fondi europei a disposizione: Sure, Bei, European Recovery Fund, e anche quelli del famigerato Mes. Lei è d’accordo?
«Non c’è alternativa. Dobbiamo assolutamente sfruttare tutti questi fondi. I 37 miliardi del Mes serviranno non solo a rinforzare la nostra Sanità, ma anche la ricerca scientifica, che negli ultimi anni è stata piuttosto ferma».

Paradossalmente, in questo momento di crisi, l’Italia ha di fronte a sé un’opportunità di rilancio, se è in grado di coglierla.
«Dobbiamo approfittare di questa opportunità. I soldi ci sono, bisogna solo capire come utilizzarli in modo adeguato per far ripartire il Paese».

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