29 marzo 2017 – Si parte con la Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, come deciso dai cittadini nel referendum dello scorso giugno. Oggi l’ambasciatore britannico a Bruxelles, Sir Tim Barrow, ha consegnato al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk la lettera, firmata dalla premier Theresa May, con la notifica dell’articolo 50, ovvero la clausola del trattato di Lisbona che definisce le modalità di uscita di uno stato membro dall’UE.
Salvo proroghe, l’abbandono diventerà concreto al termine di due anni di negoziati, il 29 marzo del 2019. Negoziati che non si annunciano semplici. Nella bozza di risoluzione che il Parlamento europeo discuterà mercoledì prossimo in plenaria a Strasburgo si legge che Bruxelles «richiede il giusto trattamento dei cittadini dei 27 Paesi dell’Ue che risiedono nel Regno Unito e di quelli britannici negli Stati Ue ed è dell’opinione che nel negoziato si debba dare piena priorità ai loro rispettivi interessi».
«È il momento di essere uniti»: saranno queste, secondo quanto anticipato dalla stampa britannica, le parole con cui Theresa May annuncerà più tardi al proprio paese l’avvio della Brexit. Nel suo richiamo all’unità dopo le divisioni del referendum, May parlerà ai cittadini britannici ricordando loro che il Regno Unito è «una grande unione di persone e nazioni con una storia di cui andar fieri e un brillante futuro». Sempre secondo le anticipazioni dei media britannici, la premier si impegna a «rappresentare ogni persona in tutto il Regno Unito, inclusi i cittadini Ue». Secondo la leader conservatrice, i milioni di residenti europei nel Regno «hanno fatto di questo Paese la loro casa».
Un richiamo all’unità tanto più urgente considerata la volontà della Scozia di indire un nuovo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito in risposta alla Brexit. Nel giugno del 2016, il 62% degli scozzesi aveva votato per il Remain, con un picco del 74,4% a Edimburgo. Gli scozzesi, in maggioranza, non vogliono lasciare l’Unione europea. Per questo motivo, su richiesta presentata dalla first minister e leader indipendentista dell’Snp, Nicola Sturgeon, il parlamento scozzese ha votato martedì in maggioranza a favore della richiesta di un referendum bis sulla secessione. Nel settembre del 2014, il 55,3% degli scozzesi aveva votato per restare parte del Regno Unito.
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